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Concessioni

Perché Confindustria è preoccupata per le concessioni idroelettriche

Aurelio Regina di Confindustria è molto preoccupato per la sorte delle concessioni idroelettriche italiane, che potrebbero finire in mano straniera. Ma quali sono i veri messaggi dietro all'intervista al Sole 24 Ore? La lettera di Francis Walsingham.

Caro direttore,

ho letto sul Sole 24 Ore della “forte preoccupazione” di Confindustria per il rinnovo delle concessioni idroelettriche, che verranno messe a gara e potrebbero finire nelle mani di società straniere. Le concessioni prossime alla scadenza sono piccole, ma secondo Aurelio Regina – il delegato per l’energia del presidente di Confindustria – sono arrivate delle manifestazioni di interesse da parte del gruppo ceco Eph, di gruppi svizzeri e perfino di una non meglio specificata “azienda cinese”.

La questione è vecchia, voi di Startmag ve ne siete occupati spesso ma farò lo stesso un veloce riassunto per i lettori. Secondo gli industriali, per il quotidiano che li rappresenta ma anche secondo il Copasir (quando a guidarlo c’era Adolfo Urso), la messa a gara dei rinnovi delle concessioni potrebbe causare per l’Italia la perdita del controllo sulle proprie risorse idroelettriche, che finirebbero in mano straniera. La “preoccupazione” di cui parla Regina è dovuta al presunto svantaggio delle aziende italiane rispetto alla concorrenza europea: mentre infatti in Italia le concessioni idroelettriche durano venti-trent’anni, o anche meno, in Francia durano quarant’anni, in Spagna oltre settanta e in Austria possono arrivare a novanta. Semplificando: se la durata della concessione è breve, i titolari sono meno propensi a investire nell’ammodernamento degli impianti perché c’è meno tempo a disposizione per rientrare delle spese. In un regime di gara dove l’ente concedente richiede ai potenziali concessionari l’offerta di un canone economico, le utility italiane potrebbero essere in difficoltà rispetto ai grossi gruppi esteri.

Tutto chiaro. Però, direttore, c’è una cosa che non capisco: ma Confindustria e il Sole sono o non sono per il libero mercato e la concorrenza? Qual è il problema se delle aziende straniere ottengono queste concessioni idroelettriche? Anche perché ci sono già: nella lista degli operatori principali, oltre a Enel e A2A, c’è pure Edison, che è controllata dal gruppo francese Edf.

La “forte preoccupazione” di Regina, dunque, si risolve garantendo la parità di condizioni normative tra l’Italia e il resto d’Europa? Oppure bisogna fermare gli stranieri a prescindere per una questione di tutela della sicurezza nazionale? Capirei un approccio del genere nei confronti di un’azienda cinese, ma qual è esattamente il problema con – poniamo – gli svizzeri?

Non sarà invece che Confindustria vuole soltanto proteggere le imprese italiane dalla concorrenza internazionale? Da quanto leggo su Startmag, non è la prima volta che l’organizzazione compie una giravolta di 180 gradi rispetto alle posizioni assunte in precedenza: prima è stato scaricato il Green Deal dopo averlo lodato e idolatrato, adesso addirittura il libero mercato? Ovviamente non è così: è il contesto a essere mutato e le posizioni dogmatiche sono state superate dai fatti. Ammetterlo esplicitamente non sarebbe male…

Comunque sia, l’oggetto della lettera non era questo bensì il futuro delle concessioni idroelettriche italiane. Regina spiega al Sole che le normative italiane in materia prevedono il rinnovo attraverso gare, project financing o la costituzione di società pubbliche. Nel 2023 il governo aveva proposto l’introduzione di una quarta opzione, ovvero la possibilità di riassegnare le concessioni agli operatori uscenti in cambio di un impegno sugli investimenti negli impianti, ma il processo si è bloccato perché la liberalizzazione delle concessioni idroelettriche è stata inserita nel Pnrr “e una rinegoziazione avrebbe potuto interferire con il pagamento delle rate da parte della Ue”, scrive il Sole.

“L’auspicio, ora”, prosegue il giornale, “è che con la conferma della nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della nuova Commissione si possa avviare una rinegoziazione della norma sulle gare”.

Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, ma non sono tanto fiducioso. Si vedrà.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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