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Aziende Petrolio

Jennifer Granholm, che cosa farà la nuova segretaria dell’Energia negli Usa

Jennifer Granholm, prossimo ministro dell'Energia nell'amministrazione Biden negli Usa conosce bene il settore delle auto elettriche. Ecco perché

 

Questa settimana sono stati rivelati altri nomi che andranno a comporre (o potrebbero) l’amministrazione di Joe Biden, il presidente eletto degli Stati Uniti che inizierà il suo mandato il prossimo 20 gennaio. Se quelle presentate a fine novembre erano tutte legate alla sicurezza nazionale e alla politica estera, stavolta le nomine hanno invece a che fare con un tema che si immagina centrale nell’agenda di governo di Biden: l’energia.

CHI SONO I NOMINATI

Pete Buttigieg, ex-sindaco di South Bend e candidato alla presidenza, è stato nominato segretario dei Trasporti. Gina McCarthy, ex-amministratrice dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), è stata scelta per guidare le politiche domestiche sul clima. L’ex-governatrice del Michigan Jennifer Granholm è stata nominata segretaria dell’Energia. Micheal Reagan è stato nominato amministratore dell’EPA. Brenda Mallory andrà infine a coordinare il Consiglio sulla qualità ambientale.

Si tratta di cariche fondamentali per la realizzazione del piano climatico di Biden da circa 2mila miliardi di dollari che prevede – tra le altre cose – l’azzeramento delle emissioni nette americane entro il 2050, investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie per le energie “pulite” ma anche incentivi alla mobilità elettrica. Biden ha detto chiaramente di volere “una transizione dall’industria petrolifera”, ma vieterà l’estrazione di greggio e gas solo sui terreni federali e non su quelli privati e statali.

CHI È JENNIFER GRANHOLM

Tra tutte, la nomina più commentata è stata quella di Jennifer Granholm a segretaria dell’Energia.

Granholm ha 61 anni, è nata in Canada ma si è trasferita negli Stati Uniti, in California, all’età di quattro anni. È iscritta al Partito democratico e attualmente insegna legge alla School of Law di Berkeley. In passato è stata prima procuratrice generale del Michigan (dal 1999 al 2003) e poi governatrice (dal 2003 al 2011).

Granholm ha già lavorato assieme a Biden nel 2009, durante la Grande recessione – lei era governatrice del Michigan, lui vicepresidente nell’amministrazione di Barack Obama –, ad un piano di salvataggio dell’industria delle automobili: proprio la città di Detroit, in Michigan, è stata a lungo uno dei grandi centri mondiali del settore automobilistico ma da decenni si trovava in una fase di declino demografico ed economico, poi sfociata nella bancarotta del 2013.

Il Washington Post, citando una fonte anonima vicina al team del presidente eletto, ha scritto che Biden riconosce a Granholm il merito di aver contribuito a salvare il settore dell’auto e i suoi tanti occupati. Il New York Times la descrive come una governatrice capace, che ha guidato per due mandati uno stato in un momento complicato e che ha contribuito a stilare un piano di riconversione dell’industria automobilistica verso la mobilità elettrica.

LE AUTO ELETTRICHE

Il settore dei trasporti è quello che emette più gas serra negli Stati Uniti. Nel suo piano per il clima Biden ha promesso di aumentare il numero di veicoli elettrici sulle strade americane – ad oggi ce ne sono circa un milione – attraverso incentivi all’acquisto e la realizzazione di 550mila nuove stazioni di ricarica pubbliche entro il 2030.

Visto il suo background, Granholm potrebbe allora favorire la realizzazione di queste intenzioni. Tra l’altro, oltre ad essere una nota promotrice della mobilità a zero emissioni, Granholm è anche attenta alle implicazioni per la sicurezza nazionale e per l’occupazione connesse alla filiera delle auto elettriche. Sostiene ad esempio che gli Stati Uniti rischiano di farsi sorpassare da altri paesi – la Cina è già leader nella produzione di batterie agli ioni di litio – se non investiranno nello sviluppo di tecnologie per le energie alternative.

Ha dichiarato che nel mondo esiste già una domanda di “prodotti puliti” come le auto elettriche, che potrebbe tradursi nella creazione di nuovi posti di lavoro “ben pagati” per gli americani. Ma se gli Stati Uniti non riusciranno a soddisfare questa richiesta, i consumatori si rivolgeranno altrove: in Europa o in Cina.

A COSA SERVE DAVVERO IL DIPARTIMENTO DELL’ENERGIA

Granholm conosce bene il settore delle auto elettriche. Non ha esperienza però in un campo che assorbe gran parte – il 75 per cento – del bilancio del dipartimento dell’Energia: il nucleare.

È possibile che con Biden il focus del dipartimento dell’Energia si sposterà almeno parzialmente verso l’elettrificazione del parco veicoli. Il compito principale del dipartimento è tuttavia il mantenimento e la protezione del programma nucleare americano, sia civile che militare.

Anche l’energia nucleare – che non produce emissioni di anidride carbonica – avrà però un ruolo nel raggiungimento della neutralità carbonica al 2050. Nel piano climatico di Biden si parla appunto di promuovere lo sviluppo di reattori nucleari modulari, che hanno dimensioni inferiori a quelli convenzionali e sono meno complessi da assemblare; è una tecnologia però non ancora affermata.

La sfida dell’amministrazione Biden sarà appunto questa: non soltanto investire nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per le energie pulite – le rinnovabili, le batterie, l’idrogeno, la cattura del carbonio, il nucleare –, quanto assicurarsi che tutte queste tecnologie diventino convenienti da un punto di vista economico. Alcune di queste, come quelle per l’eolico e il fotovoltaico, lo sono già; mentre altre, come l’idrogeno verde, no.

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