Mentre le aziende europee dell’energia eolica, da Orsted a Siemens Energy a Vestas, sono in difficoltà anche critiche, i maggiori costruttori cinesi di turbine si stanno rafforzando.
LE AZIENDE CINESI DI TURBINE EOLICHE SI RAFFORZANO IN PATRIA
Nel 2023, infatti, le tre principali aziende cinesi del settore – Goldwind, Envision e Windey, nell’ordine – hanno rappresentato più della metà delle turbine eoliche installate nel paese. In Cina Goldwind possiede una quota di mercato del 20 per cento, seguita dal 19 per cento di Envision e dal 13 per cento di Windey, stando a uno studio di BloombergNEF.
I NUMERI DELLE INSTALLAZIONI RINNOVABILI IN CINA
Solo l’anno scorso la Cina ha installato 77 gigawatt di energia eolica, un record – è il 58 per cento in più su base annua -, all’interno di una più generale espansione delle fonti rinnovabili nella quale rientrano anche 217 GW di nuova capacità solare. Secondo BloombergNEF, l’anno scorso la Cina è valsa da sola il 58 per cento delle installazioni di energia solare e il 60 per cento delle installazioni di energia eolica a livello globale.
IL CONTESTO INDUSTRIALE
Anche se il mercato interno è dominato da tre sole aziende, in Cina ci sono oltre dodici costruttori di turbine eoliche. Di conseguenza, gli spazi liberi per le società straniere sono minimi: tra queste, l’unica ad aver installato dei macchinari in Cina negli ultimi due anni è Vestas, danese, il nome più importante del settore a livello mondiale.
Nemmeno per i produttori cinesi, comunque, il contesto è troppo positivo, visto che l’aumento della concorrenza sta facendo scendere i prezzi delle turbine e intaccando i margini di profitto. Dopo che i prezzi medi delle turbine eoliche onshore (a terra) hanno raggiungo un record minimo verso la metà del 2023, BloombergNEF pensa che la redditività dei costruttori rimarrà probabilmente a rischio anche nel 2024.
LE TURBINE CINESI SONO UNA MINACCIA ALL’UNIONE EUROPEA?
La crescita delle aziende cinesi è una potenziale minaccia all’industria eolica europea, dato che le turbine made in China costano la metà di quelle occidentali e che potrebbero sempre più venire esportate all’estero per evitare la concorrenza sul mercato interno. Nel 2018 le società europee controllavano il 55 per cento del mercato eolico globale, ma nel 2022 sono calate al 42 per cento; nello stesso periodo, quelle cinesi sono cresciute dal 37 al 56 per cento.
L’economicità dei macchinari cinesi è dovuta anche al il dominio di Pechino sulla filiera del vento. Nell’eolico a terra, la Cina concentra nelle sue mani il 60 per cento della produzione mondiale delle pale, il 61 per cento delle navicelle e il 54 per cento delle torri che compongono le turbine; nell’eolico in mare, le quote sono rispettivamente dell’84 per cento, 72 per cento e 53 per cento. La Cina vale inoltre l’85 per cento della raffinazione globale di terre rare, un gruppo di metalli essenziali per i magneti inseriti nelle turbine.