Il futuro sarà delle rinnovabili, ma nel frattempo il gas è diventato un fondamentale strumento di geopolitica: lo dimostrano le scelte e le manovre delle potenze mondiali e dei grandi player del settore, come ho scritto in “Gas naturale. L’energia di domani”.
E L’Italia? La terza parte di questa puntata di House of gas, che ha come protagonista il Libano, non può che concludersi con un ‘ritorno a casa’ dove la situazione, per citare un grande umorista del secolo scorso continua a essere ‘grave ma non seria’
Il protagonista più gettonato per il momento, della politica italiana è Matteo Salvini, per il quale House of gas ha in serbo da un po’ di tempo una domanda: se è vero che nell’elenco delle cose che non gli andavano e che hanno determinato la crisi del Governo Conte, il leader della Lega ha sempre inserito anche la mancata proroga delle concessioni per la ricerca e l’estrazione dell’oil&gas nazionale, perché allora il suo partito ha votato il Decreto Semplificazioni, che prevedeva di istituire da 18 fino a 24 mesi una moratoria per queste attività? Inasprendo di fatto la crisi del settore?
Noi di House of gas siamo realisti: e non crediamo che otterremo mai una risposta: sappiamo che ogni dichiarazione apparentemente di principio non è che uno slogan ad uso della campagna elettorale. Che siano contro o a favore della produzione nazionale di gas naturale sono comunque sempre privi di una visione di politica industriale nazionale.
Un’altra cosa che sappiamo è che la strategia energetica fondata sul mix gas naturale – rinnovabili, è ampiamente condivisa, e che basterebbe solo essere conseguenti per realizzarla. Perché il gas naturale ci serve.
Sul commercio dell’energia si stanno decidendo i futuri equilibri internazionali tra i Paesi economicamente più avanzati e l’Italia non può permettersi di chiamarsi fuori. Siamo il quinto consumatore mondiale di questa risorsa, di cui però stiamo diventando solo importatori, smettendo di esserne produttori. Questo, per fare un esempio, nonostante le risorse in Adriatico e al largo della Sicilia potrebbero attivare, solo con le strutture già esistenti, quasi 3,5 miliardi di investimenti del piano industriale Eni. E intanto Croazia, Montenegro, Albania e Grecia si sfidano a chi riuscirà a mettere a ‘gara’ più blocchi di mare per l’esplorazione e la produzione di gas naturale.
Seguendo poi le rotte del Mediterraneo troviamo grandi investimenti su aree ricche di opportunità: Libano, Grecia, Israele, Turchia, Egitto, Cipro hanno lanciato gare per l’assegnazione di blocchi offshore, importanti accordi con le compagnie nazionali sono stati sottoscritti in Libia tra Eni, BP e NOC e in Algeria tra Eni, Total e Sonatrach. Tutte manovre che sono state presentate all’Offshore Mediterranean Conference dello scorso marzo a Ravenna, che ha avuto appunto come tema guida Expanding the Mediterranean Energy sector: Fuelling Regional Growth.
A gennaio 2019, inoltre, sette paesi del mediterraneo hanno dato vita all’East Med Gas Forum (Italia, Egitto, Cipro, Grecia, Israele, Giordania e Autorità Palestinese), avviando un dialogo per la costituzione di un mercato del gas regionale, promuovendo progetti comuni di infrastrutture per il trasporto del gas. Forum a cui anche la Francia recentemente non esclude la sua futura inclusione.
House of gas ha dato conto più volte delle attività legate all’oro azzurro che hanno visto protagonista l’Egitto grazie al lavoro di Eni sul giacimento di Zohr, che ha già soddisfatto la domanda interna di gas, e grazie alla scelta di riattivare gli impianti di Lng per l’export, massimizzando l’utilizzo delle infrastrutture esistenti inclusi la pipeline che lo collega con Giordania, Libano e Siria. Passando al vicino Israele, il premier Benjamin Netanyahu, visitando il gasdotto Leviathan – che sarà completato alla fine del 2019 – ha dichiarato in pompa magna di fronte a giornalisti di tutto il mondo che «Israele si sta trasformando in una potenza energetica».
Il mondo dell’oro azzurro è in grande movimento e continuerà a esserlo a lungo perché l’energia è, come non ci stancheremo mai di ripetere, uno degli elementi su cui si muove la moderna geopolitica. È un mondo complesso ma da cui non ci può tirare indietro, come pare invece che l’Italia stia facendo da anni. Una cosa che House of gas chiederebbe al futuro governo, chiunque sia che lo formerà, è di non lasciare l’Italia fuori dai tavoli dell’energia.
(terza parte; la prima si può leggere qui e la seconda qui)