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Piano Minerario

Vi spiego perché l’Italia deve dotarsi di un piano minerario

L'Italia ha bisogno di un Piano nazionale minerario per garantire l'approvvigionamento di metalli all'industria. La proposta di Gianclaudio Torlizzi, esperto di materie prime e consigliere del ministro della Difesa.

Nel determinare un aumento significativo della domanda di metalli, la transizione energetica alimenterà l’intensificazione dell’attività mineraria, in maniera analoga a quella a cui si è assistito durante l’impennata dell’economia cinese dopo l’ingresso nella WTO. La combinazione data dai rischi di approvvigionamento e aumento dei consumi in vista dell’attuazione delle politiche climatiche impone che venga ideato un Piano Nazionale Minerario al fine di garantire un livello soddisfacente di approvvigionamento all’industria italiana, il cui fabbisogno di metalli registrerà un’importante crescita dai valori registrati negli ultimi anni (figura). Dotarsi, inoltre, di una filiera estrattiva e di raffinazione di metalli significa fornire al Paese una fonte di vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza internazionale.

Uso italiano di metalli raffinati.

IL PIANO NAZIONALE MINERARIO, PER PUNTI

Il Piano Nazionale Minerario dovrebbe ruotare sui seguenti elementi costitutivi:

  • Aumento della produzione nazionale di metalli raffinati. Il primo passo da compiere in tal senso è una mappatura geologica del Paese. L’individuazione dei giacimenti da sfruttare dovrà andare di pari passo con l’aggiornamento delle normative che regolano l’attività mineraria ferme al Regio Decreto N° 1443 del 1927, successivamente modificato in modo da includere, tra gli anni Ottanta e Novanta, le Regioni che, con la sola eccezione del petrolifero ancora sotto la giurisdizione dello Stato centrale. Lo Stato dovrà riconoscere l’importanza dell’attività mineraria, nella tutela dell’interesse nazionale, intervenendo (ed intervenire) attivamente nella strategia di approvvigionamento.
  • Incentivo all’attività di riciclo e disincentivo all’export di rottame ferroso e non ferroso. L’attività estrattiva dovrà andare di pari passo con lo sviluppo dell’attività di riciclo. È, inoltre, opportuno che l’Italia si faccia portavoce in Europa per l’adozione di un meccanismo che disincentivi l’export di una delle poche materie prime di cui dispone: il rottame, fondamentale per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione nel comparto siderurgico e dei metalli.
  • Diversificazione dei Paesi fornitori con accordi government to government. In un’ottica di de-risking dalla Cina è opportuno che vengano stipulati accordi quadro per facilitare la fornitura di minerali e metalli raffinati da Paesi con i quali c’è stato finora un basso interscambio. Canada e Australia rappresentano in tal senso degli ottimi candidati in ragione della forte disponibilità di minerali e metalli nel rispettivo sottosuolo e della collocazione geostrategica.
  • Creazione di campioni nazionali, anche in joint venture con gruppi minerari stranieri, per lo sfruttamento minerario nazionale e internazionale. Il gap che il Paese si troverà ad affrontare nei prossimi anni nel perseguimento delle politiche Net Zero non sarà solo sul fronte della disponibilità mineraria e attività di raffinazione, ma anche quello della reperibilità dei capitali finanziari necessari e delle competenze. Occorre pertanto incentivare lo sviluppo non solo delle realtà produttive italiane già presenti nel nostro Paese, ma anche di nuove che potranno nascere dall’incontro pubblico-privato. Le nuove realtà non dovranno necessariamente operare all’interno del Paese ma anche all’estero attraverso partecipazioni, joint venture in progetti di estrazione e raffinazione.
  • Stoccaggio. Alla luce della forte volatilità che caratterizza le dinamiche di prezzo del comparto delle materie prime occorre che il Paese si doti di una struttura di monitoraggio e trading. La mission di tale struttura sarà quella di costruire delle riserve strategiche di metallo da immettere nel mercato nazionale in quei frangenti di forte carenza dell’offerta.

– Leggi anche: Materie prime critiche, cosa può fare l’Ue per ridurre la dipendenza dall’estero. Report Cdp

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