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Nexi pronta a vendere la Rni al socio Cdp?

Balzo del titolo Nexi a Piazza Affari sulle ipotesi di un'offerta per la Rete nazionale interbancaria (Rni) da parte di Cdp. La cessione ridurrebbe l'indebitamento per la società dei pagamenti italiana. Focus sulla valutazione dell'asset

 

Il gruppo dei pagamenti italiano Nexi spicca il volo in Borsa dopo rumors sulla vendita della Rete Nazionale Interbancaria (Rni) a Cdp (che è già azionista della paytech).

Alle 16 le azioni dell’azienda registrano un rialzo del 4,1% a 5,62 euro, sulla scia delle ipotesi per la cessione della Rni da parte di Nexi.

Secondo le indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera, Cdp – azionista di Nexi con il 14,46% – sarebbe interessata a rilevare Rni, l’infrastruttura lunga circa 208 mila chilometri che consente anche a istituti di credito, Poste e Banca d’Italia di regolare i rapporti di dare e avere generati dalle transazioni degli utenti.

Non è la prima volta che l’azienda guidata da Paolo Bertoluzzo sta prendendo in seria considerazione un’operazione del genere.

Per gli analisti l’operazione sarebbe positiva perché ridurrebbe l’indebitamento lasciando spazio alla remunerazione degli azionisti, rassicurando così il mercato sulla sostenibilità del debito e sulla flessibilità strategica.

 A dicembre 2023 l’indebitamento netto di Nexi ammontava a 5,26 miliardi di euro e il rapporto con l’ebitda è diminuito a 3 volte, in riduzione rispetto a fine 2022.

Resta comunque da sciogliere il nodo sulla valutazione dell’asset.

Tutti i dettagli.

TORNA L’IPOTESI DI CESSIONE DELLA RNI

Proprio un anno fa era emersa la notizia che Nexi fosse in trattativa con il fondo infrastrutturale F2i per vendere circa 800 milioni di euro di asset italiani (la rete e la divisione Digital Banking Solutions) come parte di un piano per razionalizzare la sua struttura e concentrarsi sulle principali attività di pagamento digitale.

Sempre il Corriere della Sera spiegava nel 2023 fa che “lungo la rete nazionale interbancaria corrono i flussi dispositivi e informativi di istituti italiani, Poste e altri attori finanziari che così regolano i rapporti di dare e avere generati dalle operazioni degli utenti. Sviluppata da Sia, oggi parte di Nexi, l’infrastruttura è lunga circa 208 mila chilometri e si collega a Banca d’Italia, alla centrale rischi e al sistema di prevenzione delle frodi sulle carte”.

Le trattative con F2i sono poi naufragate per una divergenza sulla valutazione dell’asset e le clausole contrattuali.

IL VALORE DEL BUSINESS

Il business fa parte della divisione Digital Banking Solutions che nel 2023 ha generato 383 milioni di ricavi, pari all’11% dei ricavi di gruppo e 151 milioni di ebitda (9% dell’ebitda di gruppo).

ORA L’IPOTESI CDP

Come sottolinea Il Corriere, “la Rni è un’infrastruttura di rilevanza strategica che Cdp, partecipata all’83% dal Tesoro, potrebbe avere interesse a riportare sotto il controllo pubblico”.

D’altronde, spiega ancora il quotidiano, “Cassa Depositi e Prestiti conosce bene la Rni perché è stata in passato socia di Sia, l’azienda che ha costruito la rete prima di fondersi con Nexi per creare un polo dei pagamenti europeo. Cdp ne è tuttora il secondo azionista dietro al fondo statunitense Hellman & Friedman (21,2%). Nel libro soci di Nexi figurano poi Poste con il 3,8% e altri tre fondi — Bain, Advent e Clessidra — con il 9,9%. Un azionariato frammentato che verso la fine del 2023 aveva dato adito ad alcune voci di opa, presto indebolite anche dalla presenza della strategica Rni all’interno del perimetro del gruppo dei pagamenti”.

