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Che succede in Cina tra Nvidia e Huawei sui microchip per l’intelligenza artificiale

La Cina ha vietato alle aziende, come i colossi ByteDance e Alibaba, di utilizzare i processori di Nvidia per l'intelligenza artificiale. Jensen Huang si dice "deluso", mentre Pechino punta tutto sulla produzione domestica: Huawei, intanto, annuncia nuove tecnologie per i microchip. Ma il divario di capacità con gli Usa non è stato chiuso.

L’autorità di regolazione del cyberspazio della Cina ha vietato alle grandi compagnie tecnologiche nazionali, come ByteDance e Alibaba, di acquistare i microchip di Nvidia, l’azienda statunitense più importante nel settore dei processori per l’intelligenza artificiale: controlla all’incirca l’80-90 per cento del mercato globale.

LA CINA BLOCCA LA RTX PRO 6000D DI NVIDIA

Più nello specifico – stando alla ricostruzione del Financial Times -, Pechino ha chiesto alle aziende di terminare i collaudi e gli ordini della Rtx Pro 6000D, un’unità di elaborazione grafica utilizzabile per l’intelligenza artificiale (ma non è stata pensata per questo) che Nvidia ha sviluppato appositamente per il mercato cinese. La Rtx Pro 6000D, infatti, ha caratteristiche inferiori rispetto ad altri modelli di Nvidia, che però non possono essere venduti in Cina per via dei controlli sulle esportazioni tecnologiche applicati dal governo degli Stati Uniti.

I CHIPMAKERS CINESI STANNO RAGGIUNGENDO NVIDIA? NON PROPRIO, MA…

La decisione delle autorità cinesi di bloccare l’utilizzo della Rtx Pro 6000D e di scoraggiare quello del famigerato acceleratore H20, allora, sembrerebbe dimostrare la fiducia riposta da Pechino nei produttori nazionali di microchip, come Huawei e Cambricon, che potrebbero essere riusciti a sviluppare dispositivi dalle prestazioni paragonabili a quelli di Nvidia: a quelli disponibili in Cina, perlomeno.

La Cina, infatti, sta puntando moltissimo sullo sviluppo dell’industria nazionale del chipmaking con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle tecnologie straniere e accelerare nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, nonostante gli sforzi e i progressi, ad oggi il paese non possiede ancora capacità di progettazione e di manifattura di semiconduttori paragonabili a quelli di Nvidia o della compagnia taiwanese Tsmc.

Qualche settimana fa sempre il Financial Times aveva rivelato che la Cina è al lavoro per triplicare la sua produzione di processori per l’intelligenza artificiale entro il 2026 e che sta puntando soprattutto su Huawei.

Anche ammesso che i chip cinesi abbiano raggiunto una qualità paragonabile agli H20 e alle Rtx Pro 6000D di Nvidia, questo non significa che il divario tecnologico tra Pechino e l’azienda statunitense si sia chiuso: i prodotti migliori di Nvidia, come detto, non sono disponibili in Cina; inoltre, la forza della società non sta soltanto nei microchip ma anche – o forse soprattutto – nelle piattaforme che permettono di sfruttarli in modo migliore e più efficiente.

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE

La decisione dell’autorità cinese di regolazione del cyberspazio di bloccare gli ordini delle Rtx Pro 6000D – ne erano previsti decine di migliaia -, e la più generale tendenza alla sostituzione della tecnologia straniera con quella nativa, avranno delle ripercussioni negative sui risultati di Nvidia. La Cina è del resto un mercato vasto e molto importante per la società, le cui azioni sono calate del 3 per cento dopo la pubblicazione della notizia.

L’amministratore delegato Jensen Huang, ben consapevole delle tensioni politiche che influenzano il business, ha comunque dichiarato di essere “deluso”. “Ma”, ha aggiunto, “tra Cina e Stati Uniti ci sono questioni più importanti da risolvere, e lo capisco. Siamo pazienti al riguardo”.

L’ANNUNCIO DI HUAWEI

Quasi in contemporanea con l’annuncio dell’ente regolatorio del cyberspazio, Huawei ha presentato la sua nuova tecnologia per l’intelligenza artificiale: si chiama SuperPod e permette di collegare fino a 15.488 schede grafiche dotate di microchip Ascend, garantendo così un’elevata potenza di calcolo.

Qualche mese fa il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, aveva dichiarato alla stampa cinese che la sua società non è allo stesso livello degli Stati Uniti per quanto riguarda le prestazioni del singolo chip, ma di poter “comunque ottenere i risultati desiderati compensando con il calcolo basato su cluster“, cioè su gruppi di processori.

Huawei ha anche annunciato i nuovi modelli della linea Ascend che usciranno nei prossimi tre anni. Per l’anno prossimo è previsto l’Ascend 950PR, dotato di un chip di memoria per l’intelligenza artificiale progettato internamente, seguito dall’Ascend 960 nel 2027 e dall’Ascend 970 nel 2028.

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