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Duet Ai

Altro che cloud, tutti gli annunci di Google sono sull’IA (per battere Bing)

Google (ri)presenta Duet AI e mostra un assistente virtuale capace persino di sostituirci nelle riunioni su Meet. Ma resta alta l'impressione che il colosso americano sia in forte ritardo rispetto a ChatGpt

Non sarà facile recuperare il terreno perso. Perché questa volta, inutile negarlo, Google è stata presa in contropiede e sta correndo forsennatamente per provare a colmare le distanze che la separano da Microsoft e la sua creatura: quel chiacchieratissimo (e chiacchierone) ChatGpt capace di tenere banco ininterrottamente dall’inizio di quest’anno. E così al Google Cloud Next ‘23, l’evento annuale che apre la nuova stagione per il colosso guidato da Sundar Pichai e funge da vetrina per le novità in arrivo si è parlato soprattutto di intelligenza artificiale più che della divisione di Thomas Kurian che sviluppa le soluzioni in cloud (dal fatturato annuo di 32 miliardi di dollari).

IL BICCHIERE MEZZO PIENO

Dalle parti di Google, comunque, si ostenta sicurezza e ci si concentra sulla visione del bicchiere mezzo pieno. Il colosso statunitense sottolinea difatti come il del 70% degli unicorni nel campo dell’intelligenza artificiale generativa siano clienti Google Cloud, tra cui Anthropic, Cohere, Jasper, MosaicML, Replit, Runway e Typeface  mentre più della metà di tutte le startup di IA generativa finanziate sono clienti di Google Cloud, tra cui aziende come Copy.ai, CoRover, Elemental Cognition, Fiddler AI, Fireworks.ai, PromptlyAI, Quora, Synthesized, Writer e molte altre.

CHE COSA HA IN MENTE GOOGLE CON DUET AI

Ma veniamo alla “ciccia”. Temporaneamente messo da parte Bard, l’anti ChatGpt, il termine ripetuto fino alla nausea nel primo giorno dell’evento di San Francisco è stato Duet AI, ovvero quell’insieme di funzionalità basate sull’intelligenza artificiale generativa già mostrate nei mesi scorsi per essere integrate nelle app di Workspace e quindi sfruttabili, dietro il pagamento di un abbonamento mensile, da Gmail, Google Documenti, Fogli, Presentazioni, Meet e Chat.

Le promesse sono un po’ mirabolanti, ma visti i passi avanti fatti da questi algoritmi non si può escludere che rasentino la realtà: Duet AI in Google Meet non solo sarà in grado di prendere appunti verbalizzando e registrando frammenti di video in tempo reale, ma saprà anche, garantiscono dal colosso hi-tech, partecipare alla riunione al posto dell’utente.

Un vero e proprio segretario che rischia di prendere il posto del datore di lavoro, insomma. L’aspetto in concreto più interessante riguarda il fatto che l’intelligenza artificiale elaborerà in tempo reale i sottotitoli in 18 lingue così da rendersi lo strumento più idoneo a summit internazionali. Non è un caso se molti traduttori guardano con diffidenza alle soluzioni presentate in questi giorni con la consapevolezza che senza interventi legislativi ad hoc il loro mestiere potrebbe sparire a strettissimo giro.

Altra funzionalità che attendiamo di vedere all’opera con curiosità è quella legata ad allineare assenti e ritardatari: collegandosi a metà riunione, per esempio, sarà possibile ottenere un riassunto delle parti salienti e dei punti affrontati.

Abbiamo parlato di abbonamenti. Il costo è di 30 dollari al mese per le organizzazioni (piano Enterprise della suite di produttività) mentre al momento in cui scriviamo queste righe non sono stati elargiti dettagli sui listini Business. È possibile intanto curiosare le nuove opzioni ed effettuare una prova gratuita.

A Google Cloud Next c’è stato spazio anche per presentare novità legate a Vertex AI: strumenti destinati agli sviluppatori per la creazione di modelli e applicazioni basate sull’intelligenza artificiale, in cui gli algoritmi stanno compiendo passi avanti nello sviluppo di tool ricerca e conversazione personalizzate con dati aziendali. Insomma, Google sta declinando le sue soluzioni con quell’intelligenza artificiale che si è velocemente imposta sul metaverso come chiave di volta dell’Internet di nuovissima generazione. Le novità interessanti non mancano, ma occorre riuscire a distinguerle per bene perché pure la fuffa pare molta.

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