Skip to content

guerra

La Russia sta soffiando l’uranio del Niger alla Francia

La Russia sta cercando di acquisire i progetti di uranio in Niger controllati dalla Francia, facendo leva sui buoni rapporti con la giunta golpista. Le filiere dell'energia nucleare sono a rischio?

Rosatom, l’ente statale russo dedicato all’energia atomica, sta cercando di acquisire i progetti estrattivi di uranio in Niger attualmente controllati dalla Francia. La notizia – rivelata a Bloomberg da due fonti, di cui una a Mosca – rappresenta un possibile rischio sia per gli interessi europei in Africa, sia per la libertà delle filiere dell’energia nucleare: il Niger è infatti il settimo maggiore produttore al mondo di uranio e vale circa il 4 per cento dell’estrazione globale; se questo uranio dovesse finire nelle mani della Russia, il paese potrebbe rafforzare la sua presa sul settore e utilizzarla come una leva politica.

IL NIGER STRINGE I LEGAMI CON LA RUSSIA

Dopo il colpo di stato militare del luglio 2023, seguito da manifestazioni in favore dei golpisti e della Russia, il Niger ha intensificato la cooperazione sulla sicurezza con Mosca, che sta cercando di accrescere la propria influenza in Africa sfruttando il risentimento verso la Francia (di cui il Niger, ma non solo, è stato colonia). A seguito del golpe, infatti, il Niger ha espulso le forze francesi e ha cancellato un accordo decennale di sicurezza con gli Stati Uniti; lo scorso aprile la Russia ha mandato cento istruttori a Niamey, la capitale, per addestrare i soldati nigerini all’utilizzo dei sistemi di difesa aerea russi.

Non è chiaro quanti siano i progetti sull’uranio che Rosatom ha intenzione di acquisire; pare inoltre che le discussioni tra l’ente russo e le autorità nigerine siano in una fase iniziale e che non si possa pertanto parlare di trattative vere e proprie. Sappiamo però che la società statale francese Orano possiede le quote di maggioranza delle compagnie minerarie locali SOMAIR e COMINAK, oltre ai diritti di sfruttamento del progetto Imouraren, sospeso dal 2015 ma che si stima contenga tra le riserve di uranio più vaste al mondo.

A marzo una delegazione nigerina ha partecipato per la prima volta al forum Atomexpo, l’evento più importante dell’industria nucleare russa, sponsorizzato da Rosatom. Sempre a marzo il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha fatto sapere che dei funzionari americani sono andati in Niger per esprimere la preoccupazione di Washington per le “possibili relazioni” della giunta militare con la Russia e l’Iran.

QUANTO VALE L’URANIO DEL NIGER PER LA FRANCIA E L’UNIONE EUROPEA

Le centrali nucleari valgono il 65 per cento della produzione elettrica della Francia e si appoggiano al Niger per soddisfare il 15 per cento del loro fabbisogno di uranio, un metallo radioattivo utilizzato come base per il combustibile dei reattori. Nel 2022 il Niger è valso circa un quarto delle forniture di uranio utilizzate dall’Unione europea.

Nonostante l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni, la Francia non ha interrotto i rapporti con la Russia sull’energia nucleare: Rosatom, ad esempio, continua a fornire a Parigi i macchinari per la manutenzione dei reattori nell’Europa orientale, risalenti all’epoca sovietica; i francesi continuano a inviare in Russia una parte dei loro rifiuti nucleari per il riciclo.

L’URANIO COME LEVA GEOPOLITICA

Il controllo dell’estrazione dell’uranio garantisce un potere geopolitico limitato. Non è come con il gas: gli impianti nucleari non usano infatti il minerale grezzo, appena estratto; il materiale deve essere prima lavorato e trasformato in combustibile.

L’influenza sulla supply chain dell’energia atomica si esercita piuttosto attraverso il controllo della fase più cruciale del cosiddetto “ciclo del combustibile nucleare”, quella di conversione e arricchimento dell’uranio in combustibile utilizzabile nei reattori.

Torna su