Il ministero dell’Energia della Russia sta preparando un rapporto sulla possibilità, per Rosneft (la compagnia petrolifera di proprietà del governo), di utilizzare il gasdotto Nord Stream 2 per esportare gas in Europa: lo ha annunciato mercoledì il vice-primo ministro russo Alexander Novak.
Al momento, la società energetica Gazprom detiene i diritti esclusivi di utilizzo della condotta.
LA POSIZIONE DELL’EUROPA?
Kirill Tachennikov, analista per la società finanziaria Sinara, ha detto a Reuters che non è ancora chiaro se l’eventuale partecipazione di Rosneft alle esportazioni di gas verso l’Europa permetterà alla Russia – già il maggiore fornitore del continente – di accrescere i flussi attraverso il Nord Stream 2.
L’Unione europea vuole che anche aziende terze abbiano accesso al gasdotto; Rosneft è sì un’azienda terza, ma – come Gazprom – è russa e controllata dallo stato.
LA QUESTIONE DEL GAS RUSSO
I prezzi del gas naturale in Europa sono su livelli molto alti (con ripercussioni sul costo delle bollette elettriche), mentre i livelli di stoccaggio sono bassi.
Alcuni analisti pensano che la Russia, tramite la società energetica Gazprom, stia volontariamente riducendo l’offerta di gas. Alcuni analisti pensano che questa limitazione dei flussi sia motivata da ragioni politiche: Mosca, in altre parole, starebbe cercando di convincere l’Europa dell’importanza del Nord Stream 2 – il controverso gasdotto sotto il mar Baltico, che collega direttamente la Russia alla Germania – per la sua sicurezza energetica e per il mantenimento di prezzi bassi sul mercato.
Si tratta di una ricostruzione plausibile, ma bisogna anche tenere in considerazione il fatto che, come l’Europa, anche la Russia ha bisogno di accumulare scorte di gas in vista dell’inverno. E che, come quelli europei, anche i siti di stoccaggio di Gazprom in Russia sono quasi vuoti: la società ha all’incirca due mesi di tempo per riempirli. Per raggiungere l’obiettivo – evidentemente prioritario – in tempo, Gazprom dovrà limitare le esportazioni di gas verso il Vecchio continente.
LE PRESSIONI DI ROSNEFT
LA RICHIESTA
A fine agosto il quotidiano finanziario russo Kommersant ha scritto che il 13 agosto Sechin ha inviato una lettera a Putin chiedendo il permesso di esportare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso un “contratto di agenzia” con la monopolista Gazprom.
Nel motivare la sua richiesta, Sechin scrive che la concessione del permesso di esportazione a Rosneft garantirebbe allo stato russo entrate addizionali per 500 milioni di dollari all’anno grazie alla tassazione. E faciliterebbero, a suo dire, la rimozione delle restrizioni europee sul Nord Stream 2, sul Nord Stream 1 e sulla condotta OPAL, in Germania, che si collega al Nord Stream 1.
Sechin ha inoltrato la sua proposta dopo un incendio, il 5 agosto, a un impianto per il gas di Gazprom nel nord della Russia, che ha causato un calo delle esportazioni di gas russo attraverso la condotta Yamal-Europe.
LA SCOPERTA DI ROSNEFT
Lo scorso luglio Rosneft ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento di gas naturale in Russia, nella regione di Sacha-Jacuzia (Siberia orientale).
Il deposito contiene oltre 40 miliardi di metri cubi di gas e più di 2 milioni di tonnellate di condensato di gas.