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App anti-Covid, arriverà la notifica di Apple-Google oltre Immuni

A breve Google e Apple introdurranno la fase due del loro sistema di contact-tracing. L'aggiornamento del sistema operativo iOS e Android consentirà l'attivazione delle notifiche di esposizione al coronavirus oltre a quelle di Immuni. Gli interrogativi degli esperti sulla privacy

 

Non più solo Immuni. Apple e Google si stanno preparando a lanciare la fase due del loro sistema di tracciamento dei contatti Covid-19, su cui si basa anche l’app italiana selezionata dal governo su iniziativa del ministero dell’Innovazione per contenere la diffusione del coronavirus.

L’aggiornamento dei sistemi operativi iOS e Android consentirà agli utenti di ricevere notifiche sulla loro esposizione a soggetti infetti senza la necessità di installare un’app specifica.

Saranno quindi direttamente Apple e Google a inviare la notifica, nel caso dell’Italia indipendentemente dall’installazione di Immuni. Ed è qui che nasce una questione giuridica secondo alcuni addetti ai lavori.

“Si apre un nodo giuridico non appena il sistema di notifica covid sarà integrato nei sistemi operativi Apple e Google, a breve. È un nuovo trattamento dati, infatti. Ben diverso da quello che fa il Governo con Immuni. E la sua base giuridica è tutta da verificare”, ha commentato Fulvio Sarzana, avvocato esperto di privacy e digitale su agendadigitale.

Tutti i dettagli.

IL FRAMEWORK APPLE-GOOGLE

Partiamo dal principio. Lo scorso maggio, nell’ambito della partnership Apple-Google, le basi del sistema di “notifica di esposizione” sono state integrate negli iPhone e nei dispositivi Android.

Come previsto, in questa prima fase Apple e Google hanno richiesto agli utenti di scaricare un’app realizzata da un’autorità sanitaria pubblica riconosciuta per abilitare il sistema di notifica dell’esposizione.

SU CUI SI BASA ANCHE IMMUNI

Come nel caso di Immuni, l’app sviluppata dalla società Bending Spoons selezionata dal governo italiano e disponibile dallo scorso 1° giugno per il download. I telefoni registrano i dettagli di altri dispositivi cui sono stati vicini e se uno di quegli utenti in seguito si contrassegna come contagioso, le persone esposte ricevono una notifica.

Fin qui tutto chiaro a livello di privacy. Come ha sottolineato il ministero dell’Innovazione retto da Paola Pisano, Immuni è stata sviluppata nel rispetto della normativa italiana e di quella europea sulla tutela della privacy.

Tanto che è stata adottata una norma primaria volta ad introdurre una specifica disciplina delle modalità di funzionamento dell’app e del relativo trattamento dei dati per assicurare, i presupposti di privacy, sicurezza e funzionamento dell’applicazione. Come indicato dal Garante per la privacy italiano, che ha dato il suo via libera.

Tale intervento è stato inserito nel decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, cosiddetto decreto Intercettazioni.

COSA CAMBIA CON L’AGGIORNAMENTO

Ma la questione privacy rischia di complicarsi a breve. Quando saranno rese disponibili le nuove versioni di iOS e Android, infatti, previste nelle prossime due settimane, gli utenti potranno partecipare a un sistema di notifica dell’esposizione senza dover scaricare alcuna app.

Indipendentemente da Immuni, gli utenti italiani in possesso di smartphone con i sistemi operativi di Apple o Google aggiornati, potrebbero ricevere una notifica Covid.

Tuttavia, avranno ancora bisogno di un’app riconosciuta per contrassegnarsi come contagiosi. Solo gli utenti che hanno scaricato Immuni sul proprio telefono e risultati positivi, infatti, potranno caricare i propri codici (identificativi degli smartphone con cui si è entrati in contatto via bluetooth), con l’aiuto di un operatore sanitario.

E IL TRATTAMENTO DATI?

Resta però il fatto che gli utenti potranno ricevere una doppia notifica di esposizione al contagio. “Questa notifica, che arriva a dire quando c’è stato il contatto a rischio, è credo un trattamento dati. E c’è una bella differenza se a fare il trattamento è il Governo con Immuni o i due big, magari su server americani”, ha sottolineato Sarzana su agendadigitale.

“Le norme italiane sull’app hanno stabilito regole precise sulla titolarità e sul trattamento dati”, ha precisato Sarzana. “Con la novità in arrivo però i trattamenti di dati potrebbero essere sforniti di base giuridica se avvenissero in origine da Google e Apple negli Usa; soprattutto dopo che una recente sentenza della Corte di giustizia Ue ha bocciato gli accordi ‘privacy shield’ tra Usa e Ue per il trasferimento di dati verso gli Usa”, ha concluso l’esperto.

COME SE LA STA CAVANDO IMMUNI

A quasi 3 mesi dall’adozione, l’app Immuni ha raggiunto quota 5 milioni di download. Un “successo”, secondo il profilo ufficiale Twitter dell’app. In realtà si tratta del 13% della popolazione, quota ancora assai lontana dall’obiettivo di download del 60% per risultare efficace.

 

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