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Price Cap

Chi, come e perché chiede di razionare l’energia

Gazprom annuncia una nuova chiusura del Nord Stream 1 e i prezzi del gas al Ttf toccano un nuovo record. Gli analisti come Clò, Tabarelli, e Torlizzi chiedono al governo di elaborare un piano di razionamento per salvare le industrie strategiche. Tutti i dettagli

 

Venerdì i prezzi del gas naturale al Title Transfer Facility (TTF) di Amsterdam, il punto di scambio virtuale di riferimento per il mercato europeo, hanno raggiunto il nuovo record di 245 euro al megawattora. C’entra anche l’annuncio di Gazprom della chiusura – l’ennesima – dell’importante gasdotto Nord Stream 1 dal 31 agosto al 2 settembre: Gazprom ha parlato di lavori di manutenzione, ma è possibile che la società – controllata dal governo russo – voglia ostacolare i piani europei per il riempimento degli stoccaggi di gas in vista dell’inverno.

COME VA LA DOMANDA ENERGETICA IN ITALIA

Intervenuto su La Stampa, il presidente della società di ricerca Nomisma Energia Davide Tabarelli ha scritto che i prezzi del gas al TTF sono “straordinariamente alti” e “fuori controllo”, eppure la domanda energetica italiana non è finora diminuita in maniera significativa. Nel primo semestre del 2022, infatti, la domanda italiana di gas è scesa complessivamente del 2 per cento (a calare è soprattutto la richiesta delle industrie); ma la domanda elettrica è cresciuta, perché il settore del turismo sta andando bene e i ristoranti e gli alberghi hanno bisogno di alimentare i sistemi di raffrescamento.

TABARELLI: BISOGNA RIDURRE LA DOMANDA

Secondo l’economista, “il calo di domanda rimane il solo strumento disponibile, non tanto per riportare equilibrio sul mercato […] ma almeno per cercare di frenare la spirale rialzista. La distruzione arriverà già nei prossimi giorni, perché le imprese stanno leggendo le fatture di luglio, quintuplicate in alcuni casi”.

L’ALLARME DELLE IMPRESE

Su questo punto Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica e imprenditore del settore, aveva di recente spiegato che in Italia il solo prezzo dell’energia supera l’intero costo di produzione di una piastrella in altre parti del mondo, o addirittura il prezzo finale di vendita.

RAZIONARE IL GAS IN VISTA DELL’INVERNO

Tabarelli prevede un inverno difficile per l’Italia e la Germania, due dei paesi dell’Unione europea maggiormente dipendenti dal gas russo. Nel caso in cui Mosca dovesse azzerare le forniture, dopo averle già notevolmente ridotte, “possiamo anche sperare in una frenata dell’economia, con consumi industriali più bassi, e sperare in un inverno mite”. A suo dire, tuttavia, piuttosto che affidarsi “al meteo”, l’Italia dovrebbe “subito fare ipotesi di razionamento [di gas, ndr], come si sta facendo in Germania”.

LE PAROLE DI CINGOLANI

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato recentemente che “stiamo accelerando con gli stoccaggi, oggi sono arrivati al 75 per cento e procedono verso il target del 90 per cento pieni per fine ottobre”. A detta di Tabarelli, però, non è una situazione straordinaria: “tutti gli anni”, scrive, “arriviamo in ottobre, all’inizio della stagione invernale, con le scorte piene”.

IL PARERE DI CLÒ (ENERGIA)

Secondo Cingolani l’inverno italiano sarà, per quanto riguarda il soddisfacimento della domanda energetica, “ben sostenibile rispetto a quello dei colleghi europei”. Ma la sua visione è stata contestata anche da Alberto Clò, direttore della rivista Energia, secondo il quale “ci dovremmo preparare al peggio, nel senso che dovremmo aver predisposto un Piano di razionamento”. Gli stati membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo per la limitazione dei consumi di combustibile fino a marzo prossimo, ma la partecipazione è solo volontaria.

IL COMMENTO DI TORLIZZI (T-COMMODITY)

Anche Gianclaudio Torlizzi, analista dei mercati delle materie prime e fondatore di T-Commodity, pensa che sia necessario razionare i consumi energetici, perché le scorte non basteranno a rendere l’Italia indipendente dalle forniture russe, specie se l’inverno sarà rigido. “Vanno fermati i settori energivori non strategici”, ha dettoLa Stampa, “garantendo poi indennizzi, e obbligare i cittadini a ridurre i consumi”.

“Il problema”, aggiunge Torlizzi, “era e resta la bassa produzione [di gas, ndr]: servono infrastrutture, rigassificatori, nuove estrazioni”.

ANCHE CONFINDUSTRIA CHIEDE IL RAZIONAMENTO

Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, ha parlato a La Stampa del forte rischio di crisi per i settori industriali energivori come carta, vetro, ceramica e siderurgia. Ritiene gli incentivi stanziati dal governo inefficaci visto il continuo aumento dei prezzi dell’energia e invita piuttosto a “far scattare un piano serio di razionamento dei consumi”.

“Io credo”, ha spiegato, “che le industrie siano le ultime a dover essere fermate. Per il paese sarebbe drammatico, non possiamo permetterci di perdere i nostri clienti sui mercati internazionali. Bisogna partire dal taglio dei consumi nelle case, negli edifici pubblici, nei trasporti. Poi ciascuno deve fare la propria parte e anche noi siamo pronti: nelle fabbriche si possono ridurre molto i consumi senza chiudere”.

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