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Pensione

Biden punirà l’Arabia Saudita per i tagli al petrolio?

L'amministrazione Biden potrebbe rivedere i rapporti tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita dopo i tagli dell'Opec alla produzione di petrolio. In ballo ci sono anche le vendite di armi. Tutti i dettagli.

Intervistato dalla CNN, il coordinatore delle comunicazioni strategiche del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha anticipato l’intenzione del presidente Joe Biden di ricalibrare i rapporti con l’Arabia Saudita dopo l’annuncio dell’OPEC+ – il cartello petrolifero guidato da Riad e dalla Russia – sui tagli alla produzione di greggio.

Il Consiglio per la sicurezza nazionale è un organo di consulenza alla Casa Bianca su questioni di sicurezza nazionale e di politica estera. L’Arabia Saudita – al di là delle frizioni e delle divergenze sistemiche – è un’importante partner americana sulla sicurezza in Medioriente, e il mantenimento di questo rapporto è strategicamente utile a Washington per consentirne il (parziale) disimpegno dalla regione.

LE PROPOSTE (ESTREME) DEL PARTITO DEMOCRATICO

Kirby ha detto di credere che “il presidente [Biden, ndr] sia stato molto chiaro sul fatto che si tratta di un rapporto che dobbiamo continuare a rivalutare e che dobbiamo essere disposti a rivedere. E certamente, alla luce della decisione dell’OPEC, penso che sia questo il suo punto di vista, e che sia disposto a lavorare con il Congresso per riflettere su come dovrebbe essere questo rapporto in futuro”.

Nei giorni scorsi dal Partito democratico sono arrivate varie proposte di ritorsioni estreme contro Riad. Il deputato Tom Malinowski, ad esempio, ha invitato l’amministrazione Biden a ridurre la presenza militare americana in Arabia Saudita in un’ottica di “dente per dente”. Chuck Schumer, il capo della maggioranza al Senato, ha invece criticato i sauditi per essersi alleati con la Russia di Vladimir Putin. Il presidente della commissione Affari esteri del Senato, Bob Menendez, ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero troncare del tutto i rapporti con Riad.

COSA FARÀ BIDEN CONTRO I TAGLI DELL’OPEC+?

L’annuncio dell’OPEC+ di ridurre la propria produzione petrolifera di 2 milioni di barili al giorno è stata accolta molto male da Biden, che ha detto di essere “deluso” dalla decisione del gruppo. Una decisione che non solo va a cancellare i ridotti – praticamente insignificanti – aumenti dell’output concordati dal cartello poco dopo la visita del presidente in Arabia Saudita, lo scorso luglio; ma che soprattutto rischia di far crescere i prezzi internazionali del greggio a poche settimane dalle elezioni di metà mandato. Il costo del carburante, che si lega a quello del petrolio, è una delle preoccupazioni principali degli elettori.

Non è chiaro quale sarà la risposta dell’amministrazione Biden ai tagli dell’OPEC+. Nei mesi scorsi, per favorire l’abbassamento dei prezzi domestici della benzina, è stato ordinato il rilascio sul mercato di un gran numero di barili di petrolio dalla riserva strategica. Il proseguimento di questa politica non sembra probabile, benché dalla Casa Bianca siano arrivate dichiarazioni contrastanti.

COME VA IL PREZZO DEL PETROLIO

Nonostante l’annuncio dell’OPEC+, comunque, il prezzo del greggio ha ripreso a scendere: si tratta forse di un segnale che i timori del mercato per una recessione economica mondiale superano quelli sulla carenza di offerta. Martedì i prezzi del Brent e del WTI – il riferimento europeo e americano, rispettivamente – sono appunto calati entrambi del 2 per cento, posizionandosi a 94,2 e a 89,3 dollari al barile.

LE RIPERCUSSIONI POLITICHE PER L’ARABIA SAUDITA

L’amministrazione Biden potrebbe decidere di allontanare gli Stati Uniti dall’Arabia Saudita, percependola come una partner inaffidabile. Una mossa del genere avrebbe l’effetto di modificare drasticamente la politica estera di Washington in Medioriente, che ha proprio in Riad uno dei suoi perni.

Pare addirittura che la Casa Bianca stia mettendo in discussione la fornitura di armamenti al paese, quando solo ad agosto aveva approvato una possibile vendita di missili terra-aria Patriot MIM-104E dal valore di 3 miliardi di dollari. Di solito, queste vendite di armi rispondono all’obiettivo di contenere la presenza militare dell’Iran – ostile all’Arabia Saudita, a Israele e agli Stati Uniti stessi – in Medioriente.

UN ERRORE DI CALCOLO?

L’amministrazione Biden potrebbe insomma dare una risposta politica a una mossa di natura economica, quale appunto è l’accordo sui tagli dell’OPEC+.

La decisione del cartello, infatti, pur danneggiando l’interesse americano e sostenendo quello russo, non risponde a logiche “punitive” nei confronti della Casa Bianca ma a valutazioni di mercato. Prevedendo l’arrivo di una recessione che farebbe crollare domanda e valore del greggio, cioè, l’OPEC+ ha scelto di agire d’anticipo, cercando di invertire l’andamento dei prezzi dei barili per garantirsi introiti più ricchi adesso, prima del peggioramento del quadro economico globale.

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