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Munizioni Rheinmetall

Chi vincerà la guerra delle munizioni in Europa

"Abbiamo scoperto che in un conflitto senza le munizioni tutto si ferma e questo significa avere scorte e capacità industriali". Che cosa ha detto l’amministratore delegato di Rheinmetall Italia, Alessandro Ercolani, in audizione alla Commissione Difesa della Camera

 

“Abbiamo scoperto che in un conflitto senza le munizioni tutto si ferma” ma il piano Ue per l’approvvigionamento di proiettili da 2 miliardi “porterà opportunità per l’industria italiana” secondo Rheinmetall Italia.

È quanto ha sottolineato l’amministratore delegato della società romana controllata del colosso tedesco Rheinmetall, Alessandro Ercolani, nel corso dell’audizione Commissione Difesa della Camera lo scorso 29 marzo, sulle tematiche relative alla produzione di beni e servizi di interesse per la dotazione di mezzi del settore della difesa.

“Quello che è successo con l’Ucraina che ci ha restituito in questo momento 3 lezioni importanti che si possono poi riflettere nell’industria italiana e nella politica industriale dei prossimi anni: Munizionamento, Difesa Aerea e Carri”, ha spiegato Ercolani.

Tutti i dettagli.

MUNIZIONAMENTO PER L’UCRAINA: LE SFIDE SECONDO RHEINMETALL

“Abbiamo scoperto quindi che gli scenari reali ed operativi richiedono munizionamento. Abbiamo scoperto che in un conflitto, e quindi in un ambiente reale, senza le munizioni tutto si ferma e questo significa avere scorte e capacità industriali, oltre che ad amministrazioni veloci per muoversi all’interno delle contrattualistiche e Budget”, ha osservato in audizione il numero uno di Rheinmetall Italia.

“Nessuno immaginava — ha aggiunto Ercolani — che si potessero sparare più di 5000 colpi di artiglieria al giorno, con picchi di utilizzo fino a 9000. Cioè un numero che a tale intensità porta a 2 milioni di colpi l’anno. Considerando che la capacità degli Stati Uniti è 200 mila colpi l’anno, e l’Europa non molti di più, il che porta l’utilizzo del munizionamento ad un vero collasso industriale”.

IL PIANO UE DA 2 MILIARDI PER ACQUISTO E POTENZIAMENTO SCORTE

“Adesso il piano che si sta varando nell’Unione indirizza un investimento di circa 2 miliardi da riversare nell’acquisto e nel potenziamento delle linee industriali secondo un percorso a 3 fasi orientato a: rifornire l’Ucraina, ristabilire le scorte e potenziare le industrie”, ha ricordato il numero uno di Rheinmetall Italia.

Infatti lo scorso 20 marzo diciotto paesi membri dell’Ue hanno siglato l’accordo di progetto dell’Agenzia europea per la difesa (Eda) per l’approvvigionamento di munizioni da inviare all’Ucraina e ricostituire le scorte nazionali degli Stati membri. I funzionari ucraini hanno affermato di aver bisogno di almeno 1 milione di proiettili da 155 millimetri per rifornire e mantenere le loro difese, una cifra che supera di gran lunga la capacità di produzione annuale dell’Europa, segnala Politico.

“Una cifra che era fuori dalla portata di Europa e Usa messe assieme. In totale, infatti, la produzione delle aziende occidentali non supera le 400.000 unità. Ecco perché Bruxelles ha pensato di utilizzare pezzi di fondi comuni come l’European peace facility (Epf) o gli Eda, per l’agenzia comune, e destinarli direttamente al sostegno dell’Ucraina. Questo porterà opportunità per l’industria italiana che ha dei veri campioni nazionali a riguardo. Quindi non solo noi, ma sono molte le industrie con tali capacità” ha aggiunto l’ingegner Ercolani.

LE OPPORTUNITÀ PER FIOCCHI MUNIZIONI, RWM ITALIA E BERETTA

Nello specifico, in un’intervista rilasciata a La Verità, l’ad di Rheinmetall Italia ha spiegato che dai fondi come l’Epf beneficerà anche e soprattutto l’Italia: “Certamente a trarne vantaggio saranno Francia, Germania e Spagna, ma tra questi Paesi c’è anche l’Italia. Anzi stimo che il 15-20% della somma di 2 miliardi destinata alle munizioni finisca al nostro Paese. Pensi a Fiocchi munizioni, che è in parte passata di mano a un fondo estero, ma la testa e le braccia sono tutte in Italia. A Rwm Italia, parte del nostro gruppo tutta italiana [la fabbrica di Rwm Italia Spa, con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domusnovas (Sud Sardegna) – controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall]. Cito Beretta, che è leader anche grazie alle acquisizioni in Svizzera. Potrei andare avanti. Ma credo che basti a capire la capillarità delle ricadute”.

RIGUARDO I MEZZI TERRESTRI

Dopodiché, Ercolani ha evidenziato come dalla guerra in Ucraina sia “emerso il punto di debolezza degli Eserciti EU, La dottrina occidentale post seconda guerra mondiale è stata quella di puntare ad un dominio incontrollato dei cieli ed è stata tralasciata la componente terrestre”.

