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Pagamenti elettronici, dopo Apple e Samsung in Italia arriva Google Pay

L'articolo di Davide Fumagalli, giornalista di Mf/Milano finanza, sull'imminente debutto italiano dello strumento di pagamento elettronico di Mountain View. Google Pay sfiderà Apple Pay e Samsung Pay

Dopo i sistemi di pagamento elettronici di Apple e Samsung, anche Google si prepara a debuttare in Italia. «Sono tante le novità in arrivo nelle prossime settimane», è quanto si è riuscito a sapere dal gruppo. «Al momento, però, non possiamo dire di più». Google Pay, che dovrebbe essere presentato ufficialmente la prossima settimana, consente di gestire i pagamenti in formato elettronico, tanto per gli acquisti dagli esercenti fisici, utilizzando i dispositivi mobili basati sul sistema operativo Android, quanto per quelli online.

COME FUNZIONERA’ GOOGLE PAY

Come per Apple Pay e Samsung Pay, anche in questo caso il sistema si basa sulla virtualizzazione della carta di credito, che viene così legata al proprio account in modo sicuro. I pagamenti presso i punti fisici sono infatti gestiti attraverso il cellulare o dispositivi indossabili come gli orologi intelligenti, semplicemente avvicinando il device stesso al pos del negoziante, e autorizzando la transazione tramite i sistemi di riconoscimento biometrico integrati nel telefonino come l’ormai onnipresente sensore per le impronte digitali.

LE DIFFERENZE CON APPLE PAY E SAMSUNG PAY

Il collegamento tra il telefono e il pos dell’esercente è garantito dallo standard Nfc, ovvero un sistema radio che necessita del contatto fisico tra gli apparati a ulteriore garanzia della sicurezza della piattaforma. Google Pay, già attivo in altri Paesi, consente anche il trasferimento di denaro tra diversi account, completando così la gestione digitale del denaro. La sfida tra i colossi digitali sui servizi a valore aggiunto nel settore dei pagamenti rischia così non solo di aumentare la pressione e le difficoltà di operatori locali come Satispay, ma si gioca anche sul tema fondamentale della privacy.

LE TECNOLOGIE UTILIZZATE DA APPLE, GOOGLE E SAMSUNG

Se infatti le tecnologie utilizzate dai servizi e la stessa esperienza d’uso delle piattaforme di Apple, Google e Samsung sono sostanzialmente simili, anche per il ruolo di Nexi che ha costruito una piattaforma offerta poi alle banche che possono così evitare singoli sviluppi per l’adozione, la gestione dei dati connessi alle transazioni è delicata.

CHE COSA HA DETTO APPLE

Non a caso il ceo di Apple, Tim Cook, nel presentare il servizio spiegò, ancora prima di spiegarne il funzionamento, che Apple non avrebbe mai registrato cosa e dove avrebbero acquistato i propri utenti utilizzando il servizio, né il prezzo dei beni acquistati. Una garanzia di anonimato che Apple gestisce attraverso un sofisticato sistema tecnologico nonostante il grande valore di queste informazioni, che varrebbero oro per altri operatori desiderosi di metterle in relazioni con altri dati come le ricerche o gli stessi spostamenti fisici.

LA QUESTIONE DEI DATI

I dati sull’adozione di questi servizi, che vedono per la sola Apple oltre 127 milioni di utenti attivi a febbraio di quest’anno, confermano però come anche per i pagamenti lo smartphone si appresti ad affiancare, se non a sostituire per diverse fasce d’utenza, gli attuali strumenti fisici.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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