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Perché è scontro tra Commissione e Parlamento Ue sul gas russo

Dopo aver fissato l'obiettivo di azzerare la dipendenza dal gas russo, adesso la Commissione europea inizia a ripensarci e prova a frenare l'estremismo del Parlamento.

8 marzo 2022. Impossibile dimenticare, anche volendo, il pacioso Frans Timmermans, all’epoca Commissario europeo al Green Deal, impegnato in una conferenza stampa in cui delineava il nuovo programma europeo per l’energia, REPowerEU. Usando il linguaggio altisonante tipico della Commissione europea, questo disegnava tra le altre cose la eliminazione della dipendenza europea dal gas proveniente dalla Russia. Il pacchetto comprendeva una nutrita serie di altre misure che però non hanno impedito la peggiore crisi del gas mai verificatasi nella storia, quella del 2022, anzi forse l’hanno persino favorita. Timmermans condannò l’eccessiva dipendenza dell’Unione europea dal gas russo, dimenticandosi accuratamente di spiegare che l’origine di tale sbilanciamento stava nell’aver favorito la Germania e i suoi gasdotti Nord Stream, a discapito di altri corridoi strategicamente e geopoliticamente più equilibrati.

Ora emerge che, nell’ambito dei negoziati in corso tra Parlamento e Consiglio Ue sul pacchetto di riforma del mercato del gas, la Commissione europea suggerisce di eliminare il divieto permanente di importare gas dalla Russia, contenuto nel testo proposto dal Parlamento europeo. Secondo la Commissione, un divieto sarebbe opportuno solo se discrezionale e in capo ai singoli Stati membri, secondo quanto proposto anche dal Consiglio europeo (che raggruppa gli stati membri), “qualora ciò sia necessario per tutelare i loro interessi essenziali di sicurezza”.

GAS RUSSO: IL PARLAMENTO DA UN LATO, LA COMMISSIONE DALL’ALTRA?

Come sempre, da una parte il Parlamento europeo, dominato da una coalizione di centro-sinistra assieme ai Verdi, assume posizioni massimaliste delle cui ricadute poi non si occupa. Dall’altra parte, la Commissione europea è costretta a venire a patti con la realtà ed ammettere che il gas russo è ancora necessario all’Unione europea e che dunque è più prudente assumere un atteggiamento sfumato.

Nonostante i proclami, il timore della Germania, di restare senza gas è palpabile ed ora la Commissione cerca di frenare l’estremismo del Parlamento, che vorrebbe un divieto secco di importazione. Ricordiamo che al momento in Unione europea arrivano ancora circa 40 milioni di metri cubi al giorno di gas dal gasdotto che transita attraverso l’Ucraina. Inoltre, nel 2023 l’Unione europea ha accresciuto in maniera significativa l’import dalla Russia di gas naturale liquido (GNL), smentendo dunque se stessa.

COSA FANNO GLI STATI UNITI CONTRO LA CINA

Negli Stati Uniti, intanto il segretario all’energia Jennifer Granholm ha avvertito che la transizione dagli idrocarburi renderà la sicurezza energetica “decisamente più complessa” per via della stretta della Cina sulla lavorazione dei minerali critici essenziali per l’energia rinnovabile.

Un anno fa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha introdotto l’Inflation Reduction Act (IRA), un pacchetto di sussidi destinati alle aziende americane per sostenere gli sforzi volti a ridurre la dipendenza dalle catene di approvvigionamento cinesi per le tecnologie energetiche pulite.

Ma la Cina è ancora in posizione dominante, e lo sarà a lungo, per ciò che riguarda materiali decisivi per la transizione ecologica: dal cobalto alla grafite, dal rame alle terre rare, le quote di mercato della Cina, per estrazione o raffinazione, superano il 50% e in alcuni casi arrivano al 90%.

“In questo contesto critico dei minerali, ci troviamo di fronte a un fornitore dominante che è disposto a sfruttare il potere di mercato come arma per il potere politico”, ha detto Granholm qualche giorno fa.

“Il propellente di questa transizione energetica, cioè l’insieme dei minerali critici renderà la sicurezza energetica globale infinitamente più complessa e infinitamente più importante nei prossimi decenni”, ha aggiunto al primo vertice sui minerali critici dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA).

COSA NON ERA CHIARO ALL’EUROPA

Nella stessa occasione, il Commissario Ue Thierry Breton ha affermato: “Ora è chiaro nell’UE che non possiamo sostituire la dipendenza dai combustibili fossili con una dipendenza dalle materie prime”.

Tutte cose che si sanno da anni, in realtà.

Al di là e al di qua dell’Oceano Atlantico, dunque, dopo le sparate per fare a meno del gas russo e per gettarsi nelle braccia della Cina in nome delle energie rinnovabili, qualcuno comincia a porsi il problema. Non si tratta ancora di veri mea culpa. Ma presto o tardi converrà a tutti comprendere che il deficit democratico delle istituzioni sovranazionali deve essere eliminato, che serve responsabilità politica nelle scelte e che le rodomontate non sono utili a nessuno.

Soprattutto perché a Rodomonte, il celebre personaggio dell’Orlando furioso, alla fine le cose non andarono benissimo. L’ultimo verso dell’opera di Ludovico Ariosto è dedicata proprio a lui: “Alle squalide ripe d’Acheronte/ sciolta dal corpo più freddo che giaccio/ bestemmiando fuggì l’alma sdegnosa/ che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa”.

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