skip to Main Content

Bollette

Perché il prezzo del gas è (troppo) alto

I prezzi altissimi di gas ed elettricità minacciano la competitività (e forse la sopravvivenza) delle aziende italiane della ceramica, della metallurgia e del tessile. Ma il gas sale anche negli Stati Uniti. Tutti i dettagli.

 

Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica e imprenditore del settore, ha spiegato al Sole 24 Ore che in Italia il solo prezzo dell’energia supera l’intero costo di produzione di una piastrella in altre parti del mondo, o addirittura il prezzo di vendita.

“Ci sono aziende nel mondo che vendono piastrelle a sei euro al metro quadro”, ha detto; “quello che a noi costa ora l’energia”.

IL PREZZO DI GAS ED ELETTRICITÀ

Giovedì il prezzo del gas naturale ad Amsterdam – dove si trova il TTF, il punto di scambio virtuale di riferimento per il mercato europeo – ha raggiunto un nuovo record, scrive il quotidiano: 241 euro al megawattora. Il Prezzo unico nazionale dell’elettricità – o PUN, cioè il prezzo dell’energia elettrica sulla borsa italiana di riferimento – ha superato invece i 500 euro al MWh.

– Leggi anche: L’Italia sta sottovalutando la stangata in arrivo sulle bollette energetiche?

“CI FACCIAMO MASSACRARE”

“Serve un’azione drastica del governo sui distributori di energia”, ha proposto Savorani al Sole 24 Ore, “perché diversamente ci facciamo massacrare perdendo commesse, mercato, lavoro”.

Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di fonderia italiane, ha parlato similmente di situazione “ingestibile”.

I PROBLEMI DELLE FONDERIE

“Finora nella nostra fonderia siamo riusciti a ribaltare a valle gli aumenti rinegoziando i prezzi con i clienti, prima con una indicizzazione trimestrale, poi mensile”, ha detto Zanardi. “Ma questa è solo una soluzione temporanea perché nel medio termine tutti noi rischiamo di perdere clienti e commesse a vantaggio di paesi più competitivi: i crediti di imposta per gli energivori aiutano ma serve qualcosa di più strutturale, diversamente non siamo in grado di programmare nulla”.

Roberto Ariotti di Fonderie Ariotti ha raccontato al Sole 24 Ore che sta cercando di risparmiare avviando le fusioni dopo le ore 24, in modo da acquistare energia a prezzi più bassi. L’imprenditore teme però “una caduta della domanda a settembre, per ora contrastata da una corsa agli acquisti innescata dalla paura di nuove rotture della supply chain” che spinge le aziende a fare scorta di componenti e prodotti vari.

LA CRISI NEL SETTORE TESSILE

La crisi energetica è accusata anche dal settore tessile. Per esempio Alberto Candiani, presidente e amministratore delegato di Candiani, ha detto che “solo per pareggiare i rincari” della materia energetica “dovrei aumentare ancora del 20% i prezzi ma è impossibile, il mercato non me lo consentirebbe. Già ora siamo oltre i sette euro al metro quadro [di denim, ndr], con i produttori turchi attestati a quota quattro, poco più della metà”.

IL COMMENTO DI TABARELLI (NOMISMA)

Davide Tabarelli – professore di economia all’Università di Bologna e presidente della società di ricerca Nomisma Energia – ha fatto un paragone tra l’attuale crisi energetica, legata essenzialmente al gas, e quella del 1973, causata dai prezzi alti del petrolio.

A differenza di quella petrolifera degli anni Settanta che fu globale – sostiene Tabarelli -, quella del gas riguarda soprattutto l’Europa: “ieri il prezzo del TTF europeo ha chiuso ad un nuovo record oltre i 230 €/MWh, […] mentre negli USA è a 27 €/MWh, nove volte di meno. Da noi l’elettricità […] alle imprese costa oltre 40 €cent/kWh, mentre negli USA non supera i 10 €cent. Questa crisi peggiora drasticamente la competitività della nostra economia rispetto a quella degli Stati Uniti”.

IL PREZZO DEL GAS NEGLI STATI UNITI

Il prezzo del gas naturale è però in aumento anche negli Stati Uniti, che ne sono i maggiori produttori al mondo, oltre che indipendenti dalle forniture russe.

Martedì i contratti (futures) sono saliti del 7 per cento, arrivando a 9,3 dollari per milione di British termal unit (BTU): si tratta del valore più alto dal 1 agosto 2008 (in Europa sono a 70 dollari per milione di BTU). Mercoledì sono calati, ma rimangono comunque circa il 70 per cento più alti rispetto alla fine di giugno.

Confrontato con giugno 2020, quando la pandemia aveva paralizzato la quasi totalità dell’economia americana, l’aumento del prezzo del gas naturale è del 525 per cento.

LE CAUSE SECONDO GLI ANALISTI

La crescita è dovuta in parte all’elevata domanda di energia per il raffrescamento, viste le alte temperature, che ha intaccato le già basse scorte di gas. I prezzi – scrive CNN – potrebbero aumentare ancora in inverno, specialmente in caso di freddo intenso, perché il gas naturale è sia il combustibile principale per la generazione elettrica, sia quello più utilizzato per il riscaldamento domestico.

Gli analisti, inoltre, spiegano che anche la crisi europea sta contribuendo all’aumento dei prezzi del gas in America, pur non essendone la causa principale. Rob Thummel, senior portfolio manager a Tortoise Capital Advisors, ha detto alla CNN che “il gas naturale è diventata una materia prima globale con l’emergenza del GNL”, ovvero del gas liquefatto, richiestissimo dall’Europa per compensare la diminuzione dei flussi dalla Russia. Gli Stati Uniti ne sono i primi esportatori al mondo, E le aziende energetiche americane stanno intensificando le vendite ai paesi europei per trarre vantaggio dei prezzi molto alti nel Vecchio continente.Thummel fa anche notare come l’offerta di gas negli Stati Uniti non stia riuscendo a tenere il passo con la domanda.

I principali produttori di idrocarburi, infatti, risentono delle pressioni degli azionisti affinché riducano la spesa in nuove trivellazioni per concentrarsi sulla ripartizione dei dividendi.

In Europa la crisi del gas è dovuta innanzitutto alla diminuzione delle forniture provenienti dalla Russia, maggiore fornitrice dell’Unione europea con una quota del 40 per cento nel 2021. La diminuzione dei flussi, precedente all’invasione dell’Ucraina, si è fatta più seria con l’inizio della guerra e con l’imposizione delle sanzioni occidentali verso Mosca.

A spingere le quotazioni al rialzo anche l’offerta in calo per i tagli della Russia e la speculazione, sottolinea l’Agi. I prezzi sono stati guidati “dal poco vento (per l’energia eolica) e dagli alti costi per l’energia alimentata a carbone e gas”, hanno affermato gli analisti di Rystad Energy.

Back To Top