La società britannica di semiconduttori Arm ha intenzione di chiedere ai suoi investitori il pagamento di una somma compresa tra i 47 e i 51 dollari ad azione in vista della sua offerta pubblica iniziale (IPO) per la quotazione in borsa. Se la fascia di prezzo, anticipata da Reuters, dovesse venire confermata, la valutazione di Arm si attesterebbe sui 50-54 miliardi di dollari, rendendola l’azienda di maggior valore a quotarsi alla borsa di New York dopo il debutto di Rivian (che produce veicoli elettrici) nel 2021 con una capitalizzazione di mercato di 70 miliardi.
UN PROBLEMINO PER SOFTBANK
Stando alle fonti di Reuters, la compagnia finanziaria giapponese SoftBank, che possiede Arm, potrebbe alzare il range di prezzo prima dell’IPO qualora gli investitori dovessero mostrarsi particolarmente interessati. Infatti la valutazione ricercata da Arm è inferiore a quella (64 miliardi di dollari) con cui SoftBank ha acquisito direttamente il 25 per cento dell’azienda a metà agosto.
Il calo è dovuto alla recente diminuzione della domanda di alcuni prodotti di Arm, che nell’annualità conclusasi il 31 marzo scorso ha riportato una diminuzione delle vendite a 2,6 miliardi di dollari: colpa soprattutto delle minori spedizioni di smartphone a livello internazionale.
CHI STA CON ARM E PERCHÉ
Arm, comunque, ha già registrato diversi clienti come investitori nella IPO. Tra questi ci sono le compagnie tecnologiche Apple e Alphabet e diverse società produttrici di microchip come NVIDIA, Intel, Advanced Micro Devices e Samsung.
– Leggi anche: Perché Arm vuole Nvidia per la quotazione a New York
Stando a Reuters, tutte queste aziende sarebbero interessate ad approfondire i rapporti commerciali con Arm e a garantirsi che le loro rivali non ottengano un vantaggio. Le tecnologie di Arm per lo sviluppo di semiconduttori sono infatti fondamentali per l’industria tecnologica: vengono utilizzate da oltre duecentocinquanta aziende per realizzare più di trenta miliardi di chip ogni anno.
Ad esempio NVIDIA, la più grande azienda di semiconduttori al mondo, potrebbe sfruttare le tecnologie di Arm per allargare il proprio settore di business – attualmente focalizzato sulle unità di elaborazione grafica, o GPU – in direzione delle unità centrali di elaborazione (CPU) e fare concorrenza diretta a Intel. Anche ad Arm, del resto, farebbe comodo attirare NVIDIA perché le permetterebbe di posizionarsi con più facilità nel mercato dei microchip per l’intelligenza artificiale.