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America

L’Opec snobba Biden?

L'Opec+, che riunisce molti dei principali esportatori di petrolio, non aumenta l'offerta di barili sul mercato nonostante le pressioni dell'amministrazione Biden. Gli Stati Uniti temono che gli alti prezzi della benzina alimentino l'inflazione. Tutti i dettagli

Oggi i prezzi del petrolio sono cresciuti di circa l’1 per cento dopo che l’OPEC+, il gruppo che ne racchiude molti dei maggiori esportatori al mondo, ha respinto le richieste degli Stati Uniti di un aumento della produzione, decidendo piuttosto di mantenere i livelli attuali, e moderati, di output.

I PREZZI DEL PETROLIO

Il greggio Brent, il contratto di riferimento internazionale, è salito dello 0,9 per cento, arrivando a 81,2 dollari al barile. Il West Texas Intermediate invece, il benchmark del mercato americano, è cresciuto dell’1 per cento fino a 79,5 dollari al barile.

Entrambi i contratti erano avevano perso circa il 2 per cento il giorno prima, giovedì. Il calo – giunto dopo che il petrolio aveva raggiunto i valori massimi da sette anni – si deve principalmente all’aumento dei livelli delle scorte negli Stati Uniti e al fatto che i prezzi alti del greggio stanno incoraggiando l’aumento dell’offerta in paesi esterni all’OPEC+.

LA DECISIONE DELL’OPEC+

Sempre giovedì l’OPEC+ ha deciso di continuare a seguire il suo piano sull’output petrolifero, introdotto per bilanciare il mercato dopo il crollo della domanda energetica causato dalla pandemia e progressivamente allentato, ma sempre con moderazione. Il gruppo, dunque, procederà a dicembre con l’aumento previsto di 400mila barili al giorno. E continuerà con questo ritmo – o, almeno, questi sono i termini dell’accordo – fino a settembre dell’anno prossimo.

L’OPEC+ IGNORA BIDEN

L’OPEC+, guidato dall’Arabia Saudita e dalla Russia, ha dunque deciso di ignorare le richieste di aumento dell’offerta provenienti dagli Stati Uniti, dove l’amministrazione di Joe Biden è preoccupata per l’aumento del costo dei carburanti all’interno di un quadro generale di crescita dell’inflazione. La benzina è vicina ai 4 dollari al gallone, una soglia ritenuta critica per le ricadute negative sui trasporti e sui consumi.

Le pressioni dell’amministrazione Biden sull’OPEC, affinché aumenti l’offerta di barili, non sono nuove, e sono motivate dalle ragioni appena viste. Il gruppo, tuttavia, non ha finora ceduto alle richieste di Washington e dice di non avere intenzione di modificare i livelli di output, perché il mondo non è ancora uscito dalla pandemia di coronavirus e nuove ondate di contagi potrebbero abbattere nuovamente la richiesta di combustibile.

La prossima riunione dell’OPEC+ è prevista per il 2 dicembre.

COSA FARÀ BIDEN

La Casa Bianca ha accusato l’OPEC+ di mettere a rischio la ripresa economica mondiale e ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti a utilizzare “tutti gli strumenti” necessari per far abbassare i costi dei carburanti. Negli ultimi dodici mesi i prezzi dei prodotti petroliferi in America sono cresciuti del 60 per cento.

Tra gli “strumenti” a cui l’amministrazione Biden potrebbe fare ricorso c’è il rilascio di una parte dei barili di petrolio contenuti nella riserva strategica nazionale: lo ha detto la segretaria dell’Energia, Jennifer Granholm, al Financial Times.

Secondo Christyan Malek, analista presso JPMorgan, l’Arabia Saudita ha bisogno di fondi per finanziare la transizione nazionale verso nuove fonti di energia pulita (il paese, al momento, è estremamente dipendente dalle rendite petrolifere). Per questo, Riad non ha interesse a far abbassare troppo i prezzi del greggio, che gli garantiscono entrate preziose.

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