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Fringe Benefit

Chi e perché vuole gasare il mercato olandese del gas

Giorgetti accusa il mercato Ttf di Amsterdam per gli alti prezzi del gas in Europa. Ma è davvero tutta colpa della speculazione? Ecco cosa pensano esperti ed economisti.

Intervistato dal Corriere della Sera, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha parlato della crisi dei prezzi dell’energia e criticato il funzionamento del TTF, o Title Transfer Facility: è il punto di scambio per il gas naturale che funge da hub per l’Europa continentale; si trova ad Amsterdam, nei Paesi Bassi.

COSA HA DETTO GIORGETTI

Giorgetti, vicesegretario della Lega, ha detto che “abbiamo dichiarato una guerra commerciale alla Russia con le sanzioni, usando meccanismi economici con un obiettivo politico sacrosanto: difendere la libertà. Intanto però, di fronte alla risposta russa alle nostre sanzioni, continuiamo a usare meccanismi strettamente di mercato. Non capiamo che quei meccanismi sono utili in tempo di pace, ma falliscono in tempo di guerra”.

“Oggi il prezzo del gas”, ha proseguito il ministro, “è legato al TTF di Amsterdam, un piccolo mercato speculativo che Vladimir Putin si diverte a far impazzire. Questo è un finto sistema di mercato, così come lo è l’ostinazione in Europa nel tenere il prezzo dell’elettricità agganciato a quello del gas benché tanta energia elettrica sia prodotta da altre fonti molto meno costose”.

LE RICHIESTE DELL’ITALIA

“Questi sono sistemi concepiti per funzionare in tempo di pace, non di guerra. Perciò”, ha concluso, “l’Italia chiede un tetto europeo al prezzo del gas e di sganciare quest’ultimo dalle tariffe elettriche”.

Nel suo intervento al Meeting di Rimini, già il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva anticipato che la Commissione europea sta lavorando proprio all’introduzione di un tetto al prezzo del gas e al disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.

LE CRITICHE AL TTF DI LETTIERI E RAIMONDI

In un articolo su Startmag, gli economisti Paolo Raimondi e Mario Lettieri (già sottosegretario all’Economia) sostengono che il TTF sia “una delle cause principali dell’inflazione dei prezzi dell’energia”: quelli del gas hanno superato i oltre 300 euro al megawattora all’hub olandese.

I due scrivono che “le scommesse degli hedge fund sulla borsa TTF hanno creato una scarsità artificiale di gas e portato i prezzi a un livello insostenibile, ben prima della guerra in Ucraina”.

“Non è tollerabile”, aggiungono, “che la speculazione detti le leggi ai governi. Al riguardo ci sono due mosse possibili: i contratti future vanno bene ma devono essere conclusi con un effettivo scambio delle merci trattate e, secondo, dovrebbero essere ammessi solo i trader che hanno effettivamente la copertura finanziaria dei contratti che sottoscrivono e non quelli che operano con una ‘leva finanziaria’ costruita sui debiti”.

LA PROPOSTA DI CAROLLO

Su Energia Salvatore Carollo, ex-dirigente di Eni, ha scritto che “il valore del TTF sopra i 300 €/MWh appare assolutamente privo di riferimento al mercato reale del gas e quindi essenzialmente il frutto di gigantesche speculazioni”.

A suo dire l’Italia può proteggersi dai prezzi alti disponendo “della piena trasparenza dei prezzi di acquisto del gas relativi ai contratti di lungo periodo, che sono decisamente ordini di grandezza più bassi del TTF. Abbiamo due grandi operatori nazionali quotati in borsa, il cui azionista di maggioranza è il Ministero dell’Economia. Il Governo ha quindi il pieno diritto di conoscere il prezzo di acquisto del gas da parte di queste due compagnie”: così facendo, “consentirebbe la fissazione equa del prezzo del gas al consumo e la verifica della reale dimensione di ogni eventuale crisi”.

Carollo propone inoltre lo sganciamento dal TTF per adottare il valore dell’Henry Hub (l’hub di scambio del gas negli Stati Uniti, primi esportatori di GNL al mondo) “come tetto massimo del prezzo del gas”.

IL PARERE DI GIRALDO

Sergio Giraldo, manager del settore energetico, pensa che uno dei problemi principali del TTF risieda nei volumi ridotti di transazioni gestiti nell’hub.

“Lunedì scorso, il contratto relativo alle consegne per il mese di settembre al TTF ha raggiunto il prezzo di 285 €/MWh (+25%) con 24 deal (scambi) per volumi pari a 244.800 MWh, cioè circa 23 milioni di metri cubi […] Si tratta di quantitativi ridicoli”, spiega, “eppure, muovendo così poco, è possibile influenzare tutti i mercati d’Europa. La mancanza di liquidità è un problema perché permette di alterare i prezzi anche con piccoli capitali ed espone quindi il mercato all’azione di puri speculatori finanziari”.

Sul mercato TTF, poi, “non c’è un sistema di sospensione delle contrattazioni in presenza di alta volatilità. Se un titolo qualunque della borsa di Milano mostra variazioni di prezzo superiori al 10%, viene sospeso sino a che il mercato non ritorna equilibrato”; sul TTF non succede.

Al di là delle possibili riforme – conclude Giraldo – “la verità è che sino a che l’Europa non sarà inondata da un mare di gas i prezzi resteranno alti”.

LA SPECULAZIONE C’ENTRA DAVVERO CON I PREZZI ALTI?

In un articolo pubblicato lo scorso marzo sul Foglio, gli economisti Giampaolo Galli e Carlo Stagnaro spiegavano che gli speculatori esistono, ma c’entrano poco con l’aumento dei prezzi dell’energia.

“Lo speculatore”, scrivono, “è uno che compra a poco (quando un bene è abbondante) con la speranza di rivendere a tanto (quando è scarso): in tal modo, riduce la scarsità nel momento del bisogno. Ma c’è di più: in questa fase di alta volatilità e alti prezzi, gli stessi trader devono far fronte a oneri finanziari enormi e imprevedibili. Tant’è che – riferisce il Financial Times – la European Federation of Energy Traders ha chiesto sostegno emergenziale, invocando l’intervento delle banche centrali”.

Galli e Stagnaro fanno l’esempio del petrolio, i cui alti prezzi sono dovuti al fatto che “la guerra provoca incertezza e l’incertezza costa. Inoltre, molti operatori occidentali hanno smesso di acquistare dalla Russia nel timore di incappare in qualche guaio: ciò ha prodotto scarsità e una maggiore competizione per accaparrarsi gli altri greggi”. È uno scenario applicabile in linee generali anche al gas: la Russia è la maggiore fornitrice dell’Unione europea ma sta limitando le vendite al continente, già da prima dell’invasione dell’Ucraina, contribuendo a creare una sensazione di incertezza sul mercato.

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