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Che cosa deve fare l’Europa nello Spazio secondo Leonardo

Spazio: cosa è emerso dalla conversazione di Limes con Enrico Savio, chief strategy and market intelligence officer di Leonardo

 

Per sfidare attori del calibro di Bezos, Musk o Google occorrono risposte unitarie dall’Europa nello spazio.

La Space Economy ha evidenziato un grosso divario, soprattutto tra Usa e Europa. Se negli Stati Uniti esiste una complementarietà tra la componente istituzionale e quella privata/commerciale, altrove ancora non avviene o solo in forma minore.

“Se i singoli paesi europei, potenze medio-piccole, non si dotano di strategie nazionali nel campo dello Spazio e non le mettono a sistema in una dimensione comunitaria, rischiano la completa dipendenza economica e geostrategica”. Lo ha sottolineato Enrico Savio, chief strategy and market intelligence officer di Leonardo, nel numero di Limes dal titolo “Lo spazio serve a farci la guerra”.

Ecco che cosa è emerso dalla conversazione del manager di Leonardo con Limes, la rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.

IL VANTAGGIO DEL MODELLO USA CON SPACEX, BLUE ORIGIN E VIRGIN GALACTIC

“Nella galassia di attori che animano la Space economy spiccano giganti come SpaceX (Elon Musk), Blue Origin (Jeff Bezos) o Virgin Galactic (Richard Branson), attivi sia nel settore dei lanci sia in quello, crescente, dei satelliti, cui è interessata anche Alphabet (Google)”, ha evidenziato Savio.

La competizione geopolitica spaziale è infatti più agguerrita ora per l’ingresso e il crescente ruolo dei privati nel settore spaziale, grazie anche all’abbassamento dei costi.

D’altronde alla concorrenza di SpaceX (“supportata da meccanismi pubblici”), Blue Origin e Virgin Galactic aveva fatto riferimento anche l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, al convegno “G20-L’Italia per lo Spazio, l’economia, l’industria, le regole” della Fondazione Leonardo Civiltà delle Macchine.

“Nessuno di noi ha il patrimonio di Elon Musk che può mettere in campo due miliardi, che lui può permettersi, perché sono i suoi due miliardi”, aveva sottolineato Profumo. È un rischio che un capoazienda non potrebbe decidere di correre perché “verrebbe cacciato dal cda” . Servono “risposte unitarie a livello europeo o altrimenti usciremo tutti, non solo Leonardo”, in Europa  aveva avvertito il numero uno di Leonardo.

IL RUOLO DI INCUBATORE STRATEGICO DELLA NASA

“La progressiva miniaturizzazione dei satelliti sta infatti determinando la riduzione dei costi di fabbricazione, lancio e gestione e il conseguente, esponenziale aumento del loro numero nelle orbite terrestri. Tali aziende rendono un grande servizio agli Stati Uniti, perché sobbarcandosi i costi – industriali e finanziari, di sviluppo delle nuove tecnologie spaziali consentono alla Nasa, dunque al governo statunitense, di ritagliarsi un ruolo di coordinamento e supervisione. Cioè di incubatore strategico”, segnala lo chief strategy di Leonardo.

SPAZIO: RISCHIO DI SUBIRE EGEMONIA ESTERNA

Dunque i paesi del Vecchio Continente rischiano di restare indietro o ai margini nella corsa alla spazio. “Possiamo affidarci alla benevolenza dell’egemonia americana — ammesso sia questa che scegliamo o ci venga imposta — ma qualsiasi egemonia esterna, specie se non è si è più al centro dell’altrui orizzonte come durante la guerra fredda, comporta fare interessi che non sono necessariamente i propri. È una cooperazione che può partire subito sul piano pragmatico, senza bisogno di complesse formalizzazioni. Ma che richiede accordi bi- o multilaterali”, ha evidenziato Savio. Ne è esempio il recente trattato del Quirinale tra Francia e Italia.

IL TRATTATO DEL QUIRINALE FRANCIA-ITALIA, CAPITOLO SPAZIO

Oltre al Trattato del Quirinale franco-italiano, firmato il 26 novembre a Roma dal presidente francese Emmanuel Macron e dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che include un intero articolo sullo spazio, c’è anche un’intesa a margine specifico sul settore spaziale.

Vittorio Colao, ministro della Tecnologia innovazione e Transizione digitale e Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, Finanza e Ripresa, hanno firmato infatti un accordo sui lanciatori al termine, “di tre mesi di intensi negoziati”. Come si legge nel piano dei lavori a corredo del Trattato del Quirinale, Francia e Italia si impegnano a “promuovere una collaborazione istituzionale e industriale mutualmente vantaggiosa nel settore dell’accesso allo spazio”.

Questo nuovo accordo tra Parigi e Roma “consolida la cooperazione franco-italiana sui lanciatori, costruita sui futuri lanciatori Ariane 6 e Vega C”, precisa la nota congiunta.

LA CARENZA DELL’INTESA FRANCO-ITALIANA SECONDO LO CHIEF STRATEGIST DI LEONARDO

“Questo trattato, che nel complesso è un fatto positivo, evidenzia una grande carenza. Chiunque nella Ue può definirsi “Europa” e pretendere di rappresentarla, proprio perché manca una visione strategica del ruolo che l’Unione dovrebbe giocare nelle nuove partite geopolitico-spaziali e tecnologiche. È un deficit non solo normativo, ma concettuale. Dunque operativo”, rimarca Enrico Savio.

IL CENTRO SPAZIALE DI KOUROU

Proprio per questo, secondo Savio “il sito di Kourou, nella Guyana francese, non può dirsi una base europea, pur essendo in uso all’Agenzia spaziale europea (Esa). Chi rivendica un ruolo guida nella creazione di una capacità spaziale europea deve assumersene le responsabilità”.

LA STRATEGICITÀ DEL PARTNERARIATO TRA ROMA E PARIGI NELLO SPAZIO

Tuttavia Francia, Germania e Italia sono le tre maggiori nazioni del settore spaziale in Europa.

Ed ecco perché per il manager di Leonardo se “ci sono due paesi europei il cui partenariato in campo spaziale ha senso, quelli sono Francia e Italia: gli unici che, con la parziale aggiunta della Germania, abbiano capacità industriali di rilievo nel settore. Il trattato del Quirinale giunge dopo anni di sforzi da parte italiana per consolidare un rapporto con Parigi sullo Spazio, onde aggregare una massa critica. Questi sforzi hanno già prodotto nel 2005 la Space Alliance tra Leonardo e Thales che nei settori delle piattaforme, dei programmi e dei servizi sta dando risultati estremamente validi”.

IL RUOLO DI LEONARDO

Infine, secondo Enrico Savio l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nello Spazio visto che “come paese abbiamo le carte in regola”.

“Leonardo è un player globale che opera in quattro mercati domestici – Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Polonia – ed è particolarmente idoneo alla nuova race for Space, in chiave nazionale ed europea. Senza escludere la partecipazione attiva a programmi spaziali transatlantici, nelle dimensioni civile e militare che, come visto, sono difficilmente scindibili. Con il piano Be Tomorrow 2030 il gruppo si è dato una piattaforma strategica che richiede scelte coraggiose. Speriamo così di contribuire a un dibattito strategico nazionale di cui abbiamo urgente bisogno”.

Oggi l’azienda ex Finmeccanica copre il 70% del settore spazio italiano, con 5mila persone (dirette e indirette) per un giro d’affari che vale 1,6 miliardi di euro all’anno.

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