IL COMMENTO DI EQUITA

“Nel caso si concretizzasse una vendita, questo sarebbe a nostro avviso un evento positivo in quanto Nexi deconsoliderebbe un asset con un profilo di crescita inferiore rispetto a quello del Merchant acquiring, e la società otterrebbe risorse finanziarie che potrebbero essere utilizzate per accelerare il deleverage e sostenere la remunerazione degli azionisti”, osserva Equita, ripresa da Radiocor. La sim milanese ha un giudizio buy su Nexi con target price a 9,50 euro.

L’ANALISI DI BANCA AKROS

Anche secondo Banca Akros “la finalizzazione della cessione dell’infrastruttura di compensazione permetterebbe a Nexi di accelerare il processo di riduzione del debito nel bilancio, rassicurando così il mercato sulla sostenibilità del debito e sulla flessibilità strategica”, riporta ancora Radiocor. Gli analisti mantengono il rating Buy con un target price di 8,3 euro.

LE CONSIDERAZIONI DI INTERMONTE

Da parte sua Intermonte sottolinea che “la cessione difficilmente coinvolgerà investitori diversi da quelli istituzionali o con forti legami istituzionali”.

L’articolo non riporta il valore dell’asset, ma gli analisti stimano che possa essere nell’ordine dei 350/400 milioni, rileva Radiocor. “Se confermata, la notizia dell’interesse per l’acquisto da parte di Cdp sarebbe positiva per Nexi – dicono gli analisti – in quanto ridurrebbe l’indebitamento finanziario aumentando le possibilità di nuovi piani di buyback nel 2025 ed aumenterebbe l’appeal speculativo togliendo dal perimetro di Nexi un asset sensibile e con potenziali problemi legati all’esercizio della golden power da parte del governo italiano”. Il rating per Intermonte è outperform con target a 8,10 euro.

GLI ULTIMI NUMERI DI NEXI

“La nostra attività rimane resiliente”, ha affermato lo scorso 8 novembre il Chief Financial Officer Bernardo Mingrone durante la call con gli analisti sui risultati trimestrali.

Il gruppo dei pagamenti digitali ha chiuso i primi 9 mesi dell’anno con ricavi in crescita a 2,57 miliardi di euro (+5,6%), un margine operativo lordo a 1,35 miliardi (+7,3%) ed Ebitda margin al 52% (+82 punti base rispetto in un anno). Nel trimestre i ricavi sono saliti a 911,1 milioni (+5,1%), e l’Ebitda a 522,9 milioni (+6,2%), in linea con la attese. La guidance per il 2024 prevede ‘crescita mid-single digit’ per i ricavi e ‘mid-to-high single digit’ per l’Ebitda, con una crescita del margine di oltre 100 punti base, rispetto al 2023. Prevista una generazione di cassa in eccesso di oltre 700 milioni.

Comunque Nexi ha chiuso il 2023 con una perdita di 1 miliardo “dovuta alla svalutazione tecnica non cash del valore contabile dell’avviamento e delle attivita’ immateriali, pari a 1,256 miliardi a seguito dell’andamento del prezzo dell’azione e delle attuali condizioni di mercato”, si legge in una nota a marzo del gruppo dei pagamenti.

In merito al 2025, il ceo Paolo Bertoluzzo non si era sbilanciato durante la call, spiegando che lo scenario sarà più chiaro fra due-tre mesi, quindi, fornirà maggiori dettagli a febbraio. Il gruppo resta focalizzato sull’espansione del margine Ebitda e sull’accelerazione della generazione di cassa. Quanto alle M&A, Nexi “continuiamo a considerare eventuali opportunità ma al momento non vediamo molto”, aveva spiegato Bertoluzzo, sottolineando di rimanere focalizzato sulla crescita organica.

E in quest’ottica potrebbe inserirsi quindi la cessione della rete interbanciaria.

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