A meno di un anno dalla sua elezione a governatrice della Sardegna, che fece sognare alle opposizioni un’alternativa al centrodestra anche a livello nazionale, poi scemata in altri passaggi elettorali, la pentastellata Alessandra Todde è in bilico, “inguaiata” – come dice il titolo del manifesto – dalla Corte d’Appello di Cagliari. Dove il collegio regionale di garanzia elettorale le ha contestato irregolarità nelle rendicontazioni delle spese elettorali per 90 mila euro ed ha innescato una procedura di decadenza che, fra ricorsi e voto conclusivo del Consiglio regionale, impiegherà un bel po’ di tempo per concludersi, pur nell’ottimismo, fiducia e quant’altro espressi dalla governatrice nella magistratura. E, si deve presumere, nella tenuta della sua maggioranza, per quanto dal momento della sua elezione siano intervenute novità non sempre incoraggianti, a cominciare dal suo partito, o movimento. Anch’esso destinato -dopo la rottura ormai completa, a pesci in faccia e a funerali improvvisati pur senza bara e corone di fiori, tra il fondatore ed ormai ex garante Beppe Grillo e il presidente Giuseppe Conte a vivere appeso più a vertenze giudiziarie che altro.
Per curiosità mi sono appena affacciato al blog personale proprio di Grillo per verificare eventuali reazioni alle notizie giunte da Cagliari. Non ne ho trovate di dirette. E non so se si possa considerare indiretta la liquidazione che Grillo fa della politica come di una topaia, viste le delusioni che gli ha evidentemente procurate dopo gli iniziali successi delle 5 Stelle.
In particolare, Grillo ha riproposto in immagini e parole la “folkloristica” rappresentazione del “Re dei Ratti”, con le dovute maiuscole, “legati insieme dalla coda e ritrovati in questa posizione una volta deceduti o più raramente ancora in vita”.
“Questa -ha scritto o lasciato scrivere Grillo- è la politica oggi. Questo è il risultato delle democrazie rappresentative. Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare, diceva Mark Twain. E allora perché votare? Perché non lasciare”, pur senza un altro punto interrogativo. Come lo stesso Grillo ha fatto non andando a votare nelle ultime due occasioni offertegli dalle elezioni europee del 10 giugno e da quelle regionali ligure di ottobre scorso, vinte dal centrodestra pur dopo l’arresto e il non gratificante patteggiamento dell’ex governatore Giovanni Toti, sostituito dagli elettori col sindaco di Genova Marco Bucci.