Il “Digital Services Act è un regolamento importante”. A dirlo è proprio il numero uno di uno dei colossi tecnologici interessati dal nuovo pacchetto normativo su cui sta lavorando l’Ue.
La scorsa settimana la Commissione europea ha pubblicato il pacchetto legislativo composto da Digital Services Act e Digital Market Act che costringerebbero le aziende a modificare le loro pratiche commerciali.
Secondo gli esperti del settore, si tratta dello sforzo legislativo più aggressivo per tenere a freno aziende come Amazon, Apple, Facebook e Google.
Secondo molti infatti la bozza di regole europee è un riconoscimento che gli sforzi passati di Bruxelles per preservare la concorrenza attraverso lunghe indagini o cause antitrust non sono stati efficaci nell’affrontare le pratiche di colossi come Google e Apple.
Proprio Google sta affrontando inoltre due cause antitrust a livello statale negli Stati Uniti lanciate a distanza ravvicinata, che vanno ad aggiungersi a un caso federale lanciato a ottobre.
Tutti i dettagli su cosa pensa il ceo di Google, Sundar Pichai, sulle novità normative dell’Ue.
COSA PREVEDE IL PACCHETTO NORMATIVO DI BRUXELLES
Come si diceva una delle due proposte normative è il Digital Services Act. In base al quale le grandi società di social media e i siti di e-commerce dovranno affrontare nuovi obblighi per rimuovere contenuti illegali e dannosi dalle loro piattaforme. La seconda proposta, chiamata Digital Markets Act, sottoporrebbe le aziende etichettate come “gatekeeper” a un elenco di cose da fare e da non fare al fine di prevenire la concorrenza sleale. Ad esempio, a tali società sarebbe vietato utilizzare i dati ottenuti dagli utenti aziendali per competere con loro.
COSA RISCHIONO LE BIG TECH
Le aziende che non si attengono al diktat normativo europeo potrebbero essere multate fino al 6% dei ricavi globali e i recidivi potrebbero vedere le loro piattaforme temporaneamente bandite. I poteri esistenti per imporre sanzioni antitrust fino al 10% dei ricavi globali saranno estesi a più aree e in futuro i trasgressori potrebbero essere costretti a vendere parte della loro attività se continuano a infrangere le regole.
PICHAI: “DIGITAL SERVICES ACT È UN REGOLAMENTO IMPORTANTE”
Il Digital Services Act presentato dalla Commissione Ue la settimana scorsa, che prevede di dare più responsabilità ai big tecnologici per il controllo delle loro piattaforme, “è un regolamento importante da esaminare e mettere a punto. Quali sono le responsabilità per le piattaforme? Qual è il contratto che vogliamo avere? Dove c’è bisogno di processi chiari, di maggiore trasparenza? Pensare a queste questioni e affrontarle è uno sforzo proficuo”.
Lo ha detto il Ceo di Google, Sundar Pichai, in un’intervista al Financial Times.
CHE COSA AVEVA DICHIARATO GOOGLE IN PRECEDENZA
Un’apertura da parte di Google, che la scorsa settimana aveva espresso preoccupazione insieme ad altre grandi aziende tecnologiche statunitensi, come ha riportato la scorsa settimana la Cnn.
“Anche se esamineremo attentamente le proposte della Commissione nei prossimi giorni, siamo preoccupati che sembrano rivolgersi specificamente a una manciata di aziende e rendere più difficile lo sviluppo di nuovi prodotti per supportare le piccole imprese in Europa”, aveva dichiarato Karan Bhatia, vicepresidente di Google government affairs and public policy.
BIG G MENO POSITIVO RIGUARDO AL GDPR
Nell’intervista con il Ft, Pichai ha detto la sua anche riguardo il del Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati entrato in vigore nel maggio 2018, che ha avuto l’effetto di favorire le aziende con la maggiore quantità di dati accumulati sui propri utenti come Google.
Per il ceo di Google, il Gdpr “è la dimostrazione che per molte di queste cose le risposte sono sfumate, e la regolamentazione può sbagliare”.
E A PROPOSITO DI CONCORRENZA…
Infine, in merito all’idea lanciata dall’Ue di promuovere la concorrenza imponendo alle aziende come Google di condividere alcuni dei loro dati con i concorrenti, “queste saranno le domande difficili con cui dovranno confrontarsi. I governi devono riflettere su questi importanti principi”, ha detto Sundar Pichai al Ft.
Il numero uno di Google inoltre ha messo in guardia: “A volte possiamo progettare ecosistemi molto aperti, e possono avere implicazioni sulla sicurezza”.