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Russia

La Russia ha le capacità per riparare gli impianti di Gnl?

Molte aziende energetiche occidentali hanno abbandonato la Russia, e il paese non potrà contare sull'expertise straniero per la manutenzione dell'impianto di Gnl di Sakhalin-2. Se la struttura dovesse restare chiusa a lungo per i lavori, ci sarebbero conseguenze globali.

Il 2023 sarà un anno importante e critico per Sakhalin-2, l’impianto per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) nell’estremo est della Russia. Per la prima volta da quando è entrato in funzione, infatti – ovvero nel 2009 -, lo stabilimento dovrà effettuare la manutenzione ordinaria senza poter contare sull’aiuto dei contrattisti stranieri, dato che le aziende occidentali di servizi oil & gas hanno abbandonato il paese dopo l’invasione dell’Ucraina.

L’USCITA DI SHELL

La società nederlandese Shell, un tempo partner di Sakhalin-2 anche nella manutenzione, è uscita l’anno scorso da tutte le sue operazioni in Russia. Al suo posto è subentrata Novatek, azienda russa che si occupa di commercializzazione del GNL e che sta sviluppando una tecnologia propria di liquefazione del gas.

LA RUSSIA RIUSCIRÀ A RISPETTARE I TEMPI A SAKHALIN-2?

I lavori a Sakhalin-2 inizieranno a luglio e dovrebbero, in teoria, durare quaranta giorni. Ma i trader di GNL sono preoccupati: non potendo fare affidamento sul know-how estero, infatti, la Russia potrebbe non riuscire a rispettare i tempi. E se l’impianto dovesse rimanere chiuso molto più a lungo del previsto, le operazioni di riempimento degli stoccaggi di gas in vista della prossima stagione fredda – operazioni che di solito si svolgono in estate – potrebbero farsi più difficili per la minore disponibilità di combustibile sul mercato, e conseguentemente per i prezzi più alti.

“BESTIE COMPLICATE”

Gli stabilimenti di esportazione – ha scritto Stephen Stapczynski, giornalista energetico di Bloomberg – sono delle “bestie complicate”, formate da un gran numero di tubature, pompe e scambiatori di calore. Completare la manutenzione nei tempi previsti è una sfida anche per gli ingegneri più esperti; figuriamoci per quelli russi, visto che il paese ha iniziato a sviluppare la propria industria di tecnologie per l’oil & gas solo di recente.

CHI HA BISOGNO DEL GNL DELLA RUSSIA

Data la vicinanza geografica, Sakhalin-2 è una fonte rilevantissima di GNL per il Giappone: lo scorso trimestre ha rappresentato da solo l’8 per cento delle sue importazioni totali del combustibile. L’impianto è sempre più importante per la Cina, inoltre. Senza contare che, nonostante i propositi di distacco (non subito, in realtà, ma nel giro di qualche anno), anche l’Unione europea sta acquistando parecchio GNL dalla Russia: i volumi degli scambi di gas liquefatto sono oggi nettamente superiori rispetto al periodo pre-guerra, benché lontani da quelli delle importazioni via gasdotto, attualmente minime.

Di conseguenza, se il mercato globale del GNL dovesse “restringersi” per via di un crollo dell’offerta da Sakhalin-2 sotto manutenzione prolungata, la competizione per le forniture tra Europa e Asia potrebbe intensificarsi e spingere in alto i prezzi del combustibile.

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