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Giappone

Tutti gli accordi anti-cinesi tra Usa e Giappone sulle batterie delle auto elettriche

Stati Uniti e Giappone si accordano sui minerali critici per le batterie, aprendo alla possibilità per Tokyo di accedere ai sussidi americani per le auto elettriche. L'Unione europea vorrebbe lo stesso per sé, e negozia con Biden.

 

Martedì gli Stati Uniti e il Giappone hanno raggiunto un accordo commerciale sui minerali critici per le batterie dei veicoli elettrici. L’intesa permetterà di allentare le tensioni economiche tra i due alleati create dall’Inflation Reduction Act, e aiuterà l’amministrazione di Joe Biden a realizzare i suoi piani di distacco dalla Cina, che domina le filiere delle materie prime per la transizione energetica.

L’America ha intenzione di rafforzare le proprie catene di approvvigionamento dei minerali critici assieme ai like-minded partners, cioè a quei paesi affini sul piano politico-ideologico, in modo da ridurre i rischi di un’esposizione eccessiva alla Cina (la sua grande rivale) e tutelare la sicurezza e la stabilità economiche.

COSA PREVEDE L’ACCORDO TRA STATI UNITI E GIAPPONE

Stando all’accordo, che verrà revisionato ogni due anni, né Washington né Tokyo potranno imporre dei dazi all’esportazione di litio, cobalto, manganese e nichel (tutti metalli utilizzati nelle batterie). I due paesi, inoltre, condivideranno informazioni su eventuali violazioni dei diritti dei lavoratori nella filiera dei minerali critici e lavoreranno al contrasto delle “politiche e pratiche non di mercato” (il riferimento, implicito, è alla Cina).

Anche il tempismo del patto è rilevante: l’amministrazione Biden è infatti vicina alla pubblicazione delle linee guida per i produttori di auto elettriche che vogliano accedere ai crediti d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act.

La legge, da 369 miliardi di dollari in tutto, vuole stimolare la manifattura statunitense di tutte le tecnologie per le energie pulite: non solo vetture elettriche e batterie, dunque, ma anche pannelli solari, turbine eoliche, elettrolizzatori per l’idrogeno, reattori nucleari avanzati e macchinari di cattura della CO2, ad esempio. I produttori di auto elettriche negli Stati Uniti potranno ricevere degli incentivi (i crediti d’imposta arrivano fino a 7500 dollari per veicolo) se utilizzeranno materie prime e componenti prodotti internamente o in paesi con cui l’America possiede un accordo di libero scambio. Ovvero, nel concreto, Canada e Messico; il Giappone e l’Unione sono esclusi, non avendo accordi di libero commercio con Washington.

Tokyo, però, ha probabilmente ottenuto un’esenzione dalla regola, forse in cambio dell’allineamento a Washington sulle restrizioni alle esportazioni di tecnologie avanzate per i microchip in Cina.

IL GIAPPONE POTRÀ ACCEDERE AI SUSSIDI DELL’IRA?

Il ministro giapponese dell’Economia, del commercio e dell’industria, Yasutoshi Nishimura, ha dichiarato martedì che l’accordo con gli Stati Uniti consentirà probabilmente ai veicoli elettrici contenenti metalli lavorati in Giappone di accedere ai crediti d’imposta dell’Inflation Reduction Act. Il Financial Times scrive che i funzionari statunitensi non hanno tuttavia confermato questa cosa.

LE TRATTATIVE CON L’UNIONE EUROPEA

A inizio marzo gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno avviato dei negoziati sui minerali critici per le batterie simili a quelli che Washington ha concluso con Tokyo. Simile è anche l’obiettivo di Bruxelles: ricevere lo stesso trattamento riservato a Ottawa e a Città del Messico, così da permettere ai materiali e ai componenti europei di accedere ai sussidi dell’Inflation Reduction Act.

Il Financial Times ha scritto che gli Stati Uniti hanno offerto all’Unione di ammettere cinque minerali (litio, cobalto, grafite, manganese e nichel) estratti o lavorati sul territorio europeo alle sovvenzioni della legge anti-inflazione.

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