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Lukoil, l’Ue dovrà mediare tra Ucraina, Ungheria e Slovacchia per il petrolio russo?

L'Ucraina ha sanzionato la società russa Lukoil, portando alla sospensione dei flussi di petrolio verso l'Ungheria e la Slovacchia. Ma i due paesi sono dipendenti dalla Russia, per ragioni storiche e geografiche, e chiedono alla Commissione Ue di intervenire.

I governi di Ungheria e Slovacchia hanno chiesto alla Commissione europea di fare da mediatrice con l’Ucraina, che il mese scorso ha sanzionato la società petrolifera russa Lukoil, finendo per bloccare le sue forniture di greggio verso i due paesi dell’Unione e mettendone a rischio gli approvvigionamenti energetici.

Per via della loro posizione geografica (sono prive di sbocchi sul mare) e dei loro legami storici con l’URSS (che le hanno vincolate alle infrastrutture sovietiche), l’Ungheria e la Slovacchia hanno ancora difficoltà a emanciparsi dalla Russia per il petrolio e proprio per questo sono state esentate dalle sanzioni europee: le sanzioni, infatti, si applicano alle importazioni petrolifere russe via mare, ma non a quelle via tubature.

I LEGAMI DI LUKOIL CON L’ITALIA

Prima della vendita alla società di private equity cipriota G.O.I. Energy, nel maggio 2023, Lukoil era proprietaria della raffineria ISAB di Priolo Gargallo, in Sicilia, uno degli stabilimenti più grandi d’Italia e d’Europa.

LA CONSULTAZIONE CON LA COMMISSIONE EUROPEA

Slovacchia e Ungheria hanno avviato una consultazione in merito con la Commissione europea, facendo anche sapere che, qualora la procedura non avesse successo, porteranno il caso davanti a una corte internazionale di loro scelta. La Commissione ha detto ieri a Politico di essere “pronta a sostenere” i due stati membri “nel trovare una soluzione insieme all’Ucraina”.

Budapest e Bratislava potranno eventualmente fare leva sul fatto di essere esportatori di energia verso l’Ucraina. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha detto che a giugno l’Ungheria è valsa il 42 per cento delle importazioni di elettricità dell’Ungheria, il cui sistema elettrico è stato danneggiato dagli attacchi russi.

D’altra parte, sanzionando Lukoil e fermando il transito verso l’Ungheria e la Slovacchia l’Ucraina sta cercando di privare la Russia di un’importante fonte di entrate: nel 2023 le esportazioni petrolifere totali sono fruttate 180 miliardi di dollari al Cremlino. Secondo il centro studi Center for Research on Energy and Clean Air, solo lo scorso aprile l’Ungheria ha speso quasi 250 milioni di euro per approvvigionarsi di greggio e gas russi.

QUANTO VALE IL PETROLIO RUSSO PER L’UNGHERIA E LA SLOVACCHIA

L’Ungheria dipende dalla Russia per il 70 per cento delle sue importazioni petrolifere, e dalla sola Lukoil per la metà di quella cifra. Nel 2023 la Slovacchia ha importato dalla Russia l’88 per cento del greggio.

Dal petrolio russo sono completamente dipendenti le raffinerie della società ungherese MOL in territorio sia ungherese che slovacco. Slovnaft, la principale società di raffinazione della Slovacchia, si rifornisce di greggio da Lukoil.

Le forniture di Lukoil, inoltre, valgono grossomodo il 50 per cento dei flussi passanti per la porzione meridionale dell’oleodotto Druzhba. Lungo quattromila chilometri, il Druzhba collega Russia, Ucraina, Bielorussia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Austria e Germania; è estremamente ramificato ma si compone – semplificando – di due rotte principali: una settentrionale, che attraversa Polonia e Germania; e una meridionale, che passa per l’Ucraina e raggiunge Slovacchia, Ungheria e Repubblica ceca.

Dopo Lukoil, il secondo maggiore fornitore di greggio attraverso la tratta meridionale del Druzhba è la società russa Tatneft.

LE ALTERNATIVE ALLA RUSSIA

In alternativa al Druzhba, l’Ungheria potrebbe importare petrolio dalla Croazia – che invece ha accesso al mare – e più nello specifico dal porto di Omisalj, da cui i barili raggiungerebbe il territorio ungherese tramite l’oleodotto Adria. La Slovacchia, invece, non ha opzioni diverse dall’Ungheria.

Da aprile, le importazioni di petrolio dal porto di Omisalj sono ammontate all’incirca a 500.000 tonnellate ogni mese.

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