Mentre rinnovabili e (soprattutto) gas si fanno strada nel mix energetico, il petrolio continua a giocare la parte del leone. Con gli Usa che soddisfano e continueranno a soddisfare buona parte della domanda.
Intanto è il prezzo del greggio a tenere acceso il dibattito energetico degli ultimi giorni: Donald Trump torna all’attacco per far abbassare il costo del barile, ma questa volta Arabia Saudita e Russia non sono pronte a soddisfare le richieste a stelle e strisce.
CRESCE LA DOMANDA
Partiamo dai numeri del rapporto Opec. L’industria petrolifera dovrà sborsare circa 11 trilioni di dollari nel corso dei prossimi due decenni per soddisfare la crescente richiesta mondiale di greggio: la domanda, infatti, crescerà di 7,3 milioni di barili al giorno tra il 2017 e il 2023, raggiungendo i 104,5 milioni di barili al giorno. Entro il 2040, l’OPEC crede che i consumi mondiali tocchino i 112 milioni di barili al giorno.
Tra i grandi consumatori anche Cina ed India.
SERVONO INVESTIMENTI
Garantire le risorse, però, significa investire pesantemente nel settore, recuperando il tempo passato. Tra il 2015 e il 2016, infatti, i Big Oil hanno diminuito le spese per la nuova produzione, per poi aumentarle nel 2017.
“Mentre gli investimenti sono aumentati leggermente nel 2017 rispetto ai due anni precedenti, e le aspettative per il 2018 sono ancora più alte, è fondamentale che, come settore, garantiamo che vi siano investimenti tempestivi e adeguati in modo da non provocare una carenza di approvvigionamento in futuro “, ha dichiarato il segretario generale dell’Opec, Mohammad Barkindo, nel World Oil Outlook dell’OPEC 2018
AGLI USA UN RUOLO IMPORTANTE
Eppure sarà un Paese non Opec a svolgere un ruolo primario sul mercato del futuro: gli Stati Uniti soddisferanno buona parte della crescente domanda di petrolio nel prossimo decennio. L’Opec, come scrive la CNBC, prevede che la produzione statunitense di petrolio greggio e altri liquidi affini crescerà da 14,4 milioni di barili al giorno (scorso anno) a 20,2 milioni di barili al giorno nel 2025. La materia prima arriverà principalmente dai campi di scisto della nazione.
Sempre il cartello, però, ritiene che la produzione americana raggiungerà il suo massimo nella seconda metà del 2020 e alla fine tornerà a circa 17 milioni di barili al giorno entro il 2040.
ARABIA SAUDITA E RUSSIA RESPINGONO RICHIESTE USA
Parlando di petrolio, poi, c’è anche un’altra questione che vivacizza il settore in questi giorni: quello del costo al barile.
Proprio nelle scorse ore, l’Arabia Saudita leader dell’Opec e il suo maggiore alleato al di fuori del Cartello, la Russia, hanno escluso qualsiasi ulteriore aumento della produzione di greggio. La richiesta di cifre più alte arrivava da Donald Trump, che ha l’obiettivo di spingere al ribasso i prezzi del petrolio, raffreddando il mercato.
Un nuovo aumento di produzione “Non inciderebbe sui prezzi”, ha detto ai giornalisti il ministro saudita dell’energia Khalid al-Falih quando i ministri dell’Epec e dell’Opec non-OPEC si sono riuniti ad Algeri per un incontro che si è concluso senza una raccomandazione formale per un ulteriore impulso di offerta.