Meta Platforms, la società madre di Facebook, ha presentato una richiesta di 1-4 gigawatt di nuova capacità energetica da fonte nucleare negli Stati Uniti per l’inizio degli anni 2030: questi reattori serviranno a garantire una fornitura abbondante e costante di elettricità a emissioni zero ai centri dati dell’azienda.
LA DOMANDA ENERGETICA DEI DATA CENTER
I data center – ovvero le infrastrutture fisiche alla base del funzionamento dei software di intelligenza artificiale e dei sistemi di cloud computing – sono molto energivori, al punto da essere tra i responsabili principali della crescita della domanda elettrica negli Stati Uniti dopo un lungo periodo di stagnazione. Il dipartimento dell’Energia prevede che, nel giro di qualche anno, i centri dati contribuiranno a far aumentare del 15 per cento la domanda netta di elettricità sulla rete americana.
L’Agenzia internazionale dell’energia aveva scritto invece che i data center rappresenteranno un terzo del nuovo fabbisogno energetico negli Stati Uniti fino al 2026. A livello globale queste strutture potrebbero raggiungere un consumo elettrico totale superiore a 1000 terawattora nel 2026, rispetto ai 460 TWh del 2022. “Questa domanda è grossomodo equivalente al consumo di elettricità del Giappone”, ha aggiunto l’organizzazione.
NON SOLO META: LE BIG TECH AMERICANE VOGLIONO IL NUCLEARE
Meta non è l’unica, tra le Big Tech statunitensi, a stare puntando sul nucleare per soddisfare il grande fabbisogno energetico dell’intelligenza artificiale.
Per esempio, aveva fatto molto parlare l’accordo di compravendita energetica tra Microsoft e Constellation Energy che porterà alla riattivazione di un reattore della centrale di Three Mile Island; successivamente, Google si è accordata con Kairos Power per usare l’elettricità generata dai piccoli reattori modulari che verranno costruiti dalla startup, mentre Amazon ha investito in X-energy, un’altra azienda specializzata negli small modular reactors.
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I CENTRI DATI SARANNO COSTRUITI “ACCANTO ALLE CENTRALI NUCLEARI”, DICEVA META
Le centrali nucleari – si diceva- consentono di produrre elettricità a basso costo e in maniera continuativa, cioè indipendentemente dalle condizioni meteo; la fase di realizzazione di questi impianti è però costosa e può subire ritardi. I reattori modulari, inoltre, sono una tecnologia promettente ma ancora in via di sviluppo, e dunque non disponibile a livello commerciale.
Meta ha detto che prenderà in considerazione sia i grandi reattori tradizionali, sia quelli piccoli e modulari.
Yann LeCun, chief AI scientist di Meta, aveva scritto su X già a settembre che “i centri dati per l’intelligenza artificiale saranno costruiti accanto a siti di produzione di energia in grado di produrre continuamente elettricità a basso costo e a basse emissioni su scala gigawatt. In pratica, accanto alle centrali nucleari”.
INTANTO, LA FRANCIA…
L’utilizzo del nucleare per alimentare i centri dati potrebbe non riguardare soltanto gli Stati Uniti – primi al mondo per capacità energetica atomica e sede delle maggiori compagnie tecnologiche -, ma anche l’Europa.
In Francia la società nucleare statale Edf è in trattativa con tre aziende (non è stato rivelato quali) per alimentare i loro progetti sui data center da 1 GW. In Francia, finora, i centri dati hanno richiesto soltanto 100-200 MW.