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Azerbaigian

Cosa rischia l’Italia sul gas con la guerra dell’Azerbaigian?

L'operazione militare lanciata dall'Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh fa temere per lo scoppio di una guerra estesa che potrebbe ripercuotersi sulle forniture di gas. Ecco cosa rischia l'Italia.

 

L’Azerbaigian ha lanciato un’operazione militare nel Nagorno-Karabakh, un territorio separatista situato all’interno dei suoi confini ma controllato dall’Armenia, alla quale è legato per ragioni etniche e religiose. Una nuova guerra nel Nagorno-Karabakh potrebbe ripercuotersi anche sulle forniture di energia all’Italia e all’Europa.

L’Azerbaigian è già da molti anni un importantissimo fornitore di petrolio per l’Italia, e più recentemente – da quando si è imposta la necessità di un distacco dai combustibili fossili russi – ha visto crescere la sua rilevanza come esportatore di gas naturale. A marzo dell’anno scorso, l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi aveva discusso telefonicamente con il presidente azero Ilham Aliyev per il “rafforzamento della cooperazione bilaterale, in particolare nel settore energetico”.

QUANTO VALE L’AZERBAIGIAN NELLE IMPORTAZIONI DI PETROLIO E GAS DELL’ITALIA

L’infrastruttura di riferimento per il commercio gasifero tra Italia e Azerbaigian è il gasdotto Trans-Adriatico, o TAP. È entrato in funzione alla fine del 2020 – rifornisce, in piccole parti, anche la Grecia e la Bulgaria – e possiede una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno, eventualmente espandibile fino a 20 miliardi. Il TAP parte dalla Grecia, attraversa l’Albania e sfocia in Puglia; si allaccia alla rete che mette in comunicazione il giacimento azero Shah Deniz con la Turchia.

Nel 2021 l’Azerbaigian è stato il principale fornitore di petrolio greggio dell’Italia, con una quota del 23 per cento, seguito da Libia (19 per cento), Iraq (14 per cento) e Russia (10 per cento). Quanto al gas naturale, nel primo trimestre del 2023 l’Azerbaigian è valso il 14,8 per cento delle importazioni italiane, preceduto dall’Algeria (31,5 per cento) e seguito dalla Russia (8,8 per cento) e dalla Libia (4,2 per cento).

Secondo le previsioni, nel 2023 l’Azerbaigian invierà 12 miliardi di metri cubi di gas all’Europa, contro gli 11,4 miliardi del 2022 e gli 8,1 miliardi del 2021.

IL GIACIMENTO DI SHAH DENIZ E IL GASDOTTO DEL CAUCASO MERIDIONALE

Il giacimento di Shah Deniz, dal quale proviene la maggior parte delle esportazioni di gas azero che circolano nel Corridoio meridionale del gas (di cui il TAP fa parte), si trova nelle acque profonde del mar Caspio, settanta chilometri a sud-est di Baku. Il gas qui estratto passa per il gasdotto del Caucaso meridionale, che non attraversa il territorio del Nagorno-Karabakh, più a sud. Un conflitto esteso e ad elevata intensità tra Azerbaigian e Armenia potrebbe però avere ripercussioni sulle infrastrutture energetiche e sul transito di combustibile.

GLI IMPEGNI CON L’UNIONE EUROPEA

Gli idrocarburi azeri sono fondamentali per il successo dei piani europei di indipendenza energetica dalla Russia nel 2027. Tra Bruxelles e Baku esiste una partnership, anche sull’energia, che è stata potenziata nel luglio dell’anno scorso proprio in un ottica di distacco dal gas russo: le due parti si sono impegnate a raddoppiare la capacità del Corridoio meridionale del gas in modo da portare i flussi verso l’Unione europea ad almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027.

L’affidamento all’Azerbaigian rischia di diventare un problema politico per l’Unione europea nel caso in cui – com’è già successo – le istituzioni europee dovessero condannare il trattamento dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte di Baku. Quando Bruxelles ha inviato una missione civile sul confine azero-armeno, con l’obiettivo di pattugliare la regione ed evitare pericolose escalation, il presidente Aliyev ha criticato le presunte interferenze straniere nelle relazioni tra il suo paese e l’Armenia per il Nagorno-Karabakh.

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