Domenica scorsa il cancelliere tedesco Olaf Scholz si trovava in Senegal, tappa di un più ampio viaggio in Africa (il primo, da quando ha assunto l’incarico) che comprende anche il Niger e il Sudafrica. Ha annunciato che la Germania vuole sviluppare progetti sul gas naturale e le energie rinnovabili con il Senegal: il paese ha vaste riserve di gas, e dovrebbe diventarne un produttore di peso nell’Africa orientale.
A questo proposito, il cancelliere ha detto che il governo tedesco ha avviato dei colloqui con le autorità senegalesi sull’estrazione di gas e la sua liquefazione.
LA SITUAZIONE ENERGETICA DELLA GERMANIA
Dopo l’invasione dell’Ucraina, Berlino si sta muovendo per ridurre quanto prima possibile la dipendenza energetica dalla Russia, ad oggi particolarmente elevata: Mosca vale il 55 per cento delle importazioni tedesche di gas naturale, e più della metà di quelle di petrolio e carbone. Un’interruzione delle forniture russe creerebbe seri danni economici e industriali al paese, oltre all’impatto sulle famiglie, che potrebbero non riuscire a riscaldare le loro abitazioni nella prossima stagione fredda. Di conseguenza, la Germania si oppone alla proposta europea di bloccare gli acquisti di gas dalla Russia e di stabilire un tetto massimo al prezzo del combustibile.
COSA VUOLE FARE LA GERMANIA IN SENEGAL
Oltre a quelli sul gas, Scholz ha detto – senza però offrire ulteriori dettagli – che la Germania è interessata anche a sviluppare progetti sulle fonti rinnovabili con il Senegal. Il governo tedesco ha parlato della possibilità di fornire assistenza alle istituzioni senegalesi per l’estrazione di gas.
Il presidente del Senegal, Macky Sall, ha dichiarato che il suo paese si sta preparando a offrire gas liquefatto (GNL) all’Europa, prevedendo un output di 2,5 milioni di tonnellate nel 2023 e di 10 milioni di tonnellate entro il 2030. Nemmeno Sall è entrato più nello specifico: ha detto soltanto che il Senegal è “desideroso di lavorare con la Germania” sull’esplorazione di giacimenti gassosi e sul finanziamento di progetti.
Anche l’Italia ha stretto degli accordi per la fornitura di gas con diversi stati africani: l’Algeria, l’Egitto, il Congo, l’Angola.
LA POSIZIONE DEL SENEGAL NELLA GUERRA IN UCRAINA
La Germania ha invitato il Senegal (che detiene la presidenza di turno dell’Unione africana) a partecipare come ospite al vertice del G7 che si terrà a giugno, assieme al Sudafrica. Sia Dakar che Città del Capo si sono astenute dal votare una risoluzione delle Nazioni Unite contro l’invasione russa dell’Ucraina. A questo proposito, Sall aveva detto che molti paesi africani non hanno intenzione di schierarsi nella guerra, pur condannando le violenze, e annunciato che prossimamente si recherà in visita a Mosca e a Kiev. Il continente africano è vulnerabile all’aumento dei prezzi del cibo aggravato dalla guerra, che coinvolge due importanti esportatori di cereali e fertilizzanti.
QATAR E NON SOLO
Il 9 marzo scorso, dopo l’incontro con il primo ministro canadese Justin Trudeau, Scholz fece sapere di aver discusso con lui di una maggiore cooperazione energetica con il Canada: il paese è il quarto maggiore produttore al mondo di petrolio e il sesto di gas naturale. Sempre a marzo il ministro per gli Affari economici e l’azione climatica, Robert Habeck, in visita nella regione del Golfo, annunciò la firma di un accordo tra la Germania e il Qatar per la fornitura di gas liquefatto. Il ministro delle Finanze Christian Lindner disse invece al quotidiano Der Tagesspiegel che la Germania dovrebbe rivalutare le sue politiche sulle trivellazioni di petrolio e gas nel mare del Nord per via del “mutato contesto geopolitico”.
Berlino sta accelerando i piani per la costruzione di terminali per l’importazione di gas liquefatto, che al momento non possiede: sono però già partiti i lavori per il primo terminale galleggiante di rigassificazione a Wilhelmshaven, sulla costa del mare del Nord, dalla capacità annua di 7,5 miliardi di metri cubi.