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Alluminio

Alluminio, perché Usa e Ue traccheggiano sulle sanzioni alla Russia?

La società norvegese dell'alluminio Norsk Hydro chiede all'Europa di imporre sanzioni sull'alluminio russo. Bruxelles finora ha preferito non procedere, e così Washington, temendo ripercussioni troppo severe. Tutti i dettagli

Norsk Hydro, società norvegese che si occupa di alluminio e di energie rinnovabili, ha invitato l’Europa a imporre sanzioni sul metallo prodotto in Russia.

COSA HA DETTO LA CEO DI NORSK HYDRO

Intervistata da Bloomberg, l’amministratrice delegata Hilde Merete Aasheim ha detto che l’industria europea dell’alluminio “sta soffrendo davvero per la guerra”, che ha aggravato la crisi dei prezzi dell’energia, facendo salire di molto i costi di produzione. A suo dire, “c’è un paradosso: alcuni produttori si sono auto-sanzionati in termini di metallo russo, mentre altri stanno acquistando metallo russo e guadagnando dalla guerra in molti modi”.

NIENTE SANZIONI SULL’ALLUMINIO RUSSO

Né l’Europa né gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni sull’alluminio russo, temendo contraccolpi importanti sulla disponibilità internazionale del metallo dato il grande peso di Mosca sul settore: la Russia è infatti la seconda maggiore produttrice di alluminio al mondo, dopo la Cina.

CHI RIFIUTA L’ALLUMINIO RUSSO

Pur non essendo soggetto a sanzioni, alcune aziende si stanno comunque rifiutando di acquistare alluminio russo: è il caso della stessa Norsk Hydro, ma anche l’americana Novelis ha escluso i produttori russi da un appalto per la fornitura del metallo ai suoi stabilimenti in Europa. Alcoa, la maggiore produttrice di alluminio negli Stati Uniti, ha chiesto alla London Metal Exchange (la principale borsa dei metalli, con sede a Londra) di escludere il metallo russo dagli scambi.

LA SITUAZIONE DI NORSK HYDRO

Norsk Hydro gestisce il più importante impianto europeo di alluminio primario e la più grande raffineria di allumina (un ossido utilizzato per la produzione di alluminio) al mondo, in Brasile. A settembre la società ha deciso di ridurre i livelli produttivi di due fonderie in Norvegia a causa della minore domanda del mercato; ad agosto aveva annunciato la chiusura dell’impianto di alluminio di Slovalco (di cui possiede il 55,3 per cento) in Slovacchia.

– Leggi anche: Come zampillano gli affari della Norvegia col gas per l’Ue

LE CONSEGUENZE DELLE SANZIONI SULL’ALLUMINIO RUSSO

In una nota, la banca Goldman Sachs aveva dichiarato che “in uno scenario di sanzioni sull’alluminio russo, il mercato occidentale dell’alluminio sarebbe esposto a una stretta estrema” dell’offerta. I prezzi, di conseguenza, salirebbero molto.

Chaos Ternary, un istituto di ricerca con sede a Shanghai, aveva scritto che “lo scenario peggiore è che l’Europa e gli Stati Uniti blocchino l’alluminio russo. L’alluminio russo bloccato”, nel senso di impossibilitato ad accedere ai mercati americano ed europeo, “si riverserà molto probabilmente in Cina, India e altrove, seguito dalle esportazioni cinesi di prodotti di alluminio in Europa e negli Stati Uniti per colmare il divario”.

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