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Scaroni (Enel) boccia il nucleare ma loda i pannelli solari nello spazio

Le fonti rinnovabili hanno dato un risultato "sconsolante" nel mondo, dice Scaroni, perché i combustibili fossili fanno ancora la parte del leone. Il presidente di Enel boccia a priori il nucleare, ma celebra le possibilità (quasi fantascientifiche) del solare spaziale. Tutti i dettagli.

“Nonostante siano stati investiti dal 2004 al 2022 quattro trilioni di dollari in rinnovabili, il risultato è piuttosto sconsolante”. Lo ha detto Paolo Scaroni, presidente di Enel, società elettrica che ormai da tempo ha impostato i suoi piani strategici proprio sullo sviluppo della capacità energetica da fonti rinnovabili come l’eolico e il solare.

L’INSOSTENIBILE SCONSOLATEZZA PER LE RINNOVABILI, SECONDO SCARONI

Il documento relativo al periodo 2024-2026 – il primo dell’amministrazione di Flavio Cattaneo – promette però maggiore selettività negli investimenti in progetti rinnovabili dopo la fase di accumulo di asset svoltasi sotto Francesco Starace. A detta del nuovo vertice di Enel, questo approccio selettivo permetterà di ridurre i rischi di investimento. Scaroni, nel suo intervento al Festival del Futuro di Verona, ha forse offerto qualche elemento di contesto dietro al nuovo corso dell’azienda. “Oggi le nuove rinnovabili”, ha detto, intervistato dal direttore del Giornale di Vicenza, “a livello mondiale sono circa il 13% dell’energia elettrica prodotta dal nostro pianeta, la quale rappresenta solo il 20% dei nostri consumi energetici. Ne segue che le rinnovabili contribuiscono per il 3% al nostro consumo di energia”. Le fonti dominanti a livello mondiale sono infatti quelle fossili – carbone, petrolio, gas naturale -, la causa principale delle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale.

L’Agenzia internazionale dell’energia ha spiegato che, nonostante la diffusione dell’energia pulita, la domanda di combustibili fossili rimane altissima; Scaroni ha aggiunto che “nella storia dell’umanità non si è mai usato così tanto carbone, gas e petrolio come oggi, mai si è emessa così tanta anidride carbonica. Lo sforzo nelle rinnovabili”, ha concluso, “non è sufficiente nemmeno a coprire l’aumento dei consumi di energia”.

IL “BUCO TECNOLOGICO” NELLE BATTERIE

Questa situazione è dovuta al fatto che le rinnovabili non sono continuative nella generazione, come i fossili, bensì intermittenti, cioè dipendenti dal meteo: per questo hanno bisogno del supporto o di costose tecnologie di stoccaggio (le batterie agli ioni di litio, principalmente), oppure delle centrali a gas e carbone. Le rinnovabili, inoltre, non sono in grado di sostituire i combustibili fossili nei cicli manifatturieri che richiedono tanta energia e temperature elevate, come i processi siderurgici, cementieri e chimici.

Lo stesso Scaroni ha riconosciuto che sui dispositivi di stoccaggio c’è “un buco tecnologico”, perché le batterie sono ancora oggi “costose, pesanti e poco efficienti”.

IL DIALOGO “INUTILE” SUL NUCLEARE

Nell’intervista – condotta da Marino Smiderle, direttore del Giornale di Vicenza – viene menzionata l’energia nucleare, che permette di generare elettricità a zero emissioni in maniera continuativa, eliminando dunque la necessità delle batterie.

L’opzione nucleare viene però scartata immediatamente, a priori, da Scaroni, che definisce “qualsiasi dialogo su questo tema inutile” per via della presunta “repulsione” degli italiani verso questa fonte energetica. Ricordando i referendum del 1987 e del 2011, il presidente di Enel ha invitato piuttosto a insistere sulle rinnovabili e sulle nuove tecnologie che ne miglioreranno l’efficienza e i costi.

LA SOLUZIONE È DAVVERO IL SOLARE SPAZIALE?

Discutendo di energia pulita e di futuro, come da tema dell’evento, Scaroni ha parlato del cosiddetto space-based solar power, cioè della possibilità di inviare dei pannelli solari nello spazio, dove saranno perennemente esposti al Sole e potranno così generare energia in maniera continuativa, da inviare sulla Terra tramite microonde.

Si tratta di una tecnologia teoricamente fattibile, come dimostra l’annuncio di quest’estate del Caltech, il California Institute of Technology: l’università ha fatto sapere di aver trasferito con successo, per la prima volta in assoluto, energia solare dallo spazio alla Terra in modalità wireless. Il solare spaziale è però una tecnologia ancora immatura, lontana dalla fase commerciale (innanzitutto per gli alti costi dell’immissione in orbita dei pannelli fotovoltaici) e dunque difficilmente compatibile con i tempi della transizione energetica.

Entro il 2025, comunque, il programma Solaris dell’Unione europea dovrebbe realizzare un piano di sviluppo del solare spaziale. Le principali aziende aerospaziali capaci di portare in orbita i pannelli, però, sono statunitensi: SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos.

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