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Tim Psn

Chi strattona Colao sul Cloud della Pubblica amministrazione

Come e perché il Consorzio Italia Cloud borbotta dopo la conferenza stampa del ministro Colao che ha presentato la Strategia Cloud Italia 

Il Bando per il Polo strategico nazionale per il cloud sarà aggiudicato entro 2022.

La migrazione della Pubblica Amministrazione sul cloud dovrà concludersi entro il 2025, “attraverso un processo uniforme per tutte le amministrazioni”. È quanto prevede la Strategia Cloud Italia illustrata il 7 settembre alla presenza del ministro per l’innovazione e transizione digitale Vittorio Colao.

La scelta attuale per mettere in piedi il Polo Strategico Nazionale (Psn) ”non sarà tecnicamente una classica gara ma un’offerta di partnership e ci aspettiamo proposte da soggetti pubblici e privati” ha precisato il ministro per l’Innovazione e la transizione digitale. “Ci aspettiamo che arrivi una proposta e se ci piacerà verrà valutata da una serie di soggetti, poi la potremo comunque pubblicare” e a quel punto potranno arrivare delle controproposte, ha spiegato Colao. E sottolinea che il criterio di scelta non sarà “chi è l’azionista” ma di “chi ha le competenze per farlo”.

Il progetto scartato di gara a favore del partneriato pubblico-privato fa borbottare – secondo le indiscrezioni raccolte da Startmag – il Consorzio Italia Cloud che include 6 società italiane (Seeweb, ETH, Netalia, Infordata, Sourcesense, Babyloncloud) che ha dichiarato interesse per il progetto del governo.

“Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni del ministro Vittorio Colao e ci sentiamo di poter dire che imprese italiane del settore, da noi rappresentate, hanno tutte le competenze necessarie e adottano da tempo tutte le tecnologie più avanzate al mondo. Non esistono tematiche tecnologiche per le quali le imprese del Paese siano inadeguate, sia in termini di risorse che di competenze” ha dichiarato Michele Zunino, presidente del Consorzio Italia Cloud.

Tutti i dettagli.

LA POSIZIONE DEL CONSORZIO ITALIA CLOUD DOPO LE PAROLE DI COLAO

“Quella del Cloud è la partita del cuore per il rilancio dell’economia italiana e deve essere orientata in base a esigenze economiche, efficienza dei servizi e sicurezza, per evitare che, attraverso il Cloud, l’Italia perda la sovranità sui dati dei propri cittadini. Il nostro Consorzio Italia Cloud è pronto a presentare la propria proposta, ma siamo in attesa che il ministro Colao indichi le linee tecniche necessarie per partecipare alla selezione, linee che dovranno essere indicate dall’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, ed è per questo che abbiamo espresso per tempo al ministro Colao la nostra manifestazione di interesse”, ha aggiunto Zunino.

A inizio agosto il neo costituito Consorzio Italia Cloud ha presentato infatti la propria manifestazione d’interesse per il progetto Psn che segue quella presentata lo scorso 15 luglio dal tandem italiano Almaviva, gruppo attivo in soluzioni per il digitale, e Aruba, società di cloud provider e data center.

IN MERITO AI RISCHI DEL CLOUD ACT

“Il Consorzio Italia Cloud guarda con interesse e apprezzamento all’orientamento del governo di voler coinvolgere tutti i soggetti in campo. Le soluzioni sin qui indicate non sembrano ancora dare alcuna sicurezza in merito ai rischi derivanti dal Cloud Act” sottolinea il presidente del Consorzio Italia Cloud.

Negli Stati Uniti vige infatti il “Cloud Act” dal 2018. Quest’ultimo può consentire alla giustizia o ai servizi di intelligence americani di accedere in alcuni casi ai dati ospitati al di fuori degli Stati Uniti.

E finora le maggiori aziende italiane hanno scelto di allearsi con i colossi statunitensi del mercato cloud.

