skip to Main Content

Istituti Di Ricerca Cinesi

Apple, Google e Fitbit: tutte le aziende che rischiano con i dazi Usa-Cina

Ecco le aziende hitech Usa che potrebbero soffrire per la trade war di Trump: a rischio il mercato della smart home e degli oggetti connessi

L’Apple Watch, i bracciali per il fitness di Fitbit e gli altoparlanti per la casa di Sonos potrebbero diventare le “vittime eccellenti” della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina innescata da Donald Trump e condotta a suon di dazi. L’obiettivo dichiarato è di difendere l’industria e il lavoro in America, ma il risultato potrebbe essere quello di colpire i profitti di diversi colossi a stelle e strisce che fabbricano in Cina beni venduti direttamente ai consumatori, tra cui i device “indossabili” (wearables) e gli oggetti della smart home.

L’ESCALATION DEI DAZI

Ad oggi Washington ha fatto scattare sanzioni contro acciaio e alluminio (che hanno colpito anche l’Unione europea e il Canada) e contro 50 miliardi di dollari di prodotti hitech importati dalla Cina (dazio del 25%) rivolti per lo più al mercato business (macchinari industriali, robot, componenti per auto o aerospazio, materiali innovativi). Trump ha tuttavia alzato il livello dello scontro commerciale annunciando un nuovo round di dazi del 10% che per la prima volta colpisce beni consumer. La lista è lunga e vale complessivamente 200 miliardi di dollari di import che arriva dalla Cina: pesce, valigie, pneumatici, guinzagli per il cane, guanti da baseball, mobili, materassi, capi di abbigliamento, dispositivi elettronici come cineprese, componenti per telefoni, schermi Tv piatti. Anche gli smart speaker gli orologi smart e i bracciali per il fitness potrebbero essere nella lista: Reuters cita la classificazione preparata dal Customs and Border Protection degli Stati Uniti che includerebbe nella categoria “data transmission machines” i prodotti Apple Watch, Fitbit Charge, Charge HR e Surge e Sonos Play:3, Play:5 e SUB.

MENO VENDITE PER LE AZIENDE AMERICANE

I dazi ai prodotti tecnologici di largo consumo non sono entrati in vigore: la proposta è in fase di consultazione pubblica e potrebbe subire modifiche. Apple, Fitbit e Sonos non hanno perciò commentato le affermazioni di Reuters, ma Sonos ha genericamente indicato, all’interno della documentazione depositata alla Sec in preparazione della quotazione, che “l’imposizione di dazi e altre barriere commerciali, così come misure di pura rappresaglia commerciale, potrebbero spingerci ad aumentarei prezzi dei nostri prodotti e danneggiare le vendite”. Sonos mette in guardia dallo stesso rischio cui andrebbero soggette Fitbit e Apple: se importare negli Usa i prodotti fabbricati in Cina costerà di più, il prezzo al dettaglio in America salirà; in alternativa, il prezzo non sarà toccato ma ci sarà un impatto sul margine di profitto, come ha osservato il Financial Times nel caso di Apple. E quando gli utili calano la Borsa reagisce.

I RISCHI PER APPLE

Il FT fa notare che per Apple colpire gli “accessori” sarebbe un problema non irrilevante: mentre le vendite di iPhone vivono un incremento al rallentatore (pur mantenendo un’elevata redditività) e i computer Mac restano una nicchia, sono i device alternativi come l’Apple Watch, le cuffie AirPod e gli altoparlanti per la casa intelligente HomePod che mettono la garanzia alla crescita futura. Gli analisti di Above Avalon stimano che il fatturato dei prodotti “non core” di Apple sia cresciuto del 38% anno su anno nel secondo trimestre, il doppio rispetto agli iPhone: nel tempo, i prodotti come AppleWatch e gli altoparlanti HomePod potrebbero rappresentare una fetta consistente delle revenues della Mela, superando i computer Mac e il tablet iPad, e restando dietro solo a iPhone e servizi. I dazi di Trump mettono a questo business un pesante punto interrogativo perché, se Apple si trova costretta ad alzare i prezzi per i consumatori, il ritmo delle vendite potrebbe non restare tanto brillante; se lascia i prezzi invariati soffrirà sul margine di profitto. Per questo gli analisti di Morgan Stanley hanno scritto che l’escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina rappresenterà “uno dei maggiori rischi” per il titolo Apple di qui alla presentazione del prossimo iPhone (a fine settembre). Gli stessi smartphone della Mela, finora al riparo dai dazi di Trump, potrebbero non essere così al sicuro, ha scritto nei giorni scorsi il Wall Street Journal, gettando nuove ombre sul business del colosso di Cupertino, che non solo assembla gli iPhone in Cina ma ha nel paese asiatico il suo mercato più importante fuori degli Stati Uniti. Tim Cook ha ottimi rapporti sia con Washington che con Pechino ma la diplomazia potrebbe servire poco i caso di un’escalation di Trump e di eventuali rabbiose reazioni dalla Cina.

PROBLEMI ANCHE PER GOOGLE, AMAZON, MICROSOFT, HP

I dazi di Trump all’hitech consumer potrebbero travolgere non solo Apple ma molti prodotti wearable e per la smart home di aziende americane: un’altra “vittima eccellente” sarebbero gli altoparlanti Google Home e i dispositivi per la casa connessa che Google vende col marchio Nest. Nella rete dei dazi finirebbero altre aziende, magari meno note, ma che vendono device come termostati intelligenti e lampadine connesse, col risultato di rallentare lo sviluppo dell’ampio mercato dei prodotti per la smart home e della Internet of Things e di far aumentare i prezzi per i consumatori; nel caso dei termostati, ha scritto Internet of Business.com, il rincaro potrebbe finire nella bolletta della luce di molti utenti americani. La stessa testata cita una lunga serie di aziende americane che fabbrica in Cina e che potrebbe soffrire della trade war con gli Usa – Amazon, Cisco, Dell, Hewlett Packard, Ibm, Intel, Microsoft, Nike – senza contare l’impatto di un’eventuale reazione di Pechino, con l’imposizione di dazi all’ingresso di prodotti simili provenienti dagli Stati Uniti.

Back To Top