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Saipem

Basterà un aumento di capitale per salvare Saipem?

Prosegue il crollo del titolo di Saipem. Secondo diversi analisti, la ricapitalizzazione della società potrebbe non bastare a ripristinare la fiducia del mercato. Tutti i dettagli

 

A una settimana dall’annuncio del nuovo profit warning (il terzo), la società di tecnologie per l’energia Saipem lunedì 7 febbraio ha perso più del 2,3 per cento alla borsa di Milano. Il titolo è sceso così a 1,1 euro, ma dall’inizio del 2022 è calato del 38 per cento circa.

COS’È SUCCESSO A SAIPEM, IN BREVE

Il 31 gennaio Saipem ha fatto sapere che il suo bilancio civilistico del 2021 è previsto chiudersi con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Rispetto alla cifra diffusa il 28 ottobre, quando era stato presentato un ambizioso piano di investimenti, i ricavi e l’EBITDA sono inferiori di 1 miliardo di euro.

Venerdì Eni e CDP Industria, i due maggiori azionisti di Saipem (con quote rispettivamente del 30,5 e del 12,5 per cento), hanno nominato i manager che affiancheranno l’amministratore delegato Francesco Caio nel piano di ristrutturazione della società. Si tratta di Alessandro Puliti e di Paolo Calcagnini: il primo, già direttore generale della divisione Risorse naturali di Eni, è da oggi a capo della nuova (e dalle ampie deleghe) direzione generale di Saipem; il secondo, già vicedirettore generale di Cassa depositi e prestiti, guida l’unità di controllo finanziario.

IL PROSSIMO PASSO

Tutta l’attenzione è ora sul prossimo 23 febbraio, quando Saipem pubblicherà i numeri definitivi del 2021. La certezza delle cifre fungerà da base per l’operazione di riorganizzazione finanziaria della società.

IL PARERE DI EQUITA

Equita aveva parlato della nomina dei due dirigenti di Eni e CDP come del “primo passo per poter procedere al rafforzamento del capitale di Saipem, che potrebbe essere di almeno 1-1,5 miliardi di euro”.

COSA PENSA INTESA SANPAOLO

Similmente, la riorganizzazione del team manageriale è considerata “un passo avanti verso l’aumento di capitale” anche da Intesa Sanpaolo, secondo cui “gli azionisti principali potranno optare per una ricapitalizzazione anche superiore a 1,5 miliardi” e aggiungono: “con uno sconto sul TERP al 40% il prezzo dei titoli ex diritto potrebbe essere inferiore a 1,15 euro”. Come spiega MF-Milano Finanza, il TERP (Theoretical Ex Right Price) è il prezzo teorico ex diritto, ossia il prezzo teorico di un’azione dopo lo stacco del diritto di opzione relativo ad un aumento di capitale.

IL DOWNGRADE DI S&P…

La società di servizi finanziari S&P Global ha ridotto il rating di Saipem da BB a BB- per via della debolezza operativa della società e dei suoi alti rischi finanziari.

…E QUELLO DI MOODY’S

Anche Moody’s ha tagliato il giudizio a lungo termine del titolo di Saipem, passato da Ba31 a B1 e messo sotto osservazione per un altro downgrade. L’agenzia – come riporta MF – sostiene che è probabile che i dati sul credito della società siano “persistentemente deboli” per il prossimo anno o anno e mezzo.

Moody’s pensa che Saipem sia a “rischio di insolvenza perché i creditori potrebbero accelerare il rimborso di alcuni prestiti in essere, in assenza del sostegno degli azionisti, che potrebbe anche innescare un default incrociato su altri strumenti di debito”. I numeri definitivi per il 2021, inoltre, portano con sé il rischio “di una più debole generazione di cassa e redditività nei prossimi 12-18 mesi”.

FIDUCIA TRADITA?

“Vista l’importanza della società per l’economia italiana”, scrivono gli analisti di Moody’s, Eni e CDP potrebbero sostenerla, garantendone la redditività sul lungo termine e scongiurando il default nel giro del prossimo anno e mezzo. Ma rimangono comunque “notevoli incertezze sul fatto che il supporto sarà sufficiente a ripristinare la fiducia dei clienti, dei partner finanziari e dei detentori del debito dell’azienda”.

Anche Bestinver Securities, la settimana scorsa, disse di temere che “un tale mutamento strutturale di prospettive a distanza di soli tre mesi dalla presentazione del piano industriale possa minare la fiducia del mercato nel management” di Saipem.

LE SCADENZE DEL DEBITO

Moody’s ha precisato infine che esiste “il rischio di esecuzione di un apporto di capitale tempestivo considerando un flottante considerevole”. Le scadenze del debito di Saipem, peraltro, sono imminenti: è in scadenza, al 5 aprile prossimo, un’obbligazione da 500 milioni di euro.

“ERRORI DI GESTIONE”

La settimana scorsa la società di servizi finanziari Kepler Cheuvreux aveva detto che è “veramente sorprendente, secondo noi, vedere che meno di tre mesi dopo il Capital Markets Day la società ha emesso un warning, che fa sorgere molte domande sul management”. La dimensione del warning, aggiunse, “evidenzia chiaramente errori di gestione”.

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