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Equo Compenso

Che cosa succede tra Facebook e Antitrust, tutti i dettagli sulla guerra legale

Facebook ha fatto causa all'Antitrust europeo per aver cercato informazioni oltre il necessario per le proprie indagini sul social network. Tutti i dettagli

 

Una lunga estate caldissima per Mark Zuckerberg. Facebook ha citato in giudizio i regolatori antitrust dell’Ue per la ricerca di informazioni al di là di quanto è necessario, compresi dettagli altamente personali.

Il colosso dei social media ha presentato un ricorso ai tribunali dell’Ue per aver invaso la privacy dei propri dipendenti con richieste al di là del campo di applicazione delle due sonde antitrust in corso.

Nel frattempo, il gruppo di Menlo Park ha deciso di rinviare al 30 luglio la diffusione dei dati trimestrali. La società intende così aspettare la testimonianza del ceo Mark Zuckerberg davanti al Congresso Usa prevista domani.

Facebook infatti, insieme a Google, Amazon e Apple è finito nel mirino del Congresso Usa per questioni legate ad aspetti antitrust, privacy e possibili legami con la Cina.

Ma non finisce qui. Secondo quanto rivelato da Axios, lo stato del Texas sta indagando su Facebook per presunta pratica commerciale ingannevole raccogliendo erroneamente identificatori biometrici. Tutti i dettagli.

FACEBOOK CITA IN GIUDIZIO LA COMMISSIONE UE

Facebook ha chiesto l’intervento del Tribunale con sede in Lussemburgo visto che i regolatori dell’Ue hanno posto ampie domande al di là del campo di applicazione delle due sonde antitrust in corso.

LE INDAGINI DELL’ANTITRUST UE

L’antitrust europeo sta indagando su Facebook circa il modo in cui raccoglie e guadagna dai dati e se sussiste un vantaggio sleale rispetto ai concorrenti nel mercato della pubblicità.

Bruxelles ha avviato ben due indagini: una focalizzata sull’insieme di dati raccolti da Facebook. L’altra sul suo mercato online lanciato nel 2016 e utilizzato da 800 milioni di utenti in 70 paesi per acquistare e vendere oggetti.

Per raccogliere informazioni, la Commissione europea ha richiesto a Facebook documenti interni che includano 2.500 frasi chiave specifiche.

LA POSIZIONE DI FACEBOOK

Questa richiesta per Facebook significa consegnare dati non correlati ma altamente sensibili.

“Stiamo collaborando con la commissione e ci aspetteremmo di fornire loro centinaia di migliaia di documenti”, ha affermato Tim Lamb, avvocato della concorrenza di Facebook.

“La natura eccezionalmente ampia delle richieste della commissione significa che dovremmo consegnare documenti prevalentemente irrilevanti che non hanno nulla a che fare con le indagini della commissione. Comprese le informazioni personali altamente sensibili come informazioni mediche dei dipendenti e i documenti finanziari personali”.

Un portavoce di Facebook ha sottolineato che la società non sta cercando di sospendere le indagini, sottolineando la disponibilità finora dimostrata.

Ma la richiesta di Bruxelles per qualsiasi documento che includa le frasi “grande domanda”, “chiusura” e “non va bene per noi” potrebbe costringere Facebook a consegnare valutazioni di sicurezza riservate della sua sede in California.

LA REPLICA DI BRUXELLES

La Commissione europea ha replicato che difenderà il caso in tribunale e che sono in corso le indagini sulla potenziale condotta anticoncorrenziale di Facebook.

LE AZIONI GIUDIZIARIE DEL GRUPPO DI MENLO PARK

Oltre alle due cause intentate contro la Commissione, Facebook sta anche cercando provvedimenti provvisori presso il Tribunale di Lussemburgo, il secondo più alto d’Europa, per fermare tali richieste di dati fino a quando i giudici non decideranno, secondo gli atti giudiziari.

MARK ZUCKERBERG ATTESO AL CONGRESSO USA

Una settimana complicata insomma per il colosso dei social media. Lunedì Facebook ha dichiarato anche di aver ritardato la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre di un giorno fino al 30 luglio per consentire all’ad Mark Zuckerberg di presentarsi per un’audizione del Congresso riprogrammata.

L’audizione del comitato giudiziario della Camera doveva tenersi infatti il 27 luglio ma è stata riprogrammata il 29 luglio.

Facebook infatti, insieme a Google, Amazon e Apple è finito nel mirino del Congresso Usa per questioni legate ad aspetti antitrust, privacy e possibili legami con la Cina. I ceo verranno ascoltati domani dalla sottocommissione Antitrust da cui dovranno difendersi, replicando alle accuse rivolte loro.

Il panel sta indagando per appurare se le quattro big tech lavorino per danneggiare ed eliminare i rivali più piccoli.

LE PRESSIONI DEL BOICOTTAGGIO DI FACEBOOK ARRIVANO A WASHINGTON

A dar man forte al comitato di legislatori statunitensi ci hanno pensato anche i responsabili del boicottaggio pubblicitario “Stop Hate for Profit” messo in atto contro il social network e la sua sussidiaria Instagram.

Come riportato da Axios, Common Sense Media, un gruppo di difesa della tecnologia dei consumatori, ha scritto al sottocomitato antitrust della Camera dei rappresentati per conto degli organizzatori del boicottaggio.

Gli organizzatori del boicottaggio pubblicitario (che include oltre mille inserzionisti) affermano che la capacità di Facebook di resistere alla loro campagna suggerisce un problema di concorrenza e stanno sollecitando gli investigatori dell’antitrust della Camera a interrogare il ceo Mark Zuckerberg sulla questione mercoledì.

I GUAI IN TEXAS

Infine, problemi anche con uno stato americano. Sempre Axios ha rivelato che il Texas sta indagando su Facebook per presunta violazione delle leggi statali sulla raccolta di dati biometrici.

Secondo i documenti, ottenuti dal Progetto Trasparenza Tech attraverso una richiesta di registri pubblici e condivisi con Axios, il procuratore generale del Texas sta indagando su Facebook per aver raccolto erroneamente identificatori biometrici. Si tratterebbe infatti di una pratica commerciale ingannevole in violazione del Texas – Consumer Protection Act.

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