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Movimento

Perché le trivelle stanno facendo vedere le stelle a Luigi Di Maio. Fatti, polemiche e rumors

Fatti, nomi, commenti, polemiche e indiscrezioni sul caso trivelle

Da dove nasce la polemica sulle trivelle e il corto circuito con le regioni, in particolare con il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che annuncia un ricorso e parla di “ipocrisia politica”? Nasce lo scorso 31 dicembre 2018, quando è stata pubblicata sul Buig (il Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) l’autorizzazione per tre nuovi permessi di ricerca petrolifera a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado. Le richieste del gruppo americano amministratore da Randall Thompson (qui le informazioni sul gruppo) risalgono una al 2016 e le altre due al 2017.

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LA REPLICA DEL MINISTRO DI MAIO

“Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. E’ una bugia. Queste ricerche di idrocarburi (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal Ministero dell’Ambiente del Ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato”, ha risposto il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

L’AZIONE DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE

Sulla stessa lunghezza d’onda il titolare del dicastero dell’Ambiente, Sergio Costa, voluto dal Movimento 5 Stelle. Costa ha annunciato ieri di essere al lavoro assieme al Mise per inserire nel dl Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti. “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione”.

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I PROSSIMI PASSI

Ma anche il Mise assicura che l’iter di rigetto per fermare i 7 permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia è stato già avviato. Il sottosegretario Davide Crippa (M5s) precisa che “lasciando da parte inutili e sterili polemiche” è disponibile ad incontrare le associazioni convinto “che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni”.

LE PROTESTE DI EMILIANO E DEI VERDI DI BONELLI

I Verdi di Angelo Bonelli contestano: con la legge di Bilancio Luigi Di Maio avrebbe potuto abrogare l’art. 38 della legge Sblocca Italia, “voluta da Renzi che consente di unificare l’autorizzazione di ricerca con la concessione ad estrarre idrocarburi”.

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LA RISPOSTA DELL’EX MINISTRO CALENDA

A tutti, e in particolare al suo predecessore Di Maio, ha risposto l’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

I SUBBUGLI GRILLINI SUI BUROCRATI

Ma le polemiche, tra i pour parler dei pentastellati, lambiscono il capo di gabinetto del Mise, Vito Cozzoli, come scrive oggi Repubblica. Cozzoli, grand commis di Stato di lungo corso, con relazioni consolidate bipartisan (dai grillini a Maria Elena Boschi passando per Gianni Letta), è tra l’altro animatore e presidente di Amerigo, l’associazione “che riunisce gli alumni italiani dei Programmi di scambi culturali internazionali promossi, nelle loro varie articolazioni, dal Dipartimento di Stato Usa”. Per questo, sull’amerikano Cozzoli si appuntano le dietrologie di alcuni settori del Movimento 5 Stelle. Dietrologie che vanno di pari passo con altri rumors – di diverso segno – visto che Di Maio nonostante il forcing Usa contro Huawei intrattiene relazioni più che cordiali con il gruppo cinese attivo in Italia anche nel 5G (e che lavora anche gruppi italiani come Poste Italiane, Leonardo-Finmeccanica e Tim, per citarne solo alcuni; qui l’approfondimento di Start Magazine).

LA DIFESA DI LUIGI DI MAIO

A difendere comunque l’operato della struttura del Mise è stato lo stesso vicepremier e capo politico del Movimento 5 Stelle, quando ieri ha detto: “A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato”, ha tenuto a precisare il ministro Di Maio.

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