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Macron

Perché Francia e Germania si scazzano sull’energia nucleare

L'Unione europea ha raggiunto un accordo sull'aumento degli obiettivi di energia rinnovabile al 2030. È scontro, però, tra Francia e Germania: la prima cerca di spingere il nucleare (anche in funzione dell'idrogeno), la seconda si oppone (ma è stata accontentata sugli e-fuel). Tutti i dettagli

 

I paesi membri dell’Unione europea e il Parlamento europeo hanno trovato ieri un accordo per l’aumento degli obiettivi sull’energia rinnovabile al 2030: entro questa data, le fonti pulite – come l’eolico e il solare, per esempio – dovranno coprire il 42,5 per cento dei consumi energetici totali sul territorio comunitario, anziché il 32 per cento.

Al 2030, inoltre, l’Unione europea dovrà aver ridotto le sue emissioni di gas serra del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990.

LA SITUAZIONE ATTUALE DELLE RINNOVABILI

Nel 2021 le fonti rinnovabili hanno generato il 22 per cento dell’energia dell’Unione europea, ma si tratta di un valore medio. Le differenze tra gli stati possono essere enormi: la quota della Svezia, al primo posto, è ad esempio del 63 per cento, mentre quella dei Paesi Bassi è inferiore al 13 per cento.

GLI OBIETTIVI PER I TRASPORTI E L’INDUSTRIA

L’accordo di ieri stabilisce che al 2030 la quota delle rinnovabili nei consumi energetici del settore dei trasporti dovrà essere del 29 per cento. Le industrie, invece, dovranno aumentare l’utilizzo di queste fonti dell’1,6 per cento ogni anno: entro il 2030, il 42 per cento dell’idrogeno – un combustibile a zero emissioni – che impiegheranno nei loro processi dovrà provenire da fonti rinnovabili; la quota salirà al 60 per cento entro il 2035.

LA BATTAGLIA TRA FRANCIA E GERMANIA SUL NUCLEARE

La Francia ha fatto molta pressione affinché l’energia nucleare venisse inclusa tra le fonti valide per il raggiungimento del target. Alla fine, “dopo una lunga notte di trattative”, racconta il Financial Times, i paesi membri dell’Unione hanno raggiunto un compromesso, inserendo il nucleare nel conteggio degli obiettivi di decarbonizzazione dei settori industriali.

A opporsi a Parigi sono state principalmente la Germania e l’Austria, due degli stati europei più anti-nuclearisti, che sostengono che l’energia atomica ostacolerà l’installazione degli impianti eolici e solari.

COSA PREVEDE IL COMPROMESSO SUL NUCLEARE

Nello specifico, l’idrogeno prodotto con l’elettricità generata dalle centrali nucleari (detto “viola”, in gergo) verrà calcolato per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’industria pesante. Si tratta però di un target distinto da quello del 42,5 per cento di consumi energetici complessivi da fonti rinnovabili al 2030.

– Leggi anche: Perché l’Ue delude Macron sull’idrogeno da nucleare

In sostanza, la Francia dovrà aumentare le installazioni di capacità rinnovabile. Nel 2020 è stato l’unico paese membro a non aver rispettato gli obiettivi comunitari: le rinnovabili hanno coperto il 19,1 per cento dei suoi consumi energetici, quando avrebbero dovuto arrivare al 23 per cento.

Ma la Francia genera i due terzi della sua elettricità dalle centrali nucleari, che sono a emissioni zero come i parchi eolici e quelli fotovoltaici; la Commissione europea, però, le considera low-carbon.

Il governo francese vuole costruire almeno sei nuovi reattori entro il 2035 e sta lavorando per promuovere il ruolo dell’energia atomica nella transizione ecologica.

COSA SUCCEDE ORA

Per diventare legge, l’accordo sul target di energia rinnovabile dovrà essere approvato ufficialmente dal Parlamento europeo e dai vari governi nazionali. La ratifica è di solito un passaggio formale, ma la recente opposizione della Germania al regolamento sulle automobili a zero emissioni – che ha spinto la Commissione a rivederla per includere una deroga per gli e-fuel – potrebbe aver creato un precedente: i paesi membri contrari all’obiettivo energetico al 2030, cioè, potrebbero contestare il testo e chiedere delle modifiche.

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