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Google sfotticchia l’Ue con Maps

Con il Digital Markets Act è diventato più difficile raggiungere Google Maps attraverso le ricerche su Google Search. Il regolamento dovrebbe promuovere la concorrenza, ma sta danneggiando l'esperienza utente? Secondo Google, sì...

Da quando, lo scorso 6 marzo, è entrato in vigore il Digital Markets Act – cioè la legge europea sulla promozione della concorrenza nei mercati digitali -, molti utenti hanno riscontrato una maggiore difficoltà a raggiungere Google Maps, il servizio di mappe e di navigazione di Google, attraverso il motore di ricerca della società. Il quotidiano Avvenire ha scritto addirittura che, con le nuove regole europee, Maps è diventato “introvabile“.

PERCHÉ È PIÙ DIFFICILE RAGGIUNGERE GOOGLE MAPS?

L’iperbole è voluta, ma effettivamente è vero che raggiungere Google Maps da Google è diventato meno rapido, così come è vero che la ragione sta nel regolamento europeo. Il Digital Markets Act impone infatti alle grandi compagnie tecnologiche (le cosiddette “Big Tech”: non solo Alphabet ma anche Amazon, Apple e Meta) di non privilegiare i propri servizi sulle loro piattaforme rispetto a quelli delle altre aziende, ma piuttosto di garantire un trattamento paritario ai prodotti di queste ultime.

E dunque Alphabet – la holding che possiede Google – ha dovuto eliminare i link diretti a Google Maps quando gli utenti cercano una posizione geografica sul motore di ricerca Google Search. Le persone interessate proprio al servizio di Alphabet dovranno digitare “Google Maps” o l’URL specifico nella barra di ricerca del browser.

LE CONSEGUENZE SULL’ESPERIENZA UTENTE

“Ma era questa la rivoluzione, in termini di user experience, che volevamo?”, si è chiesto Avvenire. Secondo il quotidiano della conferenza episcopale italiana (Cei), il Digital Markets Act avrebbe danneggiato l’esperienza dell’utente, che impiegherebbe più tempo per soddisfare il suo bisogno informativo.

Secondo la Commissione europea, invece, il “disaccoppiamento” tra i vari servizi offerti dalle società tecnologiche (Google Search e Google Maps, in questo caso, entrambi di Alphabet) permetterà di stimolare la concorrenza in un settore controllato da una manciata di soggetti dominanti; a beneficiarne, in teoria, saranno le aziende più piccole.

Gli utenti web, tuttavia, usufruiscono gratuitamente dei servizi di Alphabet, e dunque non è così facile stabilire se la posizione dominante della holding statunitense sia davvero dannosa per il consumatore.

IL COMMENTO DI CIULLI (GOOGLE ITALY)

Su LinkedIn, Diego Ciulli – capo degli affari governativi di Google Italy – ha ripreso l’articolo di Avvenire e l’ha commentato così: “Se quando cercate un indirizzo non trovate più una mappa, non vi arrabbiate. Lo chiede l’Europa, è per il vostro bene”.

GLI ALTRI DISACCOPPIAMENTI

Al di là di Google, il Digital Markets Act obbliga ad esempio Amazon a non favorire i propri prodotti e il proprio servizio di logistica (spesso più conveniente) sulla sua piattaforma di e-commerce.

Meta – la società che possiede Facebook, Instagram e WhatsApp – ha fatto sapere di stare lavorando all’interoperabilità tra le sue applicazioni di messaggistica e quelle concorrenti, in modo che sia possibile scambiarsi messaggi anche tra servizi diversi.

Apple, famosa per il suo ecosistema chiuso – anche noto in gergo come walled garden, o “giardino recintato” – che limita parecchio le possibilità di contatto tra i propri dispositivi e programmi e quelli di altri aziende, ha dovuto introdurre la possibilità di scaricare e installare applicazioni sugli iPhone da store diversi dal suo. La società, comunque, difende il suo walled garden, descrivendolo come una caratteristica necessaria e apprezzata dagli utenti dei suoi prodotti perché garantirebbe una protezione elevata ai loro dati personali.

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