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Caio

Tutte le pene di Saipem secondo Cdp

Cdp ha svalutato Saipem di 323 milioni di euro. Tutti i dettagli sui piani di Cassa depositi e prestiti per la società e i problemi di Saipem in Russia e con le filiere

 

Nella relazione finanziaria annuale 2021 di Cassa depositi e prestiti (Cdp) – da poche ore messa on line – si legge che il gruppo ha proceduto a una svalutazione del patrimonio netto di Saipem, la società di infrastrutture energetiche di cui possiede – attraverso Cdp Industria – una quota del 12,55 per cento. Saipem fa parte del gruppo Eni, che è il principale azionista con il 30,5 per cento delle quote.

La riduzione del valore di Saipem è stata di 323 milioni di euro.

COSA SCRIVE CDP SU SAIPEM

Cdp scrive che Saipem, nella parte finale del 2021, “ha registrato un significativo deterioramento della business performance con la rilevazione di ingenti perdite su commesse e importanti svalutazioni dell’attivo che hanno eroso in misura rilevante i mezzi propri peggiorando gli indici patrimoniali e di redditività”.

Il 31 gennaio scorso la società ha ritirato gli outlook diffusi il precedente ottobre e fatto sapere di prevedere di chiudere il bilancio civilistico dell’esercizio 2021 con perdite superiori a un terzo del suo capitale sociale.

“In relazione alla complessità della situazione riscontrata”, si legge nel documento finanziario del gruppo Cassa depositi e prestiti, “è stata definita una nuova organizzazione e integrato il management della società, ai fini della definizione di un nuovo piano industriale per il recupero di redditività, il miglioramento della generazione di cassa e il rientro dell’indebitamento sulla cui base è stata innestata una manovra di rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale la cui realizzazione è prevista entro fine anno”. L’amministratore delegato di Saipem, Francesco Caio, è stato affiancato da Alessandro Puliti, nuovo direttore generale voluto da Eni, e da Paolo Calcagnini, già dirigente di Cdp.

LA VERSIONE DI SAIPEM

Nella lettera agli azionisti contenuta nella relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2021 Saipem scrive che “il 2021 si è chiuso con ricavi gestionali consolidati adjusted pari a 6.875 milioni di euro, in calo del 6,4% rispetto al 2020. L’EBITDA gestionale consolidato adjusted del 2021 è risultato negativo per 1.192 milioni di euro (positivo per 614 milioni di euro nel 2020).

“Sui risultati del 2021”, prosegue la società, “ha pesato in modo significativo il quarto trimestre, che ha riportato un EBITDA gestionale consolidato adjusted negativo di 901 milioni di euro, scontando l’impatto negativo di 1.020 milioni di euro, conseguente a un aumento delle difficoltà su alcune specifiche commesse Offshore Wind e E&C Onshore che si sono evidenziate con l’esercizio di backlog review che è arrivato a coprire complessivamente 22 progetti, rappresentanti circa l’80% del valore del backlog consolidato complessivo esistente al 30 settembre 2021, circa l’88% del backlog consolidato dei segmenti E&C alla stessa data”.

LA MANOVRA DI RAFFORZAMENTO

Il 25 marzo scorso il consiglio di amministrazione di Saipem ha approvato la manovra di rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale: prevede un aumento di capitale da 2 miliardi di euro da realizzare entro fine 2022, una nuova linea di finanziamento revolving fino a 1 miliardo e linee di firma su base bilaterale per 1,3 miliardi.

Eni e CDP Industria hanno preso l’impegno a sottoscrivere complessivamente il 43 per cento dell’aumento di capitale previsto, in proporzione alla loro partecipazione. La restante parte (57 per cento) è coperta da un accordo con banche italiane ed estere.

La manovra finanziaria, inoltre, prevede un intervento di liquidità da 1,5 miliardi, che al 31 marzo risulta coperto per 645 milioni “a titolo di versamento in conto futuro aumento di capitale” da parte di CDP Industria e di Eni.

ADEGUAMENTO DELLA VALUTAZIONE DI BORSA AL 31/12

Dato che le rettifiche di valore comunicate da Saipem a fine gennaio “non sono riferibili ad eventi occorsi successivamente alla chiusura del periodo”, Cdp ha spiegato di aver adeguato le valutazioni di borsa al 31 dicembre 2021, l’ultimo giorno dell’anno in cui la borsa è aperta, “per fattorizzare le informazioni acquisite con la comunicazione del 31 gennaio 2022 configurando, considerato l’eccezionalità del contesto riscontrato, un fair value di livello 3 funzionale ad esprimere in modo appropriato il valore della partecipazione nella società alla data del 30 dicembre 2021”.

“La configurazione del fair value”, prosegue, “è stata operata applicando alla quotazione del 30 dicembre 2021 la riduzione percentuale di valore registrata tra il prezzo di chiusura del 28 gennaio 2022, ultima data di quotazione antecedente la comunicazione di Saipem e il prezzo espresso dal mercato alla chiusura della giornata in cui è avvenuta la comunicazione al mercato. Dall’impairment test effettuato è risultato un valore recuperabile superiore al valore contabile della partecipazione nel bilancio consolidato e conseguentemente si è proceduto a confermare il valore di carico della partecipazione”.

L’IMPATTO DELLA RUSSIA SU SAIPEM

Saipem possiede quattro contratti in Russia o con aziende russe. Sono i seguenti:

  • Moscow Refinery – cliente GazpromNeft;
  • Arctic LNG 2 GBS (in joint venture con Technip) – cliente Novatek;
  • Arctic LNG 2 TSOF (in joint venture con Renaissance) – cliente Novatek;
  • un contratto di perforazione di gas in acque artiche con l’utilizzo del mezzo di perforazione Perro Negro 8 che attualmente si trova al di fuori delle acque territoriali russe.

Il backlog totale di questi quattro progetti ammonta a 1966 milioni di euro: di questi, 254 milioni erano inclusi nel campo di consolidamento di Saipem.

Relativamente alle sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, Saipem specifica di operare “nel pieno rispetto di quanto stabilito dalle Istituzioni europee e nazional” e di stare monitorando “il continuo evolversi della situazione”; ha aggiunto di aver attivato, “e continuerà ad attivare in funzione dell’evoluzione della situazione le opportune clausole contrattuali a protezione dei suoi diritti e interessi”.

Nel caso in cui tali contratti dovessero venire cancellati immediatamente, CDP scrive che l’impatto stimato su EBITDA e risultato netto consolidato della società “è stimato essere non significativo. Non si può, comunque”, precisa, “escludere che un ulteriore deterioramento estremo della situazione geopolitica e delle sanzioni internazionali a essa associate possano portare a impatti più importanti, ad oggi non stimabili”.

I PROBLEMI DI APPROVVIGIONAMENTO

Nonostante l’approccio “diversificato” alla propria catena di approvvigionamento, Saipem corre comunque un rischio “concreto per le forniture per le quali, per ragioni tecnologiche, sono disponibili un numero di alternative ridotte”.

La società, afferma CDP, “sta monitorando attentamente la propria supply chain per identificare e prendere le dovute azioni di mitigazione in relazione ai potenziali impatti in termini di costi di materiali e servizi e tempi di fornitura derivanti dall’evolversi del conflitto in Ucraina”, ad esempio negoziando meccanismi di gestione e condivisione del rischio.

In risposta alle sanzioni europee e statunitensi, Saipem ha attivato l’unità di crisi corporate che collabora con le unità di crisi locali in Russia e le funzioni di business coinvolte nella gestione dei progetti e del personale nel paese.

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