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Droni Agricoltura

Perché l’agricoltura si affida ai droni

L'articolo di Nunzio Ingiusto

 

L’agricoltura italiana, secondo comparto dell’export, qualitativamente buona va controllata contro pesticidi, malattie pericolose, calamità, danni all’ecosistema. Dove non arrivano governo centrale e strutture pubbliche dedicate, in questi giorni ci sono arrivate Università di Pisa e Regione Toscana.

Con il progetto PIT (Progetto Integrato Territoriale), “dalla fascia pedemontana al mare”, mandano in cielo droni per capire lo stato di salute delle campagne. Quello che una volta facevano i vecchi agricoltori, annusando il terreno, le piantagioni, spiando fogliame e colori, oggi lo fanno i moderni strumenti di intercettazione.

Intendiamoci: i droni in aria servono alla produzione, a generare rendite agricole, ma in special modo a proteggere i terreni. Contro ogni tipo di aggressione. E sì che l’industria del fotovoltaico si lamenta perché è diventato difficile ottenere aree per installare pannelli. Ma dove si può proteggere la campagna si fa.

L’obiettivo del progetto toscano con il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” di Pisa, diretto dal professor Marcello Mele, è proprio di riuscire a definire parametri per l’individuazione di malattie e di infestazioni. Si analizzano immagini catturate dai droni a diverse lunghezze d’onda che poi vengono confrontate con le osservazioni effettuate a terra con altri sensori. Una sperimentazione avanzata, completamente italiana, che capta avversità e “permette all’agricoltore di intervenire precocemente per ridurre sia l’entità del danno che l’impiego di prodotti fitosanitari”.

Il primo drone si è alzato in volo pochi giorni fa su un campo di mais e l’esperimento era atteso anche dal Dipartimento di Scienze Agrarie e dal Centro di Geo-Tecnologie dell’Università di Siena, come partner.

I droni sono, quindi, uno strumento ideale per effettuare check-up ripetuti e a basso costo. In questa difficile ripresa post coronavirus, con fattori climateranti sempre più incisivi, i mini velivoli potranno controllare la diffusione (endemica o epidemica) di specie aliene e di parassiti, questi ultimi molte volte originati dall’uso di concimi inquinanti. Un sostegno concreto nato in una prestigiosa Università italiana. Ancora una volta.

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