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Russia e Draghi fanno piangere la Saras di Moratti

Saras ha chiuso un semestre difficile: i ricavi sono calati del 30 per cento su base annua; l'Ebitda e il risultato netto risultano entrambi più che dimezzati. Il ruolo dei margini di raffinazione e del decreto sugli extraprofitti. Tutti i dettagli

 

Il titolo di Saras, la società di raffinazione petrolifera e di generazione elettrica guidata da Massimo Moratti e controllata dalla sua famiglia per il 40 per cento delle quote, ha perso ieri fino al 6,5 per cento in borsa dopo la pubblicazione dei poco entusiasmanti risultati del primo semestre del 2023. Il titolo è in calo anche oggi a Piazza Affari.

I RISULTATI DI SARAS

Nella prima metà dell’anno i ricavi di Saras sono infatti calati del 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, a 5,4 miliardi di euro anziché 7,6 miliardi. Il margine operativo lordo, Ebitda, è passato da 688,5 a 282 milioni (-59 per cento). Il risultato netto da 292,5 a 122,3 milioni (-58 per cento).

LE DIFFICOLTÀ NELLA RAFFINAZIONE

La flessione dei risultati è legata principalmente alla riduzione dei margini di raffinazione del petrolio, cioè la differenza tra il prezzo della materia grezza e quello dei prodotti raffinati, che rispetto al primo trimestre del 2023 sono passati da 10,1 dollari al barile a 4,2 dollari. Il margine (crack spread) sul gasolio, in particolare, è sceso da 30,6 a 16,8 dollari al barile tra il primo e il secondo trimestre: c’entra l’aumento delle importazioni di raffinati e un rallentamento della domanda industriale in Europa.

LA RUSSIA E L’IRAQ

Nel comunicato Saras specifica che “data la permanente situazione di embargo, e l’impossibilità di approvvigionamento dei grezzi russi, a partire dal 2023 […] ha scelto di non indicare più il grezzo russo ‘Urals’ come riferimento per la tipologia di grezzi ad alto zolfo, e lo ha sostituito con il grezzo iracheno “Basrah Medium”, che viene regolarmente commercializzato sia in Europa che nei paesi asiatici e costituisce quindi un valido riferimento alternativo”.

Nel giugno 2021 la sede di Saras a Sarroch, in Sardegna, era stata perquisita dalla Guardia di finanza nell’ambito di indagini relative alle forniture di petrolio curdo-iracheno tra il 2015 e il 2017. Più nello specifico, Saras era indagata per il presunto acquisto irregolare dal Kurdistan iracheno, una zona dell’Iraq, di barili di greggio non commercializzabili (non venduti, cioè, attraverso un canale regolare), che potrebbero aver favorito le milizie dello Stato islamico. In quegli anni, infatti, in Iraq era in corso una guerra civile e i pozzi petroliferi nel Kurdistan iracheno erano finiti sotto il controllo dello Stato islamico.

L’IMPATTO DELLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI

Al calo del risultato netto ha contribuito la tassa sugli extraprofitti, applicata dal governo di Mario Draghi sulle entrate più alte riportate dalle aziende energetiche grazie all’aumento del prezzo delle materie prime (in primis del gas naturale) nel 2022. L’impatto della tassa non era stato conteggiato da Saras a fine 2022, ma quest’anno è pesato per 170 milioni, su un totale di 305 milioni in tasse pagate.

La centrale a gas IGCC di Saras, da 575 megawatt, produce oltre 4 miliardi di kilowattora all’anno di elettricità, quasi la metà del fabbisogno della Sardegna.

LE PREVISIONI SUL RESTO DEL 2023

Nonostante un primo semestre complicato, Saras ha confermato le previsioni per l’intero 2023. Il presidente Massimo Moratti ha parlato di “scenario petrolifero positivo” e di un “secondo trimestre che ha visto la conclusione del turnaround decennale dell’impianto di generazione elettrica IGCC, che ci consentirà di garantire in maniera continuativa la fornitura di energia e contribuire in maniera sostanziale alla stabilità della rete elettrica in Sardegna. Avendo concluso le principali manutenzioni programmate nel primo semestre, potremo cogliere nella seconda metà dell’anno le opportunità di un mercato che si prospetta positivo”.

Saras ha intenzione di espandere il proprio settore di business ed essere non soltanto una società di raffinazione petrolifera, ma anche una produttrice di energia da fonti a basse emissioni. Su quest’ultimo punto, ha intenzione di raggiungere 1 gigawatt di capacità rinnovabile installata entro il 2028: attualmente possiede tre parchi eolici, tutti in Sardegna, dalla capacità totale di 171 MW.

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