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Consiglio Di Stato Polo Strategico Nazionale

Cloud Italia, ecco come Iannetti (Psn) rassicura su Google, Microsoft e Oracle

Tutti i dettagli sul bilancio di un anno di operatività del Polo Strategico nazionale (Psn), infrastruttura cloud che ospiterà i dati della Pa con i fondi del Pnrr 

Sul cloud nazionale gestito dal Polo strategico nazionale (Psn) «si sono i presupposti per raggiungere gli obiettivi nei tempi richiesti dalla Ue».

È quanto ha affermato al Sole 24 Ore Emanuele Iannetti, da ottobre 2022 alla guida del Psn.

Il Polo Strategico Nazionale (Psn) è l’infrastruttura che la newco omonima partecipata da Tim (45%), Leonardo (25%), Cdp  (20%) e Sogei (10%), aggiudicataria di un partenariato-pubblico, si è impegnata a realizzare con l’obiettivo di dotare la Pubblica Amministrazione di un’infrastruttura cloud sicura, efficiente ed affidabile, con i fondi del Pnrr.

A regime, il 75% dei dati delle amministrazioni italiane dovrebbero migrare nel cloud entro il 2026 (almeno 280 Pa). La prima milestone – quella prevista per ottemperare agli obblighi richiesti della Ue sui fondi del Pnrr – prevede la migrazione delle prime 100 amministrazioni entro settembre 2024.

«I numeri ci dicono che siamo in anticipo. Avremmo dovuto chiudere l’anno con contratti firmati per 700 milioni di euro. Dovremmo invece superare il miliardo» ha sottolineato Iannetti al quotidiano confindustriale.

Avanza quindi il progetto nonostante la sentenza del Consiglio di Stato che ha ritenuto illegittimo l’affidamento per la realizzazione del Polo strategico nazionale alla cordata Tim, Cdp, Leonardo e Sogei.

Per quanto riguarda invece i timori per le implicazioni del Cloud Act statunitense in relazione ai dati ospitati nei quattro data center del Psn a causa degli accordi con i Cloud Service Provider (Csp), ovvero Google (partner di Tim) Microsoft e Oracle, Iannetti rassicura: «Condizioni per utilizzare i soggetti internazionali solo laddove non ci siano criticità legate all’uso dei soggetti internazionali”.

Tutti i dettagli.

PSN “IN ANTICIPO SULLE PREVISIONI”

Dall’inizio del 2023, Pubblica Amministrazione Centrale (Pac), Locale e Aziende Sanitarie hanno potuto richiedere un finanziamento per avviare la migrazione dei propri dati strategici e critici e servizi a Polo Strategico Nazionale.

Come già detto la prima milestone prevede la migrazione delle prime 100 amministrazioni entro settembre 2024 mentre entro giugno 2026 dovrebbero migrare almeno 280 pubbliche amministrazioni.

«Con nove mesi per la prima e più di un anno e mezzo per la seconda milestone, ci sono i presupposti» per essere in anticipo, ha spiegato Iannetti al Sole 24 Ore, precisando che: “100 contratti già firmati (di cui un 70% riguarda enti che hanno avviato il processo di migrazione) e 168 amministrazioni che hanno aderito ai primi due avvisi del Dipartimento della trasformazione digitale (riguardanti la Pa centrale e le Aziende Sanitarie) con contratti in via di formalizzazione».

I PRIMI A MIGRARE

Ma chi ha deciso di aderire al Polo Strategico Nazionale?

«C’è la piattaforma nazionale multiservizi per l’accessibilità dei luoghi della cultura —ha risposto Iannetti al Sole 24 Ore — sviluppata in ambito Psn. Il progetto è stato avviato a luglio con il Pantheon e nei 3 anni si raggiungerà il target di 600 musei oltre all’aggiunta di nuove funzionalità per aumentare l’accessibilità e ridurre le barriere cognitive e fisiche». Dopidiché ha aderito anche Consip e le Pa locali come le Regioni Abruzzo, Sicilia, Calabria, o grandi Comuni come Milano o Bari.

ALLONTANTO LO SPAURACCHIO DEL CLOUD ACT DAL PSN?

Che ne è stato invece dei dubbi legati al Cloud Act Usa?

Il Polo Strategico nazionale proposto dalla cordata Tim-Cdp-Leonardo-Sogei si basa infatti anche su accordi con alcuni dei principali Cloud Service Provider (Csp), ovvero Google (partner di Tim) Microsoft e Oracle.

Da tempo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti  ha sollevato timori per le implicazioni del Cloud Act statunitense in relazione ai dati ospitati nei quattro data center del Psn a causa degli accordi con i Csp sopra menzionati. Quest’ultimo può consentire alla giustizia o ai servizi di intelligence americani di accedere in alcuni casi ai dati ospitati al di fuori degli Stati Uniti. I mega-big del cloud (Google, Oracole e Microsoft) non sono infatti tagliati fuori dal Polo Strategico nazionale.

Per il sottosegretario “rimangono aperte le criticità sulla minaccia alla sovranità digitale nazionale rappresentata dal Cloud Act americano, che eserciterebbe la propria giurisdizione anche sul territorio italiano”. “L’unico strumento di difesa è quello di non trovarsi nella condizione di applicabilità del Cloud Act” aveva sottolineato il sottosegretario Butti in audizione alla Camera lo scorso dicembre. “Occorrerà valutare i margini di manovra per assicurare una tutela piena dei dati dei cittadini”, spiegava Butti.

«Con l’attuazione della strategia Cloud Italia – ha sottolineato Iannetti al Sole 24 Ore si sono create le condizioni per utilizzare i soggetti internazionali solo laddove non ci siano criticità legate all’uso dei soggetti internazionali. In più c’è la sicurezza garantita dalle tecniche di crittografia. La migrazione è sicura e assicura vantaggi alla Pa. Per questo le adesioni procedono così spedite».

COSA SUCCEDE DOPO LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Infine, resta sullo sfondo (ma nemmeno troppo) la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato «in radice illegittima» l’aggiudicazione del Polo strategico nazionale al raggruppamento Tim-Cdp-Leonardo-Sogei.

La cordata Fastweb-Aruba ha presentato il ricorso contro l’aggiudicazione alla cordata concorrente al Tar che ha accolto le istanze. Il Consiglio di Stato ha poi recentemente avallato la ricostruzione del Tar. Tuttavia, la realizzazione del Psn alla cordata Tim, Cdp, Leonardo e Sogei, “non è in pericolo né il progetto né i finanziamenti, permanendo solo la questione del risarcimento, che non è poco”, ha dichiarato il sottosegretario Butti in audizione alla Camera la scorsa settimana. “Dopo che il Consiglio di Stato con sentenza pubblicata il 24 ottobre ha ritenuto illegittimo l’esercizio del diritto di prelazione della cordata proponente – ha aggiunto – è insorto un contenzioso” che però si ascrive “sotto l’egida del precedente governo, è stata avviata un’interlocuzione con l’Avvocatura dello Stato per individuare le più opportune azioni”. Il duo Fastweb-Aruba avrà quindi diritto a un indennizzo e il Polo strategico nazionale (Psn) continuerà a lavorare sul cloud per la Pa.

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