Secondo l’ad di Rheinmetall Italia, il nostro paese “ha adesso una straordinaria opportunità perché si trova esattamente nel momento di dover rinnovare la flotta dei cingolati, per le componenti che si chiamano AIFV e MBT”. Come ricordato anche dal capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, generale Pietro Serino, in audizione alla Commissione Difesa della Camera lo scorso 21 febbraio.

“Il primo come priorità secondo le indicazioni del DPP è proprio l’AIFV e su questo l’Italia ha la grande occasione di puntare a qualcosa che abbia dentro i 2 ingredienti fondamentali: identità nazionale in un progetto di integrazione europea. L’Italia è rimasta indietro in queste tecnologie e adesso è il momento di agire e recuperare il gap” ha spiegato Ercolani aggiungendo che “Nei prossimi anni, dobbiamo soddisfare il requisito operativo dell’EI volto alla sostituzione del veicolo cingolato leggero AIFV “Dardo”, assetto che si accinge a raggiungere la fine della vita operativa, con un programma di acquisizione circa 400/600 nuovi veicoli che dovranno entrare in servizio al momento, a partire dal 2026/2027”.

Inoltre, sempre per la parte terrestre, “l’Italia dovrà raccogliere la sfida del futuro MBT – Main Battle Tank Europeo –  che il sopra menzionato DPP indica come “capacità di cui l’Esercito ha necessità di dotarsi” e la cui realizzazione è conseguenziale e strettamente correlata al nuovo programma per il carro leggero AIFV”. Di tale assetto, la Difesa prevede, ad oggi, di acquisirne circa 400 unità in sostituzione del carro Ariete” ha rammentato ancora l’ingegner Ercolani.

LA PROPOSTA PER OTO MELARA

In questo quadro “si inserisce la nostra proposta per Oto Melara che come sapete abbiamo lanciato, dopo l’annuncio di Leonardo di vendere l’assetto, con lo scopo di investire centinaia di milioni di euro per unire le forze e creare un campione industriale nazionale” ha sottolineato l’ad di Rheinmetall Italia.

Oto Melara e Wass sono le due controllate armamenti terrestri e navali messe in vendita da Leonardo nel 2021, la cui cessione è rimasta in stand-by. Prima dell’estate scorsa sempre Rheinmetall si era fatta avanti con una proposta a Leonardo per rilevare una quota di minoranza di Oto. Nel frattempo è cambiato l’esecutivo e ora è in scadenza il CdA della società Leonardo, partecipata dal Mef, quindi si dovrà attendere ancora per sapere il futuro della business unit della divisione Sistemi di Difesa dell’azienda.

E sulla necessità di creare un polo industriale terrestre intorno al consorzio Iveco-Oto Melara (Cio), capofila dell’industria nazionale negli armamenti terrestri, controllato da Cnh Industrial e Leonardo ne ha parlato anche il generale Serino.

“Infatti il comparto industriale della difesa terrestre si presenta con attori di indiscussa eccellenza ma in un quadro altamente frammentato e tecnologicamente non pienamente all’avanguardia. Tali caratteristiche hanno fatto sì che il nostro paese, in campo terrestre, abbia avuto un ruolo limitrofo e di marginale coinvolgimento nei grandi programmi internazionali ed UE – contrariamente a quanto avvenuto in campo aeronautico e navale” ha osservato l’ad di Rheinmetall Italia aggiungendo che “Quanto premesso, ci consente pertanto di affermare come la sinergia da noi proposta con Oto Melara rappresenti un’opportunità unica di realizzare una iniziativa strategica di “Sistema Paese”, disegnando una collaborazione di lungo termine che traguarda l’obiettivo di costruire una proposta di identità nazionale in una cornice europea”.

SFIDE E OPPORTUNITÀ PER L’INDUSTRIA DELLA DIFESA ITALIA

Infine, secondo il vertice di Rheinmetall Italia, “l’Italia e la sua industria hanno quindi alcune importantissime chance: di catturare queste opportunità di crescita e sviluppo. In tal senso il Nord potrebbe avere un maggior vantaggio di accesso al mercato europeo che sarà incapace di soddisfare il fabbisogno della Difesa. L’Industria italiana deve essere brava invece a tutelare anche il sud Italia dove ci sono grandi eccellenze e non possiamo rischiare di creare sbilanciamenti tra le filiere. Ricordiamoci che nella teoria dei team, le prestazioni di un team seguono la velocità del più lento e non del più veloce. Di creare un nuovo indirizzo di Identità nazionale nelle tecnologie della Difesa, in un discorso di integrazione EU anche in linea con i futuri programmi”.

Terzo e ultimo “Fare partnership per crescere più velocemente e portare il valore delle nostre aziende al pari di altre europee. Per farlo però non dobbiamo lavorare per fare squadra ma è esattamente l’opposto, fare squadra per lavorare” ha concluso il numero uno di Rheinmetall Italia.

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