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Fossili

Ecco perché il prezzo del petrolio zampillerà

Dal Venezuela a Trump, in attesa dell’Opec: tutto quello che peserà sul prezzo del petrolio. Articolo di Giusy Caretto La crisi del Venezuela fa crescere il prezzo del petrolio. Ieri, la seduta si è chiusa con un rialzo di oltre il 2%, che ha riportato il Brent a 77,32 dollari e il Wti a 65,95…

La crisi del Venezuela fa crescere il prezzo del petrolio. Ieri, la seduta si è chiusa con un rialzo di oltre il 2%, che ha riportato il Brent a 77,32 dollari e il Wti a 65,95 dollari.

Verso una corsa al rialzo definitivo? Troppo presto per dirlo: sulle quotazioni pesano le pressioni americane ad Opec e Russia e le stesse Riad e Mosca, che si sono dette pronte, nei giorni scorsi, ad aumentare la produzione.

Tutto dipenderà dalla riunione Opec che si terrà il 22 giugno a Vienna.

AUMENTARE LA PRODUZIONE

Risale a qualche settimana fa l’annuncio di Arabia Saudita e Russia, principale alleato non Opec, di voler aumentare gradualmente l’offerta di greggio, dopo che i tagli si sono spinti ben oltre gli obiettivi iniziali, facendo tornare al punto di equilibrio le scorte nei Paesi Ocse.

LA PRESSIONE DI TRUMP

A desiderare un aumento della produzione è anche Donald Trump, che su Twitter aveva accusato l’Opec e i suoi alleati di mantenere i prezzi del petrolio “artificialmente molto alti”. Alla denuncia su Twitter sarebbero seguiti, secondo indiscrezioni, anche dei colloqui tra l’amministrazione Usa e i Paesi del Cartello.

LA CRISI DEL VENEZUELA

Le esportazioni di Caracas, ridotte del 40% nell’ultimo anno, continuano a diminuire, togliendo al mercato, giornalmente, almeno mezzo milione di barili. E così, i clienti vedono ridursi drasticamente il petrolio importato. La situazione sembrerebbe talmente difficile che la  compagnia statale Pdvsa starebbe valutando se ricorrere alla clausola di forza maggiore sulle consegne, chiedendo deroghe, come racconta Reuters, su volumi e modalità di consegna (i clienti dovrebbero prelevare il greggio da una petroliera in mare aperto). Nei gironi scorsi  l’indiana Reliance, la russa Lukoil, le americane Chevron, Conoco e Valero, la thailandese Tipco e la svedese Nynas hanno visto ridurre le forniture.

Ai problemi che la crisi del Paese porta con sé, si aggiungono anche un ingorgo di navi al largo del Venezuela, che provoca ritardi nelle spedizioni e le manutenzioni all’impianto di trattamento PetroPiar, partecipato da Chevron.

IL 22 GIUGNO IL VERTICE OPEC

Su quello che accadrà e che sarà il futuro mercato del petrolio si saprà qualcosa in più solo l’11 giugno, al prossimo vertice dell’Opec a Vienna. A pesare sulla decisione saranno certamente le interferenze di Washington e Caracas: si profila una riunione densa di tensioni.

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