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Boris Johnson

Riuscirà la rivoluzione green di Boris Johnson?

Boris Johnson punta su energia eolica, idrogeno e nucleare di nuova generazione. Il corsivo di Nunzio Ingiusto

E se volesse dare uno schiaffo all’Europa? Una lezione di tempismo sulla rivoluzione verde prima del Green Deal di quella comunità da cui è uscito?

Boris Johnson ama sicuramente l’azzardo e questo lo rende anche simpatico. L’annunciato stop alle auto a benzina e diesel dal 2030 sembra, però, avere il sapore di una rivincita. Su un continente che tutto vuole cambiare in ottica sostenibile.

Il Regno Unito può farcela e lo spazio per i dubbi – per chi si occupa di energia – non può essere largo. Gli inglesi possono essere determinati ed applicarsi seriamente per distruggere anche il mitico fumo di Londra. Scherzi a parte, nel momento difficile di una transizione epocale, bisogna dare fiducia a chiunque voglia salvare il pianeta e l’ambiente con azioni sensate. Ma quella del premier inglese ha qualcosa di debole.

Intanto perché i 12 miliardi di sterline annunciati come investimenti pubblici sono una cifra enorme per un Paese alle prese con la Brexit. I 100 miliardi di sterline concordati con l’Ue per l’addio, sono tutti sulla testa dei contribuenti. I quali, guarda caso, fino al 2030 vedranno scendere il Pil di un 3,5% ed aumentare le tasse. Ma forse stupisce ancora di più la massa di investimenti privati attesa dal premier. Dovranno tirare fuori soldi in gran quantità per far viaggiare le persone in modo innocuo.

Il pacchetto verso la transizione è articolato e ricco di spunti. La Gran Bretagna punta ad andare avanti solo con energia eolica, idrogeno e nucleare di nuova generazione. La faccia splendente della medaglia green esibita da Johnson sono i 250 mila posti di lavoro generati dalla rivoluzione verde. Non abbiamo, però, capito quanti se ne perderanno, nel momento in cui l’industria automobilistica non dovesse essere pronta con vetture non inquinanti. E ieri i costruttori hanno lanciato segnali precisi.

Dal forziere pubblico dovrebbero, poi, uscire 1,3 miliardi di sterline per i punti di ricarica elettrica su strade e autostrade, 500 milioni per produrre batterie elettriche ed altre risorse spicciole. Un piano in 10 punti, in sintesi, per zero emissioni nocive entro il 2050 con nuovi parchi pubblici, piste ciclabili, impianti domestici con energia eolica. Tutto in una miscellanea di energie rinnovabili che oggi per i conti pubblici, appesantiti dal Covid-19, per le perplessità che si nutrono, possono trasformarsi in una tiepida illusione. Dentro e fuori la Gran Bretagna.

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