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Terre rare, la Turchia punta sugli Usa (ma senza troncare con la Russia)

La Turchia ha scoperto un notevole giacimento di terre rare e pensa di svilupparle assieme agli Stati Uniti dopo che le trattative con la Russia e (soprattutto) la Cina sono fallite. Potrebbe sembrare un avvicinamento alla Nato, ma Ankara non rinuncia agli investimenti cinesi né all'energia russa

La Turchia sta valutando di sviluppare le sue riserve di terre rare in collaborazione con gli Stati Uniti, dopo che le trattative con la Cina e la Russia hanno subìto un rallentamento a causa di disaccordi sui diritti di raffinazione e sui trasferimenti tecnologici. L’esistenza stessa di colloqui con Pechino e Mosca era motivo di preoccupazione per la Nato, di cui Ankara fa parte – è il secondo paese membro con l’esercito più grande -, dato che le terre rare sono materiali strategici anche per il settore della difesa: sono presenti, per esempio, all’interno degli aerei da caccia F-35.

Pur appartenendo all’alleanza atlantica, la Turchia è in buoni rapporti con la Russia, in particolare sull’energia, e ha ricevuto lo status di paese partner dei Brics, un raggruppamento di nazioni “emergenti” capeggiato dalla Cina.

COSA SAPPIAMO DEL GIACIMENTO DI BEYLIKOVA

Stando a Bloomberg, la Turchia e gli Stati Uniti stanno discutendo di una partnership per lo sviluppo di un grande giacimento di terre rare a Beylikova, nell’Anatolia centrale, scoperto di recente. Tra gli elementi rinvenuti – quelli appartenenti al gruppo delle terre rare sono in tutto diciassette – ci sono il cerio, il praseodimio e il neodimio; la qualità delle riserve, tuttavia, non è ancora chiara.

Se dovesse svilupparsi, l’eventuale collaborazione sulle terre rare andrebbe a inserirsi nell’approfondimento delle relazioni tra America e Turchia successivo all’incontro alla Casa Bianca tra i presidenti Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan; approfondimento che riguarda comparti chiave come quelli dell’energia e della difesa. Le terre rare, oltre che per i sistemi militari, si utilizzano anche per i magneti dei veicoli elettrici e delle turbine eoliche e per la manifattura di dispositivi elettronici come gli iPhone.

IL FALLIMENTO DELLE TRATTATIVE CON LA CINA

Nell’ottobre del 2024 la Turchia aveva firmato un memorandum d’intesa con la Cina sul giacimento di Beylikova, ma le trattative erano poi entrate in stallo perché Pechino aveva insistito per trasportare e raffinare i materiali grezzi in patria, non essendo disposta a trasferire le tecnologie di lavorazione ai turchi. La Cina controlla la filiera delle terre rare fin dall’estrazione, ma il suo dominio è forte soprattutto sulle fasi – le più importanti – di raffinazione e di trasformazione in prodotti finiti.

COSA VUOLE LA TURCHIA

La Turchia non vuole limitarsi all’estrazione di terre rare a Beylikova, ma vuole costruirvi anche una raffineria in modo da accrescere la sua rilevanza nella supply chain di questi metalli. I minerali presenti nel deposito di Beylikova contengono oltre l’1 per cento di ossidi di terre rare, una concentrazione sufficiente a rendere l’estrazione fattibile sotto il punto di vista economico-

In generale, Ankara sta puntando molto sul trasferimento tecnologico e sull’apertura di stabilimenti manifatturieri sul suo territorio. Ad esempio, il governo ha elaborato un vasto programma per incoraggiare gli investimenti – in particolare cinesi, come quelli della casa Byd – nella produzione di veicoli elettrici e ibridi plug-in.

LA LINEA SUL PETROLIO E SUL GAS RUSSI

Ritornando ai legami energetici con la Russia, il ministro dell’Energia turco Alparslan Bayraktar ha dichiarato recentemente che l’acquisto di greggio russo è una decisione commerciale che spetta ai raffinatori: è una questione che riguarda le aziende private, cioè, non il governo. È un modo per Ankara per segnalare la sua riluttanza a conformarsi alle richieste degli Stati Uniti per l’interruzione dei contatti con Mosca. Lo stesso Trump, durante l’incontro con Erdogan, aveva dichiarato così: “vorrei che smettesse [Erdogan, ndr] di acquistare petrolio dalla Russia finché la Russia proseguirà con la sua violenta aggressione all’Ucraina”.

Quanto al gas naturale, il ministro Alparslan Bayraktar ha detto che la Turchia, in vista dell’inverno, deve rifornirsi da diversi fornitori “senza alcuna discriminazione”: “dobbiamo acquistare gas dalla Russia, dall’Azerbaigian, dall’Iran, dal Turkmenistan, ovunque sia possibile”.

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