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Petrolio

Cosa vogliono fare gli Stati Uniti (e non solo) sul petrolio

Gli Stati Uniti vogliono attingere alla loro riserva strategica e immettere barili di petrolio sul mercato per far abbassare i prezzi. Non sono soli: Cina, India, Giappone e Corea del sud potrebbero unirsi. L'Opec non è contento. Tutti i dettagli

 

Stando a quanto riportato da diverse agenzie, come Reuters Bloomberg, oggi gli Stati Uniti annunceranno il rilascio di certe quantità di petrolio dalla riserva strategica nazionale. La mossa ha lo scopo di far abbassare i prezzi del greggio – sono sopra i 79 dollari al barile – attraverso l’aumento dell’offerta disponibile sul mercato.

BIDEN CONTRO L’OPEC+

L’amministrazione di Joe Biden, dunque, andrà a contrastare le politiche dell’OPEC+, il gruppo che riunisce molti dei maggiori esportatori del combustibile in questione e che “controlla” il mercato petrolifero. L’organizzazione sta limitando la produzione ormai da molto tempo, e finora ha respinto le richieste di aumento dell’output, provenienti principalmente dagli Stati Uniti: Washington è preoccupata che gli alti prezzi del petrolio – oggi più bassi, ma avevano superato gli 81 dollari al barile – possano danneggiare la ripresa economica e aggravare il quadro di inflazione alta.

UNA MOSSA INSOLITA

Quella di Biden è una mossa insolita. Le vendite di petrolio dalla riserva strategica statunitense sono infatti state autorizzate solamente tre volte: nel 1991, durante la guerra del Golfo; nel 2005, a seguito dell’impatto dell’uragano Katrina; nel 2011, durante la crisi in Libia.

LA COALIZIONE AMERICANA

Pare che gli Stati Uniti non saranno i soli ad attingere alla propria riserva strategica di petrolio. Lo faranno – e sarebbe una mossa senza precedenti – anche altri grandi paesi consumatori di greggio come il Giappone, l’India e la Corea del sud. L’amministrazione Biden ha invitato anche la Cina a partecipare all’azione: Pechino ha fatto sapere di stare lavorando al rilascio di barili.

In passato, i rilasci di petrolio dalle scorte nazionali – ad esempio nel 2011: 60 milioni di barili – sono stati coordinati dall’Agenzia internazionale dell’energia, un organo internazionale e intergovernativo. Questa volta, invece, si tratta di un patto tra “privati”.

LE QUANTITÀ

Benché non ci siano certezze, Bloomberg scrive che gli Stati Uniti potrebbero rilasciare oltre 35 milioni di barili di petrolio nel tempo. Considerati anche i volumi degli altri partecipanti, l’OPEC+ dovrà probabilmente rivedere i suoi piani.

È possibile che la mossa possa sfociare in un “conflitto” per il controllo del mercato petrolifero e creare nuove tensioni tra l’America e l’Arabia Saudita, che guida l’OPEC+ assieme alla Russia, oltre però a essere il principale alleato statunitense in Medio Oriente.

COSA FARÀ L’OPEC+

L’OPEC+ sta portando avanti il programma di l’incremento dell’offerta mensile a 400mila barili al giorno, come stabilito tempo fa. L’organizzazione si riunirà il 2 dicembre per approvare il proseguimento di questa linea anche per gennaio 2022.

I funzionari del gruppo hanno tuttavia già avvertito che potrebbero rispondere all’iniziativa a guida americana, sostenendo che il rilascio di milioni di barili dagli inventari non sia giustificato dalle condizioni del mercato, viste anche le nuove restrizioni imposte in Europa con l’aumento dei contagi da coronavirus.

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