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Tutti gli annunci (anti-cinesi?) di Biden sui pannelli solari

Biden esenterà dai dazi i pannelli solari importati dal Sud-est asiatico per due anni, stimolando nel contempo la manifattura americana con una legge apposita. La Casa Bianca ha degli impegni climatici da rispettare, ma non vuole perdere la competizione industriale con la Cina. Tutti i dettagli.

 

Come anticipato da Reuters, oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden annuncerà un periodo di esenzione dai dazi di ventiquattro mesi per i pannelli solari provenienti da quattro paesi del Sud-est asiatico: Cambogia, Malaysia, Thailandia e Vietnam. Insieme, queste nazioni rappresentano circa l’80 per cento delle forniture americane di questi dispositivi.

L’INDAGINE DEL DIPARTIMENTO DEL COMMERCIO

L’annuncio di Biden dovrebbe servire a risolvere un problema di approvvigionamento che sta rallentando le installazioni di capacità fotovoltaica negli Stati Uniti, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici della Casa Bianca nei tempi previsti: il presidente vorrebbe dimezzare le emissioni americane di gas serra entro il 2030 e alimentare la rete elettrica esclusivamente con fonti di energia pulita entro il 2035.

L’industria solare americana è estremamente dipendente dai pannelli asiatici. A marzo, però, il dipartimento del Commercio – su reclamo di un’azienda manifatturiera californiana, Auxin Solar – ha aperto un’indagine sugli apparecchi provenienti da Malaysia, Vietnam, Thailandia e Cambogia per verificare che dietro a quei paesi non si nasconda in realtà la Cina. Il sospetto, cioè, è che Pechino sfrutti il Sud-est asiatico come “base” produttiva per entrare nel mercato statunitense aggirando i dazi sui dispositivi fotovoltaici cinesi (arrivano fino al 250 per cento).

DAZI RETROATTIVI

Se l’indagine dovesse provare la “manovra” cinese – un primo verdetto ci sarà a fine agosto –, allora l’amministrazione Biden potrebbe applicare dazi anche sui pannelli solari provenienti dal Sud-est asiatico: le tariffe saranno retroattive e ammonteranno a un massimo di 3,6 miliardi di dollari, secondo una stima della società di consulenza energetica Rystad Energy.

Una fonte ha spiegato a Reuters che Washington potrebbe applicare dazi sui pannelli asiatici una volta terminato il periodo di due anni, rimuovendone però il carattere retroattivo.

PROGETTI SOLARI A RISCHIO

Il timore dei dazi ha spinto molte società americane che installano il fotovoltaico sui terreni e sui tetti delle case a sospendere o cancellare molti progetti. Nel 2022 erano previsti 27 gigawatt di nuova capacità solare, ma a causa delle politiche dell’amministrazione se ne realizzeranno forse solo 10, sostiene Rystad.

TARGET CLIMATICI E OBIETTIVI INDUSTRIALI

La dipendenza dai pannelli asiatici ha diviso l’industria solare americana e portato alla luce tutte le difficoltà del piano di Biden per l’energia pulita e il rimpatrio delle filiere strategiche. Da una parte ci sono le piccole imprese manifatturiere statunitensi che fabbricano pannelli (come Auxin Solar, che ha dato il via all’indagine): non riescono a reggere la concorrenza cinese e asiatica, e vedono perciò nei dazi un’opportunità di crescita. Dall’altra parte ci sono le società energetiche che sviluppano i progetti fotovoltaici e che hanno bisogno di tanti apparecchi a basso costo.

Per venire incontro a queste ultime – senza di loro la transizione ecologica è irrealizzabile -, Biden esenterà i pannelli cambogiani, malesi, thailandesi e vietnamiti dai dazi. Per non dimenticare le prime, invece – l’America vuole guadagnare capacità manifatturiera di tecnologie strategiche -, invocherà il Defense Production Act: è una legge del 1950 che servirà stavolta a stimolare la produzione americana di pannelli e di componentistica per le energie pulite, attraverso prestiti e sovvenzioni alle imprese. Biden l’ha già invocata a fine marzo per favorire la produzione di minerali critici per le batterie (litio, nichel, grafite, cobalto) negli Stati Uniti. Anche in quel caso, l’obiettivo era riguadagnare terreno rispetto alla Cina, che controlla le filiere di queste materie prime essenziali.

COSA PENSANO GLI OPERATORI DI SETTORE

In un comunicato Abigail Ross Hopper, presidente della SEIA, l’associazione che riunisce gli attori del settore solare statunitense, ha definito l’annuncio di Biden sui dazi “una tregua necessaria da questa indagine che sta schiacciando l’industria”. “Durante la finestra di due anni di sospensione delle tariffe”, ha aggiunto, “l’industria solare statunitense può tornare a un rapido dispiegamento, mentre il Defense Production Act aiuta a far crescere la manifattura solare americana”.

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