A maggio il tandem Tim-Google si preparava a concorrere con Leonardo-Microsoft e Fincantieri-Amazon per la gara annunciata dal ministro Colao per la gestione del Polo Strategico nazionale. Tuttavia, ora le aziende americane “devono restare un passo indietro ma non escluse”, precisava a fine luglio Riccardo Luna su Repubblica.

COSA SI ASPETTA DAL GOVERNO

Tornando alla posizione del Consorzio Italia Cloud, secondo il presidente Zunino “Il governo dovrà dire come intende affrontare il problema e se allinearsi o meno a quanto Germania e Francia stanno decidendo. Gli investimenti sul Cloud devono essere una occasione importante di valorizzazione delle imprese italiane, delle università che svolgono ricerca su questi temi e devono promuovere una nuova politica industriale in direzione della digitalizzazione del Paese”.

Colao ha ricordato che le risorse stanziate dea Pnrr sono circa 1,9 miliardi tra Psn e aiuto a migrazione del cloud.

I MEMBRI DEL CONSORZIO ITALIA CLOUD

Come dicevamo, fanno parte del Consorzio italia Cloud tutte società italiane: Seeweb, cloud computing provider; Sourcesense, pmi innovativa operante nel settore IT sui mercati italiano ed inglese e leader nelle soluzioni cloud-native basate su tecnologie “Open Source”; Infordata, attiva nel settore Ict; Babylon Cloud, startup focalizzata sulla tecnologia cloud storage; il Consorzio Stabile nel settore dei servizi Ict Eht e il cloud provider pubblico nazionale Netalia.

Tutte e sei le imprese sono impegnate sul mercato Cloud, contano complessivamente 1.900 risorse umane e con circa 300 milioni di fatturato.

LA PROPOSTA

Il Consorzio Italia Cloud ha proposto un modello di gestione e sviluppo del PSN che valorizzi le competenze e le infrastrutture degli operatori italiani pubblici e privati già presenti e operativi sul territorio al fine di supportare un efficace processo di digitalizzazione nel settore pubblico, in linea con quanto previsto dal Pnrr, in grado di tutelare le libertà dei cittadini attraverso la gestione dei dati e degli aspetti di security e privacy, la sovranità digitale, l’interoperabilità, la trasparenza e l’uso efficiente delle risorse senza alcuna dipendenza tecnologica.

QUALI ALTRI SOGGETTI CONCORRONO PER LA REALIZZAZIONE DEL PSN?

Ma la manifestazione di interesse presentata dal Consorzio Italia Cloud e quella da Almaviva con Aurba non sono le uniche proposte che dovrà valutare il ministero.

“In pole position c’è la cordata formata da Tim, Leonardo, Cdp e Sogei, che avrebbe come partner tecnici colossi Usa come Google e Microsoft”, ha scritto ieri La Stampa.

Per il Corriere della Sera ci sono due cordate: “Cassa depositi e prestiti con Tim, Sogei e Leonardo, e Almaviva insieme ad Aruba”.

“È ormai stato dichiarato dalle aziende interessate che ci sarà una proposta Tim (con Google)-Cdp-Leonardo-Sogei. Sulla carta potrebbe non essere l’unica ad arrivare nei prossimi giorni né si escludono aggregazioni”, ha aggiunto il Sole 24 Ore.

Si confermano dunque le indiscrezioni del quotidiano Repubblica che nel fine settimana ha scritto: “Le altre due cordate, Fincantieri-Amazon e Poligrafico-Fastweb potrebbero naufragare perché si mormora che il Mef stia cercando di scoraggiare altre società pubbliche a fare concorrenza allo squadrone in cui militano Cdp, Tim, Sogei e Leonardo”.

“Quindi il Tesoro ha deciso quali aziende partecipate o controllate direttamente o indirettamente dallo Stato possono candidarsi per il Cloud della Pubblica amministrazione”, ha chiosato Gianluca Zappa su Start.

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