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Litio

La Russia resterà senza litio?

Con la sospensione delle esportazioni di Argentina e Cile, alla Russia non rimane che la Bolivia per rifornirsi di litio grezzo. Il metallo è fondamentale per le batterie, ma Mosca non possiede capacità estrattive. Tutti i dettagli

 

Nel corso di un dibattito al Consiglio federale, la camera alta del parlamento russo, Vladislav Demidov – viceresponsabile del dipartimento dei metalli al ministero dell’Industria e del commercio – ha detto che l’Argentina e il Cile hanno sospeso le esportazioni di litio grezzo alla Russia.

COSA HA DETTO DEMIDOV

“La Russia non produce litio grezzo. La materia prima”, ha spiegato il funzionario, “arriva come carbonato di litio principalmente da Cile, Argentina, Cina e Bolivia”.

Dato però che le forniture provenienti dall’Argentina e dal Cile sono state sospese, “la possibilità adesso è di ottenere le materie prime dalla sola Bolivia”. Ha aggiunto che la Cina potrebbe teoricamente inviare litio alla Russia, ma anche lei sta avendo a che fare con una “carenza drammatica”.

CHI PRODUCE IL LITIO

Il litio è un metallo spesso inserito nel raggruppamento dei critical minerals, ovvero quelle materie prime cruciali per le transizioni energetica e digitale la cui disponibilità globale è limitata o legata a questioni geopolitiche. Il litio, nello specifico, è fondamentale per le batterie che alimentano i veicoli elettrici e che immagazzinano l’elettricità in eccesso prodotta dagli impianti di energia rinnovabile intermittente (le turbine eoliche e i pannelli solari fotovoltaici).

Il principale produttore di litio nel 2021 era l’Australia, con oltre 50mila tonnellate, seguita a distanza dal Cile (26mila) e dalla Cina (14mila); al quarto posto, ma con un divario di output significativo, c’è l’Argentina (6mila). Anche la Bolivia possiede riserve importanti. Il primo produttore europeo di litio è il Portogallo.

La Cina è il maggiore consumatore di litio al mondo.

COSA STA FACENDO LA RUSSIA

Demidov ha tuttavia specificato che la Russia possiede capacità di raffinazione del litio, e le aziende stanno lavorando la materia prima da destinare sia al mercato interno che all’esportazione. Ha aggiunto che ci sono, sulla carta, dei progetti di estrazione su litio, ma la loro autorizzazione ha bisogno di essere velocizzata.

Stando alle sue previsioni, la produzione mineraria (in fase pilota) potrebbe iniziare nel giro di un anno, localizzata principalmente nelle regioni di Murmansk (nel nord-ovest della Russia) e di Transbaikal (nell’est).

L’ACCORDO DI URANIUM ONE IN ARGENTINA

Lo scorso novembre la Uranium One, una sussidiaria della società nucleare statale russa Rosatom, ha firmato un accordo in Argentina per lo sviluppo di un deposito di litio nel Tolillar, nella provincia argentina di Salta: si trova all’interno del cosiddetto “triangolo del litio” del Sudamerica.

Uranium One parlò di un progetto “strategicamente importante” per Rosatom.

L’accordo prevedeva, da parte di Uranium One, l’acquisizione di una quota del 15 per cento (a un prezzo di 30 milioni di dollari) del progetto dell’azienda canadese Alpha Lithium a Tolillar. La società russa si riservava la possibilità di aumentare la partecipazione al 50 per cento (per 185 milioni) e di garantirsi il diritto di acquisto dell’intera produzione del sito.

IL DISTACCO DALLA RUSSIA

Dopo l’invasione dell’Ucraina e l’imposizione delle sanzioni, alcune compagnie minerarie hanno preso le distanze dalla Russia. L’anglo-australiana Rio Tinto, ad esempio, ha annunciato la rescissione dei legami con le imprese russe; la canadese Kinross Gold ha sospeso le operazioni in territorio russo.

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