Come un gioco dell’oca. La metanizzazione della Sardegna parte, si ferma, poi riparte. La politica incontra la burocrazia che pare non volerne sapere di far pagare di meno il gas ai sardi. Gli unici, per ora, a non disporre di questo combustibile.
L’Autorità per l’energia che deve stabilire le tariffe chiede alla politica una decisione in tale senso. Un atto che abbia forza di legge e che dica che la Regione è all’interno dell’ambito tariffario nazionale, ha detto all’Ansa l’assessora dell’Industria, Anita Pili, in riferimento alla delibera che definisce le tariffe energetiche per il prossimo quinquennio. Le tariffe Arera riguardano ovviamente tutta Italia. Ma il presidente della Sardegna Solinas si batte con i suoi assessori per recuperare il gap energetico dell’isola e per non far pagare il gas applicando una tariffa diversa dal resto d’Italia.
Il Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, ha detto Solinas, traccia il percorso che consente di raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione, che si può centrare solo se le centrali della Sardegna saranno riconvertite a metano, quindi passando attraverso la distribuzione territoriale del gas. Un dato chiaro, come riportato nell’ultima versione del Pniec.
La Regione il 23 dicembre scorso ha ribadito la conclusione dei lavori della dorsale di trasporto entro il 2025 e che il prezzo del gas da distribuire deve essere ancorato al resto del Paese. Elementi che consentono risparmi annui medi per le famiglie dai 400 agli 800 euro e per l’industria dal 30 al 50%. Ma l’Arera vuole che sia il governo a stabilire una perequazione del prezzo di vendita del gas per i sardi.
“In assenza di una disposizione legislativa, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente non è tenuta a introdurre strumenti perequativi per porre a carico della generalità della clientela finale i costi di investimento connessi alla metanizzazione della Sardegna”. È il punto centrale della delibera di fine anno con cui Arera definisce le tariffe del gas in tutto il Paese. Insomma un tariffario separato per la Sardegna, affinché il costo complessivo di quelle infrastrutture non gravi su tutti gli italiani.
Qualcosa non quadra, però. La decisione di Arera non ha recepito le modifiche apportate al Pniec dalla Conferenza Stato-Regioni che aveva segnato un punto a favore della Sardegna e di tutti i sostenitori del programma di metanizzazione. Un programma che peraltro gode di finanziamenti pubblici. Il gas in Sardegna si configura come una connessione virtuale al resto della rete nazionale mediante una nave metaniera di trasporto che collegherà i terminali di Livorno e La Spezia con il punto di aggancio in uno dei depositi costieri che si stanno costruendo, dice una nota Ansa. Non ci sarà un tubo vero e proprio come nel resto delle Regioni ad erogare gas, ma una corridoio marittimo che alla fine immetterà gas nelle reti di distribuzione.
Un modo per avvicinare l’isola al continente dopo anni di progetti falliti e discussioni inconcludenti. Ricordiamo che negli anni ’80 la politica varò provvedimenti specifici per portare il gas nel Mezzogiorno. Oggi in Sardegna devono fare i conti anche con i preconcetti dei Cinquestelle.